La quaresima della Rianimazione: dopo 40 giorni dalla visita di La Regina non è cambiato nulla
I rianimatori/anestesisti sono sempre gli stessi (anzi in numero inferiore rispetto al mese scorso), le nuove assunzioni sono rimaste solo in predicato e di riorganizzazione degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano non se ne parla
CORIGLIANO-ROSSANO - Sono trascorsi 40 giorni da quella visita, carica di determinazione e tanti buoni propositi, che il management dell'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, con in testa il commissario La Regina, fece all'ospedale "Giannettasio" di Corigliano-Rossano. Era il momento di una delle crisi più nere per lo spoke cittadino che, dopo la chiusura del reparto di Rianimazione (causa la mancanza di medici), era stato declassato - di fatto - ad ospedale di base.
Non si è ancora capito se si trattò di un ammutinamento o di una contingenza "fortuita" ma di quei pochi medici che già erano assegnati all'unità operativa di Anestesia e Rianimazione - tra congedi per malattia - ne rimasero in servizio appena 4. Troppo pochi per tenere in vita un reparto così complesso, all'interno di una struttura che in quel momento, tra l'altro, ospitava anche una terapia intensiva Covid.
Arrivò il commissario La Regina con il suo carico di buone intenzioni e di sacrosanta incazzatura per mettere tutte le cose nel loro ordine. Lo fece con determinazione, tant'è che il reparto riaprì dopo 48 ore. Ma lo fece anche sulla scorta di alcuni impegni. Uno su tutti: quello di reperire nuovo personale medico da impiegare all'interno del reparto di Anestesia e Rianimazione dello spoke. Di quel patto stretto con i medici, però, sono rimaste sono i buoni propositi. E forse nemmeno quelli.
Pare, infatti, che nel corso della riunione che il management aziendale ebbe con il personale dello spoke di Corigliano-Rossano, evidenziò come la priorità fosse reperire nuovi medici. Difficili da trovare in un periodo in cui tutte le aziende sanitarie e ospedaliere d'Italia e d'Europa erano alla ricerca di nuove figure mediche e paramediche. "Il problema non sono i soldi" - avrebbe detto in quella circostanza qualcuno della direzione dell'Asp di Cosenza. Il problema era ed è trovare professionisti: "Se voi conoscete colleghi rianimatori/anestesisti disposti a lavorare, che si facciano avanti". Perché in emergenza - si sa - ogni procedura va in deroga.
E così fu. Dal momento che, di buona lena, i rianimatori del "Giannettasio" si misero subito a contattare colleghi disponibili e volenterosi... e magari pure bravi, ancora liberi. Li trovarono. Per l'esattezza ne trovarono 3 pronti a subentrare e tamponare la carenza di personale. Fecero subito istanza all'Asp di Cosenza dichiarando la loro disponibilità. A quella "messa a disposizione", però, non arrivò nessun feedback.
E oggi di medici in servizio ne sono rimasti (tra Corigliano e Rossano) soltanto 9 (uno nel frattempo è andato in quiescenza). Un altro lavora a prestazioni e altri due, con eguale contratto, hanno finito. Questo significa che ad un rianimatore/anestesista non potrà venire nemmeno un raffredore perché altrimenti si rischia la paralisi dell'intero apparato sanitario dello Jonio. Delle ferie, invece, nemmeno a parlarne. Ma oltre al danno anche la beffa, perché anche gli straordinari che in questi giorni si stanno facendo in una delle unità operative più sensibili dell'ospedale, potrebbero essere pagati a "babbo morto"; dal momento che non esiste alcun impegno di spesa per queste spettanze.
Non si assumono medici. Perché? Forse si sta mettendo mani alla riorganizzazione dei due presidi? Nemmeno a parlarne! Il "Giannettasio" e il "Compagna" sono destinati a vivere così, alla giornata, ancora a lungo. Almeno fino a quando non sarà realizzato il nuovo ospedale. Anche perché - per come continua a sussurrare qualcuno a voce bassa - l'unica soluzione per tamponare una situazione drammaticamente deficitaria di personale e, quindi, di servizi, sarebbe addirittura quella di chiudere uno dei due presidi e impiantare tutto in un unico ospedale.