È una festa del lavoro imbarazzante: ospedali pieni e non si assumono medici!
Una riflessione, una delle tante e condivisibili prospettive dalle quali si può guardare oggi la questione lavoro in Calabria: in sanità servono professionalità, i soldi ci sono ma nessuno assume
CORIGLIANO-ROSSANO – In questa festa del lavoro anomala, la seconda trascorsa in tempo di Covid-19, insieme alle cerimonie e alle celebrazioni di una giornata importante, una giornata del popolo, è giusto fermarsi a fare delle considerazioni. E farle proprio oggi. Su quello che si potrebbe fare, con cognizione e possibilità, e che invece non si fa.
Lo spunto ce lo dà il segretario provinciale dell’Ugl Catanzaro, Pierpaolo Pisano. Che da un’immagine di questa festa del lavoro 2021 cruda, definendola addirittura «imbarazzante» se si vede lo stato di salute della sanità calabrese, in un’istantanea attuale.
Cosa c’entra la sanità nel giorno della festa del lavoro? La risposta è semplice ma affatto scontata. Mentre ancora oggi gli ospedali della Calabria continuano ad essere affollati di persone che stanno combattendo la loro personale lotta contro il Covid-19 mentre fuori ci sono centinaia di medici, infermieri, operatori sanitari che attendono di poter entrare in quegli ospedali. Non solo per combattere il Covid, ma per dare una prospettiva al diritto alla salute pubblica in una regione che nonostante decreti, provvedimenti e commissari continua ad essere martoriata dai disservizi. E la gente continua a morire.
Ci sono nelle casse dello Stato, destinati al comparto sanitario calabrese, 12 milioni di euro da spendere nel 2021 per assumere e riempire gli ospedali, le guardie mediche, i pronto soccorso e le ambulanze del 118 di operatori sanitari.
Quei soldi non si riescono a spendere. O comunque, al momento se ne è spesa solo una minima parte con contratti a tre mesi, giusto il tempo di fronteggiare il coronavirus.
Non sapendo, però, che quei soldi non servono per il “Covid” ma servono per tappare le grandi falle di un sistema di assistenza sanitaria che è disastrato da anni, molto prima dell’avvento della Sars-Cov-2 che di fatto ha solo dato la spinta per precipitare nel dirupo.
Ora che in quel burrone ci siamo finiti (perché ci siamo finiti interi altrimenti non si sarebbero dovuti riconvertire interi reparti per curare i pazienti da coronavirus) e che la fortuna è essere rimasti vivi, anche se un po’ moribondi, dobbiamo trovare la soluzione per uscirne.
La prima cosa da fare è fare contratti di lavoro, assumere, chiamare professionisti a prestare il loro servizio oggi e a tempo indeterminato. Così che si possano fornire più servizi all’ammalato e si possa porre rimedio a quell’atrocità che è stata chiudere alcuni ospedali.
Non ce lo dicono ma la principale causa, ostativa, alla riattivazione di alcuni presidi come quello di Cariati ma vale anche per Trebisacce e Praia a Mare, è che non hanno medici e infermieri. Però ci sono i soldi per assumerli.
Qual è, allora, la cosa che non sappiamo? Buona festa del lavoro... imbarazzante