23 minuti fa:Da Sapri a Sibari per andare alla scoperta delle meraviglie della Calabria del nord-est
1 ora fa:Lotta e coraggio: quattro anni fa l'occupazione dell'ospedale Cosentino
13 ore fa:La rossanese Erika Esposito vince 60mila euro ad Affari Tuoi
17 ore fa:Pedro's inserito nella guida "Chef di Pizza Stellato"
15 ore fa:Nos petit Tour, questa settimana alla scoperta di Rocca Imperiale
21 ore fa:Nasce in Calabria il corso di alta formazione in “Marketing per lo Sviluppo Turistico in Ambiente Agricolo e Aree Rurali”
3 ore fa:Libera Cassano ricorda Fazio Cirolla, vittima innocente della ‘ndrangheta.
16 ore fa:Calabria del nord-est ancora senza fibra con il paradosso di Corigliano-Rossano
2 ore fa:Habilitas 2024, otto studenti sudamericani alla scoperta di Corigliano-Rossano
16 ore fa:Al Polo liceale apre la mostra "Sub tutela Dei" dedicata al Beato Livatino

«Nessun ammodernamento: disseminiamo la SS 106 di rotonde» La posizione shock di Pugliese

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – «Se noi vogliamo bene alla Calabria, dobbiamo essere contrari all’ammodernamento della Statale 106. Dobbiamo dire no alla realizzazione a 4 corsie della Sibari-Corigliano-Rossano, della Crotone-Cutro, ecc. ecc. ». Sono le parole di Fabio Pugliese, già presidente di Basta Vittime sulla Statale 106 e autore di “Ecco chi è Stato!” il libro sulle tragedie della Statale 106 edito da “Editoo”, il brand che cura le pubblicazioni di Studio3A-Valore, una importante società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni, anche da incidenti stradali.

Quella di Pugliese non è affatto una provocazione ma una convinzione dirompente, basata su «studi scientifici» e convinzioni personali: «Queste grandi opere – scrive oggi Pugliese - non possono essere assolutamente gestite da una Struttura Territoriale di Anas che in Calabria è inadeguata a gestire persino la realizzazione di una rotonda». E da qui parte la lunga sfilza delle tante, decine di rotonde di cui dovrebbe essere disseminata la “centosei” da Sibari a Crotone e fino a Simeri Crichi; e poi, ancora, da Copanello ad arrivare a Reggio Calabria (di Moschetta di Locri, di Uria, di Cropani- Sersale, di Andali- Marcedusa e Fieri di Belcastro, e quelle nel tratto di Corigliano-Rossano a Santa Lucia e nella Zona Industriale). Una infinità di opere che, ovviamente, non servono all’ammodernamento della strada ma sicuramente non servono nemmeno alla sicurezza. Considerato che i morti su questa famigerata strada c’erano prima, purtroppo, della realizzazione delle rotonde e se ne continuano a contare maledettamente anche dopo che queste sono state realizzate.

Quindi, il problema non sarebbe strutturale. E Pugliese lo dice chiaramente. «Chiudere gli occhi rispetto a queste vicende, decidere di non rimuovere dirigenti inadeguati dell’Anas in Calabria e pensare di far gestire processi delicati a chi ha già dimostrato di non essere all’altezza espone la Calabria ad un rischio enorme: quello che le esigue risorse disponibili, che risultano peraltro inadeguate, possano addirittura essere sprecate. Se ciò accadrà il risultato sarà quello di sempre: i pochi soldi disponibili saranno sciupati senza nemmeno realizzare nulla. Ecco perché occorrono subito tecnici competenti e di valore, capaci e possibilmente liberi da rapporti con la politica. Servono dirigenti all’altezza, senza i quali, non è possibile far nulla ed occorre fare presto!»

A questo punto, però, viene da chiedersi una cosa semplice e fanciullesca: ma prima di questa dirigenza, Anas dov’era? Perché, se l’equazione “bravi dirigenti = buone opere” è la stessa e perdurante nel tempo, non ci risulta che prima dei diversi Caporaso, Canalella, Renda e altri, a capo della struttura regionale delle strade statali, ci siano stati dei draghi. Anzi! Altrimenti non staremmo qui a parlare dell’attuale, di un ammodernamento che doveva essere stato fatto già 20 anni fa. E non staremmo nemmeno qui a piangere le decine di vittime che ogni anno, ogni mese, ogni santo giorno questa maledettissima strada continua a mietere. Perché se l’alta velocità continua ad essere la prima delle cause degli incidenti mortali su tutte le strade d’Italia è anche vero – per gli stessi dati riportati dal presidente Pugliese qualche settimana fa – che qui, su questa maledetta lingua d’asfalto, il dato si moltiplica all’ennesima potenza. Sintomatico che questa strada fa schifo, non è sicura, ha tagliato fuori la Calabria orientale da ogni possibilità di sviluppo. Quindi, non va più bene e va ammodernata ora e subito. Magari anche senza i troppi desiderata ad personam e ad libitum, che si vorrebbero per forza imporre sul tracciato.

Insomma, il problema di Pugliese oggi sembra più politico che non sostanziale. Perché dopo aver sensibilizzato tutti, a desta e a manca, da Renzi a Toninelli passando per Salvini, da Scopelliti a Occhiuto, perorando con ognuno la causa giusta (che doveva essere di tutti e non lo è stata se non a parole) di una nuova Statale 106, l’ex presidente di Basta Vittime si è trovato ad un bivio: continuare ad essere positivo e propositivo spingendo tutti gli attori in campo a trovare una soluzione rapida e immediata contro la “strage 106” oppure fare l’assalto alla baionetta, chiudendosi in una trincea oltranzista e senza dialogo. Ha scelto la seconda strada, nel momento in cui, forse, ci sarebbe da fare fronte comune approfittando delle posizioni trasversali (tutti d’accordo all’unisono sull’utilità, sulla urgenza e sulla possibilità di realizzare una nuova strada) dei sindacati, delle associazioni di categoria, della politica, di destra e di sinistra, del governo centrale e della regione per portare a casa un risultato. Che mai come oggi sembra concreto e realizzabile.

Perché fermare, oggi, un iter progettuale che sicuramente può essere migliorato ed emendato nel solco di quelli che sono i paletti normativi (che non sono certamente di Anas ma del Governo)? Se facciamo nuove rotonde cosa risolveremo? Nulla, sulla strada della morte continueremo a piangere altre vittime; noi cronisti racconteremo ancora tragedie che si sarebbero potute evitare; e Fabio Pugliese continuerà a scrivere libri e a denunciare a reti unificate che le cose non vanno bene.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.