«Battisti? Un detenuto privilegiato». Lo sfogo da dentro al carcere
«Nella casa circondariale di Corigliano-Rossano ci sono da tempo due detenuti psichiatrici, aggressivi e violenti che avrebbero bisogno di essere trasferiti in strutture specializzate. E invece rimangono qui creando tensioni tra altri carcerati e tra il personale della penitenziaria»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Ci riferiscono i colleghi del carcere di Rossano che da mesi ci sono due detenuti con problemi psichiatrici che dovrebbero essere trasferiti in un altro carcere, ma nonostante il provvedimento continuano a rimanere nel carcere rossanese, nella sezione isolamento. Forse perché non si chiamano Cesare Battisti?».
È quanto denuncia Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria) che così continua: «Uno di loro ha aggredito più volte alcuni agenti ed ispettori della polizia penitenziaria, come abbiamo più volte denunciato. Tra l’altro, riferiscono sempre i colleghi, lo psichiatra non è neanche presente tutti i giorni. Quindi, deve gestirli prevalentemente la polizia penitenziaria, come avviene ormai in quasi tutti gli istituti italiani, con i detenuti con problemi psichiatrici, i quali dovrebbero essere gestiti in strutture sanitarie adeguatamente attrezzate e con personale medico e paramedico».
«Di questi, però, - aggiunge - nessuno si preoccupa, così come nessuno si preoccupa del personale che quotidianamente viene aggredito. L’avvocato di Battisti dice che la strada per arrivare in Italia a una vera democrazia è ancora lunga, perché è stata data la notizia del trasferimento di Battisti, noi diciamo che è ancora lunga perché non c’è rispetto per tutti, ma solo per i più noti che godono delle attenzioni dei politici loro amici e possono permettersi buoni avvocati».
«Perché c’è più rispetto per chi delinque che per i famigliari delle vittime. Di questo dovrebbe indignarsi l’avvocato. I politici che sono andati al carcere di Rossano si sono preoccupati solo di Battisti, non degli altri problemi. È di questo che ci indigniamo noi» conclude.
(fonte foto lettoquotidiano)