In impianto può essere portato solo "tal quale" e a patire sono soprattutto i comuni virtuosi sulla differenziata Appena 360 tonnellate di rifiuti in soli 4 giorni (90 al dì). Questo è quanto può ricevere, da ieri e fino al prossimo 11 luglio,
l'impianto di Bucita dai 34 comuni consorziati della Sibaritide. Una miseria, direbbe qualcuno, rispetto ai cumuli di spazzatura che sono ammassati sulle strade e anche stipati nelle case di tutta la Calabria de nord est. Facile immaginare che con questi numeri sarà difficile uscire presto dalla situazione di emergenza che ormai attanaglia il territorio da quasi due mesi. Sicuramente
si alleggerirà un po' il peso attorno ai cassonetti ma a patire le maggiori conseguenze saranno, paradossalmente, tutti quei comuni che da tempo hanno avviato la raccolta differenziata. Già, perché mentre nelle realtà in cui resistono ancora i cassonetti di quartiere,
i sacchetti della monnezza si accumulano attorno ad essi; nei centri dove -invece - i cassonetti sono stati eliminati,
i rifiuti stazionano nelle case, nei garage e nei balconi. E da li non toglieranno le tende fino a quando non sarà effettuata una raccolta totale straordinaria. Sì, ma quando? Al momento non se ne parla. E i perché sono tanti, così come
sono tante le verità e, allo stesso tempo, le omissioni che si sono accumulate in questi mesi attorno alla questione rifiuti. Il fatto è che i problemi sono deflagrati tutti insieme creando l'emergenza ambientale degli ultimi tempi: il pesante ritardo nei pagamenti che ha messo in affanno il gestore dell'impianto di Bucita; la carenza (quasi assenza) di discariche di servizio; la mancanza di visioni e strategie per il futuro; e soprattutto la mancanza di coraggio decisionale da parte dei sindaci e della regione che sui rifiuti hanno fatto e stanno facendo come Ponzio Pilato. Tutte queste cose insieme hanno portato ad una situazione ingestibile e carica di disagi. E dicevamo di Bucita che potrà ricevere 360 tonnellate di rifiuti secondo un
calendario di ripartizione, suddiviso per comuni, che sta facendo storcere il naso a più di qualche sindaco. Infatti, mentre
Corigliano-Rossano in questi 4 giorni potrà conferire 220 tonnellate di rifiuti (anche se nelle strade della grande città ce ne sono almeno il doppio), ci sono comuni, che in questo periodo hanno visto raddoppiare la loro capienza demografica, i quali potranno conferire a
ppena 4 tonnellate di rsu. È il caso di Calopezzati; ma anche di
Cariati che potrà portare in impianto appena 10 tonnellate. Poi ci sono altre realtà medio-gradi rispetto al territorio che in tema di differenziata hanno dimostrato un certo virtuosismo come
Trebisacce e
Crosia (rispettivamente 70% e 65% di rd nel 2019) che invece si trovano a dover fare i conti con un conferimento misero rispetto alle necessità minime. Trebisacce, infatti, potrà conferire 7 tonnellate mentre Crosia 12. Ma c'è di più. L'equazione adottata nello stilare la tabella di accesso ai comuni consorziati su Bucita sembra davvero assurda. Perché fatto salvo
il caso di Corigliano-Rossano, che in qualche modo ha fatto valere una sorta di ius primae noctis sulla priorità al conferimento essendo comune sede d'impianto (oltre ad essere il più grande), il metro utilizzato è quello per il quale
ad una maggiore frazione di differenziata corrisponde un minore conferimento in impianto. Tant'è che un comune come
Mandatoriccio con una quota differenziata ferma al 28% (ultimo censimento del 2018) potrà conferire 15 tonnellate di rsu rispetto a
Mormanno (con identico tasso demografico) che con il suo 70% di rd ha diritto a sole 2 tonnellate. Certo, chi non differenzia produce più rsu ma il problema è - come evidenziavamo prima - che i comuni virtuosi in queste settimane hanno comunque accumulato indifferenziata e al momento questa è letteralmente ammassata nelle case.
Alla fine della fiera il cane continua mordersi la coda e con i rifiuti - stando così le cose - dovremo conviverci ancora a lungo.
mar.lef.