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Nessuno lo dice, la politica si nasconde ma bisogna trovare il coraggio di riorganizzare lo spoke di Co-Ro - VIDEO

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CORIGLIANO-ROSSANO – Da ieri il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale spoke di Corigliano-Rossano ha riaperto, eliminando quella che per oltre una settimana è stata una condizione di grande imbarazzo per tutti. Venerdì sia il commissario che il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza sono piombati al “Giannettasio” per sciogliere le trame di una matassa ingarbugliatissima e che, ancora una volta, trova i suoi nodi cruciali nell’organizzazione ospedaliera. O forse, sarebbe meglio dire nella disorganizzazione ospedaliere.

Una disorganizzazione violenta, come la ebbe a definire il parlamentare Ciccio Sapia. Tanto è che sia La Regina che Rizzo, rispettivamente commissario e diesse dell’azienda sanitaria bruzia, non hanno fatto altro che imporre il loro ruolo manageriale. Infatti, l’unità operativa ha riaperto i battenti con lo stesso numero di medici con i quali una settimana prima il reparto era stato chiuso.

Le assunzioni ci saranno (forse) nelle prossime settimane ma per il momento si va avanti con lo stesso organico di sempre. Come è possibile allora aver risolto in una mattinata? Da un lato c’è da dire che alcuni dei medici in concedo per malattia sono rientrati, dall’altro però il management aziendale non ha fatto altro che mettere ordine nel caos, rimodulando i turni degli anestesisti/rianimatori operativi nei presidi “Compagna” di Corigliano e “Giannettasio” di Rossano.

Praticamente hanno messo mano all’organizzazione.

Dare una spallata forte alla “disorganizzazione violenta”

E allora viene da chiedersi se forse non sia giunto il momento di dare una spallata forte alla disorganizzazione violenta dello spoke ionico, sedersi a tavolino con carte alla mano e riorganizzare i due presidi ospedalieri dandogli una conformazione più operativa, efficace ed efficiente. In poche parole per riorganizzare l’ospedale unico in area medica nello stabilimento coriglianese e l’area chirurgica in quello rossanese. Senza più inutili reparti o servizi fotocopia che, in ossequio al protocollo del politicamente corretto in salsa normanno-bizantina, negli ultimi 10 anni hanno solo creato un mostro bicefalo.

Guai a parlare di nefrologia a Corigliano per non offendere i rossanesi; guai a parlare di punto nascita a Rossano per l’esatta ragione opposta!

Questi sono solo due dei grandissimi paradossi che fino ad ora hanno concretamente logorato i rapporti tra le due comunità e i servizi per l’utenza. Mentre la politica sta zitta e muta e quando parla, in alcuni casi, lo fa solo per approfittarne e scaricare patate bollenti sull’avversario di turno. Anche se quell’avversario gli è stato amico fino a ieri e magari – insieme – quello stesso problema avrebbero potuto prenderlo di petto e risolverlo. Scongiurando gravissimi disagi ai cittadini.

Ma questi sono i nostri peccati originali, difficili da estinguere. Perché congeniti.

Se Maometto non va alla montagna…

A dire il vero ci rincuorano le parole di La Regina e di Rizzo. Già, perché se Maometto non va alla montagna… saranno i vertici aziendali a riorganizzare il tutto, sostituendosi ad un management ospedaliero che fattivamente non esiste.

«La riorganizzazione dello spoke è un tema importantissimo» ha detto ai nostri microfoni il commissario La Regina venerdì scorso. Anzi, ha aggiunto che «questo è il tema», la madre di tutte le battaglie. «C’è bisogno della collaborazione di tutti e – ha precisato – dobbiamo capire cosa farà il presidio di Corigliano e cosa farà il presidio di Rossano con un grande spirto – lo ha scandito negli occhi e nei gesti – di collaborazione».

A La Regina ha fatto eco Rizzo che proprio nell’ottica di questa riorganizzazione «programmeremo il futuro».

Aspettando il nuovo ospedale della Sibaritide

Programmare il futuro partendo dal contingente. Perché c’è da organizzare ancora la rete di emergenza e accettazione, con due pronto soccorso sempre in affanno; c’è da organizzare la stroke unit per aggredire le patologie “folgoranti”; c’è da ragionare sulla terapia intensiva coronarica che è necessaria come l’aria in un territorio con un’utenza immensa; c’è da riorganizzare e dare più valore a tutta la complessa rete della medicina generale che, se messa nelle ottimali condizioni di operare, potrebbe dare risposte anche alla medicina territoriale, martoriata e penalizzata.

Insomma, se solo si avesse il coraggio di mettere da parte i campanili, anche in questo caso, si potrebbero erogare servizi sicuramente più efficienti, evitando situazioni imbarazzanti come la “chiusura” del Reparto di Rianimazione.

Anche perché se è vero che la realizzazione del nuovo ospedale della Sibaritide sta procedendo – ora più mai – spedica come un treno, è anche vero che prima di avere operativo il nuovo grande nosocomio ci vorranno almeno 5 anni (nella più rosea delle aspettative). Fino ad allora che faremo? Continueremo con questo lento e fastidiosissimo stillicidio di disservizi sanitari?  

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.