"Sei riflessioni" in un periodo imperversato da guai e indifferenza
Una panoramica a tutto tondo di Amerigo Minnicelli che chiama in causa la politica e alla responsabilità gli amministratori della cosa pubblica
CORIGLIANO-ROSSANO - A partire dall'ultimo atto incendiario che ha visto coinvolto un esponente politico locale per finire al passato remoto (ma sempre attualissimo) della soppressione dell'ormai ex tribunale di Rossano, passando per quel passaggio fondamentale e strategico che è la fusione, si pongono sul piatto sei riflessioni. Le fa Amerigo Minnicelli, avvocato, opinionista, promotore di quel grande, ambizioso e visionario progetto - poi realizzato - che è stata la nascita di Corigliano-Rossano. Riflessioni crude, sintetiche e "papali", forse anche troppo severe e bacchettone... ma vere.
La prima. «Mi associo - dice - al raccapriccio per la notizia del brutale ma assai ricorrente rituale delinquenziale di bruciare qualcosa che appartiene ad una vittima designata: in questo caso il collega Osvaldo Romanelli. A lui dirigo, in segno di solidarietà, la mia assoluta indignazione e quella dei tanti cittadini che conosco e che vivono in questa Città purtroppo sottostimata nelle sue legittime aspirazioni, dai suoi stessi Amministratori».
La seconda. «È incredibile che si sopporti con indifferenza questo (come altri) gravissimi e ricorrenti fatti (anche di sangue) di stampo mafioso, senza adeguate risposte e analisi e senza contare che ciò avviene nel territorio del secondo Collegio Senatoriale e nel quinto Collegio Camerale della Regione».
La terza. «Non dimenticheremo, inoltre, che un cricca di manigoldi vestiti da politici, in un triste giorno d'agosto, quando solitamente sono in servizio solo i ladri d'appartamento, ha tolto il Tribunale a questo stesso territorio consegnandolo di fatto alla mafia e alla disperazione degli "utenti", per accorparlo in un altrove ridossato autostradale di cui nessuno sente mai parlare, come piace alla mafia».
La quarta. «Tuttora quel Presidio non torna indietro per la resistenza tenace di una specie di ex sodali tipo quelli descritti e individuati dal dottor Palamara nel suo ormai famoso "Codice" anche se non c'è giornale o talk che ne voglia parlare fino in fondo».
La quinta. «Qui, comunque, da buoni mafiosi, tutti tacciono e c'è solo "ù virùs" che imperversa sulle rovine della sanità calabrese così come sui muri di cinta del nuovo Ospedale ... la cui costruzione, ad Insiti, fu varata nell'anno 2006 come ultimo atto testamentario di un'Azienda Sanitaria maggiore e più vasta di tutte le altre e, a dire di molti, anche la più efficiente della Provincia di Cosenza».
La sesta. «Cosa aspetta, ci chiediamo, il Presidente dell'Assemblea dei Comuni della Provincia che è anche il nostro Sindaco a convocarsi d'urgenza con un adeguato ordine del giorno?»
E come direbbe quel noto giornalista: "a voi incazzati, commenti e deduzioni".