Al "Giannettasio" non ci sono più rianimatori: reparto verso la chiusura
All'appello mancherebbero ben 7 medici. A rischio la sussistenza stessa del Polo Covid. E la domanda che ormai tutti si fanno è: dov'è finito il personale assunto dall'Asp per far fronte all'emergenza?
CORIGLIANO-ROSSANO - La sanità ionica sempre più un campo minato: ogni passo compiuto verso il nulla è un passo che potrebbe essere esplosivo ed irrimediabile. Da anni ormai - e in questi ultimi mesi particolarmente - ogni giorno si registrano defezioni, ogni giorno si palesano paradossi, ogni c'è emerge un problema allarmante. Come quello della carenza di medici e personale.
La tegola, questa volta, cade sul reparto di Rianimazione del "Giannettasio". Una unità operativa che lavora instancabilmente, h24 e sempre affrontando condizioni critiche. Bene, questo reparto, ha bloccato i ricoveri e fra poche ore - per detta degli stessi suoi operatori - si avvia verso la chiusura. Perché non ci sono medici e quei pochi che ci sono devono divincolarsi tra il lavoro ordinario, dettato dagli interventi in urgenza e quelli programmati (che spesso saltano per ovvi motivi), ed il lavoro straordinario sul quale, da qualche settimana, gravano anche le degenze intensive Covid-19.
Questo significa che, nel caso in cui dovesse giungere in presidio un malato grave che richiede cure intensive, rischia di trovarsi sbattuto a kilometri lontano da casa perché la sanità di prossimità non riesce a garantire i servizi.
E la questione appare tutta, nella sua cruda realtà: non è stato fatto nulla (o forse è stato fatto pochissimo) per implementare l'organico di nuove risorse umane, che già erano poche in tempo di "emergenza ordinaria", quella che il territorio della Sibaritide vive da circa un decennio, e che la pandemia non ha fatto altro che aggravare nella sua dramaticità.
E tutto questo nonostante i vertici aziendali siano stati attenzionati più volte sulla carenza di rianimatori e sul rischio correlato per i pazienti del "Giannettasio". Non c'è stata alcuna risposta, tantomeno ci sono state azioni che potessero avviarsi verso una soluzione idonea. Non sono stati banditi concorsi, non sono stati pubblicati avvisi, tantomeno sono state utilizzate altre graduatorie per procedere alla copertura di personale medico rianimatore e di anestesia. Non lo è stato fatto prima, non lo è stato fatto ora per fronte alla pandemia da coronavirus.
Andiamo ai numeri che sono quelli che restituiscono l'immagine fedele della condizione attuale. L'unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione del "Giannettasio" dovrebbe avere in organico ben 10 medici rianimatori e anestesisti. Da quattro anni, circa, ne ha operativi solo 6 (oltre al direttore uoc). In questo momento, di questi 6 ne lavorano 3 spalmati nel turno giornaliero e che devono assicurare copertura sia per gli interventi e post- interventi programati, sia per gli interventi e post- interventi in urgenza, sia per il monitoraggio delle degenze acute da Covid.
Una situazione che - come immaginabile - è difficilissa, quasi impossibile da gestire, proprio per la carenza di medici. Ecco perché il reparto di Anestesia e Rianimazione oggi è a rischio chiusura.
E quello che il personale lamenta, ancora una volta, è l'assenza di strategie sia a livello aziendale che ospedaliero. Mentre in tanti si chiedono che fine abbiano fatto i medici e più in generale il personale assunto per far fronte all'emergenza pandemica. Atteso che, tutta la rete ospedaliera provinciale è deficitaria di personale sanitario e per far fronte a questa carenza atavica (non emergenziale) il Governo nazionale, attraverso il Decreto Calabria bis, ha messo a disposizione soldi freschi da spendere proprio per le assunzioni. Ma i soldi non si spendono o se si spendono, almeno qui, non se ne vedono gli effetti.