Sanità calabrese, in 11 anni di Commissariamento (dello Stato) prodotto un debito di 1.8 miliardi netti. Adesso chi paga?
Nel 2011, quando venne approvato il Piano di Rientro, la Regione aveva un passivo di 219 milioni di euro. A distanza di un decennio quel debito è decuplicato: gli ospedali restano chiusi e i servizi sono da terzo mondo
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CORIGLIANO-ROSSANO – Per rendersi conto di come è ridotta la sanità calabrese basta percorrere gli 81km di strada che “mettono in connessione” (si fa per dire, in quasi due ore!) gli ex ospedali “Cosentino” di Cariati e “Chidichimo” di Trebisacce, passando per i due ospedali (disastrati) spoke di Corigliano-Rossano, per il costruendo ospedale (da 10 anni) di Insiti e lo pseudo ospedale (abortito sul nascere) di Cassano Jonio.
Sta tutto qui il disastro della sanità calabrese: un soufflé pasticciato con tantissima disorganizzazione, sprechi a go-go e una disorganizzazione violenta. Risultato: i cittadini calabresi e della Sibaritide-Pollino continuano a pagare le tasse per la sanità (tra le più alte d’Europa) in cambio di… niente.
È così a queste latitudini ed in qualsiasi altro anfratto della bella Calabria. Con un’aggravante: nella Sibaritide-Pollino non c’è null’altro che la sanità pubblica e le sirene della sanità lucana che vive grazie proprio alla migrazione sanitaria prodotta dal territorio calabrese di confine che ormai si rivolge ai nosocomi della Basilicata (Policoro e Lagonegro in primis) anche per curarsi un’unghia incarnita.
Le domande dei calabresi
Ora la domanda che i cittadini si fanno alla luce di questa apocalisse imperante di disservizi, privazioni, scippi e sconsiderate scelte: perché dobbiamo continuare a pagare le tasse se anche per una visita diabetologia (è successo davvero!) bisogna emigrare a Potenza? Una domanda retorica che però merita una risposta di senso e coscienza. Con delle premesse.
La Calabria, oggi, ha un debito di 2 miliardi di euro maturato in appena 10 anni. A fronte di questa spesa avremmo dovuto avere non solo tutti gli ospedali operativi ed efficienti ma anche ricoperti d’oro e a pieno regime d’organico. Invece, gli ospedali sono chiusi, quelli funzionanti sono in continuo affanno e senza personale. C’è qualcosa che non va.
Evidentemente qualcuno ha attinto da questo pozzo di San Patrizio a piene mani e al buio, dal momento che ad oggi ci sono centinaia di fornitori che bussano alle porte delle tesorerie delle Aziende sanitarie e senza riscontro. La magistratura sta lavorando tanto e bene e i vari scandali emersi negli ultimi mesi ci hanno detto come questi soldi siano spariti nel nulla tra brogli, camouflage e fatture raddoppiate.
L’obolo ingiusto e ingiustificato per una sanità che non esiste
Ma questo ai cittadini non basta, perché quando vanno a pagare il loro obolo alla Regione per i servizi sanitari gli utenti si pongono anche un’altra domanda: ma quando lo Stato si è accorto che in Calabria c’era un buco nero nei conti della sanità ha mandato un Commissario, e questi commissari cosa hanno fatto? La risposta è chiara e sincera: quel buco lo hanno aumentato a dismisura.
In dieci anni, appunto, quel debito che nel 2010, quando venne approvato il primo Piano di Rientro e di conseguenza vennero soppressi gli ospedali, vennero posate le prime pietre di ospedali che ancora attendono di essere realizzati e messo a soqquadro il piano dei servizi, il debito sanitario calabrese era di 219 milioni di euro. Allora sicuramente le cose funzionavano di più e meglio di come funzionano ora. Oggi quel debito, a fronte di prestazioni inesistenti, è arrivato – dicevamo – a 2 miliardi di euro.
Di chi sono le colpe? Certamente lo Stato, che in questi anni ha commissariato una materia come la sanità demanda alla esclusiva competenza delle Regioni dal Titolo V della Costituzione, ha fatto peggio di tutti. E lo stesso Stato – che in questo caso fa da cane e da lupo - oggi ci dice che se vogliamo archiviare la fase commissariale per prima cosa dobbiamo (ovviamente) ripianare il debito.
Quindi dobbiamo continuare a pagare e tanto. E perché dobbiamo pagare un debito che – di fatto – ha prodotto lo stesso Stato? Non sarebbe meglio che il Governo appianasse il deficit e restituiste l’amministrazione della sanità alla Regione? Una mossa che, tra l’altro, metterebbe con le spalle al muro anche i nostri politici regionali, che con la Sanità si sono riempiti la bocca in questi anni ma senza poter fare concretamente nulla. Solo archiviando la fase commissariale le promesse avranno un volto e una responsabilità. E non ci saranno più alibi, per nessuno.