Tribunale Sibaritide: «la questione è tutt’altro che chiusa». C’è la proposta di legge
La deputata Scutellà dai microfoni dell’Eco in Diretta fa luce nelle polemiche e chiarisce la sequenza temporale di una vicenda che ha visto «un impegno vero e non solo atti formali»
CORIGLIANO-ROSSANO – Considerate le dinamiche politiche in continua evoluzione attorno alle sorti del governo nazionale, probabilmente sarà tutto da rifare. Quantomeno, però, per ritornare a sperare che il territorio della Sibaritide possa avere un proprio presidio di giustizia, pare che oggi ci siano le condizioni. Non solo quelle territoriali e sociali (che ci sono sempre state anche quando si attuò la malsana Riforma della geografia giudiziaria che soppresse il tribunale di Rossano) ma anche quelle di natura prettamente giuridica e legislativa.
È quanto abbiamo appreso ieri sera nel corso della 18esima puntata dell’Eco in Diretta, il talk dell’Eco dello Jonio che settimanalmente racconta le dinamiche politiche e sociali d’attualità del territorio ionico e del Pollino (riguarda qui la puntata), dalla vivavoce di Elisa Scutellà. La parlamentare del Movimento 5 Stelle, con non poca “cazzimma”, ha cercato di fare chiarezza attorno alle polemiche degli ultimi giorni. Dopo che era venuta fuori la risposta del ministro alla Giustizia (sarà ex?), Alfonso Bonafede, ad un’interrogazione della stessa deputata Scutellà riguardo proprio alla richiesta di rivedere i criteri territoriali e di necessità sociale per restituire al territorio ionico della Calabria del nord est un presidio giudiziario.
Il guardasigilli, nella sua risposta, aveva messo in evidenza come per aprire un tribunale sarebbe servita una nuova Legge e che comunque, in questo momento l’unica speranza per Corigliano-Rossano ed il suo vasto comprensorio per vedersi riconosciuto il diritto alla giustizia sarebbe stata l’apertura di un “ufficio di prossimità” (leggi anche Corigliano-Rossano, Bonafede gela ogni speranza sulla riapertura del tribunale cittadino).
Una magrissima consolazione, soprattutto per quanti in questa battaglia, da 10 anni ormai, si spendono e si sono impegnati per capire le ragioni di un diritto negato.
«Facciamo ordine nella polemica»
La Scutellà, però, ha cercato di chiarire la vicenda. «Facciamo ordine nelle polemiche» ha detto. «È vero – ha aggiunto la portavoce del Movimento 5 Stelle - ho fatto un’interrogazione al Ministro, è vero anche che la risposta del Ministro è stata pubblicata con sei mesi di ritardo». Però?! C’è un “però” che farebbe la differenza. «Dal momento che – precisa la Scutellà – per me l’impegno per un Tribunale su questo territorio è un impegno vero e non solo un atto formale da fare per la carica istituzionale che rivesto, la vicenda l’ho sempre seguita con persistenza ed attentamente». Ecco perché se è vero che la risposta di Bonafede alla interrogazione della deputata grillina è arrivata solo a gennaio 2021, dopo che era stata discussa in aula il 17 giugno 2020, è altrettanto vero che «noi – precisa e svela la deputata – sapevamo già qual era l’esito dell’interrogazione e pertanto ci siamo messi subito a lavoro».
Lavoro che avrebbe prodotto proprio una proposta di legge «che però – questo il j’accuse della Scutellà – nessuno ha menzionato mettendo in piedi una polemica che al momento non ha alcuna ragione d’esistere». E in realtà, la proposta di legge c’è, esiste ed è stata pubblicata lo scorso 22 dicembre 2020. E la Scutellà la mostra con orgoglio a favore di telecamera (la proposta di legge è consultabile sul portale della Camera dei Deputati clicca qui).
Quindi, questa la sequenza temporale dei fatti: interrogazione (giugno 2020), risposta informale del Guardasigilli (giugno 2020), redazione della proposta di legge e pubblicazione (dicembre 2020), pubblicazione della risposta di Bonafede all’interrogazione parlamentare (gennaio 2021). «Non abbiamo preso in giro nessuno, non abbiamo perso tempo. Anzi, li abbiamo anticipati!» questo è quello che ha detto la Scutellà.
Insomma, altro che “pietra tombale”. Stando alle ricostruzioni della portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera, la questione sarebbe tutt’altro che chiusa. Certo, non è una legge ma solo una proposta. Ed è da qui che d’ora in poi bisognerà partire. Sempre che la politica nazionale abbia davvero intenzione di riaprire o aprire ex novo un presidio di giustizia nella Sibaritide ed in tutti quei territori che sono stati privati del diritto fondamentale alla giustizia.
La proposta normativa porta la firma, insieme a quella di Elisa Scutellà (primo firmatario), anche delle deputate calabresi Enza Bruno Bossio (anch’essa di Maggioranza) e di Wanda Ferro (opposizione) e delega il Governo alla riorganizzazione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari.
Ecco cosa prevede la proposta di legge sulla riorganizzazione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari
Tra gli impegni demandati al governo, all’interno della Pdl c’è quello di valutare la riorganizzazione degli uffici giudiziari di primo grado prendendo in considerazione la specificità territoriale del bacino di utenza, le caratteristiche geomorfologiche del territorio e la sua estensione, la distanza e il tempo di percorrenza tra il tribunale accorpato e quello accorpante, considerando la carenza di collegamenti stradali e ferroviari, la situazione infrastrutturale e la vetustà della rete viaria all’interno delle circoscrizioni di riferimento.
E poi, ancora, di assicurare che tra i tribunali soppressi oggetto di rivalutazione siano preferiti quelli situati in comuni con un’alta densità abitativa, garantendo la presenza di un presidio di giustizia nel territorio dell’ente locale stesso; ridefinire l’assetto territoriale tenendo conto della presenza di istituti penitenziari di alta sicurezza e del numero di detenuti ospitati nel circondario interessato; nei contesti provinciali particolar- mente estesi e maggiormente colpiti da emergenze di carattere criminale, anche al fine di assicurare la presenza dello Stato nel territorio tramite presìdi di giustizia, valutare, in luogo della riattivazione di sedi di tribunali soppresse, l’opportunità di riattivare una o più sezioni distaccate tra quelle soppresse, tenendo conto, nella selezione delle stesse, dei criteri di collocazione geografica rispetto alle aree di utenza che devono essere coperte anche in relazione alla popolazione complessiva.
Insomma, una proposta di legge che sembrerebbe essere stata scritta su misura per Corigliano-Rossano ed il territorio della Sibaritide che ha tempi di percorrenza geologici per raggiungere il presidio di riferimento di Castrovillari, che è stata interessata dalla fusione di due comuni e dalla nascita di una città che è la terza della Calabria per numero di abitanti, che è al centro di dinamiche criminali rilevanti.