Co-Ro, da dieci giorni in attesa di un ricovero in Chirurgia
L’uomo, una persona di mezza età, rimane adagiato su di una barella nell’astanteria del Pronto soccorso dall’11 dicembre scorso. Riceve assistenza medica ordinaria ma avrebbe bisogno di un intervento specialistico. Nessuno però si fa vivo
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CORIGLIANO-ROSSANO – Continuano a giungere, ormai a cadenza plurima e quotidiana, segnalazioni sui disagi sanitari che si registrano negli ospedali spoke di Corigliano-Rossano. L’apparato medico e dei servizi è sempre più in affanno e si moltiplicano i ritardi, ormai cronici, nei confronti dei malati o di chi, più in generale, chiede assistenza. E questo a causa della carenza di personale, in primis, e nel caso particolare degli ospedali di Co-Ro, per l’assenza di una sana e lineare organizzazione dei reparti.
I casi più eclatanti che stiamo registrando negli ultimi giorni, a parte i drammi che si continuano a perpetuare per l’imperversare del Covid-19 (che è diventata una delle concause anch’esse irrisolte dei drammi della sanità ionica), riguardano i tempi di attesa dei pazienti che accedendo dal Pronto soccorso necessitano di ricovero. Tempi biblici che si dilatano di giorno in giorno.
Nelle settimane scorse si era arrivati ad un’attesa di 4 giorni in Ps. Oggi, invece, quel record è stato “demolito” dalla disavventura di un povero uomo che era arrivato nel reparto di Primo soccorso del “Giannettasio” lo scorso sabato 11 dicembre. Dopo un consulto medico era stato indirizzato verso l’area chirurgica per ulteriori e indispensabili accertamenti. Era necessario il ricovero. Di posti letto, però, nell’unità operativa di Chirurgia nemmeno a parlarne, né a Corigliano-Rossano ed evidentemente nemmeno altrove nell’area dell’Asp di Cosenza.
Inizia così una lunga, lunghissima attesa. All’uomo, quel sabato sera è stata assegnata una barella (nemmeno un letto!) nell’astanteria del Pronto soccorso. E su quella barella rimane adagiato da ben 10 giorni in attesa che qualcuno si desti, che si occupi di lui, che gli trovi un posto in reparto con la speranza di poter risolvere il suo problema. Un diritto, insomma, che gli è negato dall’11 dicembre scorso.
E intanto l’esasperazione avanza, la barba cresce, i disagi fisici e psicologici aumentano e sfociano in un senso di frustrazione per un apparato pubblico che continua ad abbandonare i suoi cittadini.