Guardie mediche nuovamente nel caos: ora nelle periferie chiudono anche gli ambulatori pubblici
Il caso di Longobucco che è ripiombata nuovamente nell'abisso dei disagi. E oggi c'è chi pensa di trasferire la propria residenza al Nord Italia: «Almeno lì ci cureranno e ci tratteranno meglio»
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LONGOBUCCO – Guardie mediche, siamo punto e a capo. Anzi peggio. Dopo i disagi immensi che si erano venuti a creare nella primavera scorsa in tutti i territori interni e periferici dello Jonio, a causa della improvvisa e ingiustificata chiusura dei centri di assistenza sanitaria locali, e dopo la campagna estiva di promesse per la loro riapertura (fatta passare quasi come un piacere), oggi tutto sembra essere nuovamente ripiombato nell’oblio.
Ci sono intere aree della Sila Greca che da settimane, infatti, non hanno più l’assistenza medica notturna e adesso anche gli ambulatori specialistici pare abbiano gravi problemi d’organico che nessuno riesce a rimpinguare.
«Nonostante tutto il nostro impegno e la nostra determinazione, dopo un breve e forzato ripristino della Guardia medica di Longobucco, siamo ritornati al punto di partenza, anzi con ulteriori disagi per la popolazione: il poliambulatorio di via San Giuseppe in Longobucco verrà privato del servizio di cardiologia e probabilmente fra non molto anche di quello di geriatria, insieme a quello di diabetologia. Fra questi ricordiamo anche quello di ortopedia sospeso da già un anno e mai più ripristinato».
Sono le parole del segretario territoriale della Cgil di Longobucco, Tonino Baratta, che denuncia la drammatica situazione in cui in questo momento il servizio sanitario territoriale del vastissimo entroterra ionico.
«Abbiamo chiesto più volte un incontro con il responsabile dell'Asp di Corigliano-Rossano – aggiunge ancora baratta - per fare il punto sulla situazione così da cercare di risolvere la questione ma, sebbene vi sia stata disponibilità a parlarne, non è stato risolto nessun problema».
Ed è proprio questa condizione di disinteresse totale da parte della struttura aziendale sanitaria, ancor più che i disagi per i disservizi, che indispettisce i cittadini. Perché chi dovrebbe assumere delle decisioni sembra non avere possibilità né soluzioni tantomeno inventiva per portare a soluzione un problema. Che è grave, impellente e di primaria importanza.
Che si pagano a fare i manager se poi non sanno trovare soluzioni adeguate? È una regola aurea per ogni azienda: un dirigente deve portare profitto. E nel caso della sanità il profitto sono più servizi per consentire che i soldi pubblici calabresi non emigrino altrove.
Così si innesca malumore tra la gente, il disinteresse verso il bene comune. Ed è da qui che nascono nuove eclatanti proteste. Come quella che sta prendendo piede proprio tra i longobucchesi che in questi giorni stanno meditando di chiedere il trasferimento in massa della residenza in un comune del Nord Italia.
«Probabilmente – chiude laconico e malinconico Baratta - lì ci tratteranno meglio».