Mormanno, emergenza Covid: la task force e l'ospedale pronto ma ancora chiuso
L'appello del sindaco: «Abbiamo un ospedale pronto, ma non viene utilizzato».
La comunità di Mormanno conta un nuovo decesso per Covid-19. La persona in questione era ricoverata all’ospedale Annunziata di Cosenza dove ha perso la vita e fa salire a tre i decessi nella cittadina. Una guerra combattuta a mani nude quella contro il virus per il piccolo comune del Pollino che è stato il primo ad istituire una task force di volontari in grado di sostenere i cittadini e bypassare i tempi dell’Asp.
LA TASK FORCE
A Mormanno una squadra di volontari, tra medici e infermieri, somministra test rapidi ai cittadini che avvertono sintomi e individuano l’eventuale positività ai tamponi. Sono stati 100 i primi test che il Comune ha acquistato per fronteggiare l’emergenza, fino a quando non è stata avviata una raccolta fondi che, ad oggi, ha superato i 4000 euro e che ha unito la comunità sotto il segno della speranza.
«Non possiamo permetterci di abbassare la guardia – dicono il sindaco, Giuseppe Regina e il suo vice, Paolo Pappaterra – dobbiamo lottare fino all’ultimo per uscire da questo incubo».
L'OSPEDALE PRONTO MA VUOTO
Mormanno, però, in questi giorni sta urlando l’appello di riaprire il proprio ospedale. La struttura, infatti, è stata da poco riammodernata grazie ai fondi stanziati a seguito del terremoto che, nel 2012, aveva segnato fortemente il territorio e l’anima della gente. Efficiente dal punto di vista sismico ed energetico, il presidio conta circa 60 posti di rsa medica e non, in grado di poter essere impegnati in diverse funzionalità.
«Ci voleva il Covid, forse, per riscoprire l’importanza della sanità territoriale – ha dichiarato Paolo Pappaterra – Perché non tenere in considerazione spazi che potrebbero supportare le strutture oggi sotto stress per l’emergenza sanitaria? Abbiamo investito oltre 1 milione e mezzo di euro, insieme ai comuni limitrofi eppure abbiamo stanze vuote come una cattedrale nel deserto».
Questo ospedale, ancora oggi, non trova spazio nella sanità calabrese, mentre i cittadini ne avrebbero bisogno come il pane. Eppure non ci sarebbe bisogno di spendere un solo euro per rendere percorribili quei corridoi, occorrerebbe solo inviare personale medico e tecnico per poter fare la propria parte in questa emergenza che soffoca il corpo e la mente di ognuno di noi.