In quegli anni, sui dischi in vinile girava una canzone, si chiamava
Nostalgia canaglia... e un po', oggi, quella canzone sembra risuonare nelle orecchie e nei cuori di chi ogni domenica saliva e scendeva quei gradoni del Maria De Rosis; di chi accarezzava (ieri come oggi) il sogno di poter vedere la Rossanese, l'amata e insostituibile Rossanese nel professionismo. E questo non perché piacesse (e piaccia ancora) il suono lessicale della C... o delle lettere a salire, ma perché il professionismo, oggi come allora, significava vedere la squadra della propria città competere con i club più blasonati della nazione. Vedere, insomma, il nome della propria città di fianco a quelli di altre realtà di spessore. In questa foto c'è tutto un sogno. Di un pubblico strepitoso, di una squadra bellissima e di una società grandiosa... E dalla società che stava al motore di questo grande pubblico che, negli anni a venire, si è poi creata la grande Rossanese dei vari Surro, Pesce, Carnevale, Olivieri, Russo, Agapitini... che ancora se passeggi su via Nazionale senti recitare il loro nome a cantilena, proprio come la nazionale che vinse i Mondiali dell'82. Una società incredibile, di cui non se ne sono viste più di li ad andare avanti, che ebbe un artefice: Pasquale La Pietra che con grande capacità e amore per i colori rossoblu seppe mettere, tutte insieme, i più fulgidi professionisti della città bizantina ed un gruppo ben amalgamato di imprenditori. Oggi un po' di groppone in gola, alla vigilia della presentazione del libro degli Ultras, a 32 anni dalla loro fondazione su quelle gradinate del maria De Rosis, viene... e come se viene.