Il Diario di Charlotte: tra castelli, memorie e donne centenarie - IL VIDEO
Da Rocca Imperiale a Cerchiara di Calabria un viaggio intenso che ho percorso tutto d'un fiato. Dalla vetta del Monte Sellaro uno sguardo su tutta la Calabria del nord est
IL DIARIO DI CHARLOTTE – Diario settimanale
Questa prima settimana è iniziata da Rocca Imperiale, fino a Cerchiara di Calabria, passando per Nocara, Oriolo, e Alessandria del Carretto. Una settimana nell’alto Jonio attraversando il Pollino. Affronterò un viaggio affascinante che durerà 4 settimane, tra le bellezze artistiche, monumentali e paesaggistiche della Calabria del Nord Est. Racconterò attraverso le pagine de L’Eco dello Jonio questa bellissima storia di un territorio ricco di diversità. Con me ci saranno Lorenzo Cara e Luigi Arcovio, guide esperte del club trekking Corigliano-Rossano.
Lunedì 19 Luglio 2021 - Tappa 1 – ROCCA IMPERIALE, IL PAESE DEI LIMONI E DELLA POESIA
Stamattina sono partita per questa nuova avventura con grande volontà e emozione, consapevole di iniziare un progetto mai intrapreso prima in questa parte del mondo, e del tutto nuovo per me.
La prima tappa è iniziata a Rocca Imperiale, il borgo a confine con la Basilicata e classificato uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Si sente da lontano il profumo dei limoni e la maestosità della sua storia è racchiusa attorno al Castello Federiciano, una delle fortezze più grandi fatte costruire da Federico II attorno al 1200. Il paese comprende tantissimi punti di grande interesse storico, che mi ha fatto visitare Francesca, una giovane e brillante guida di 17 anni iscritta al liceo classico di Nova Siri.
Siamo partiti dal monastero dei Frati Osservanti dell’ordine francescano, costruito alla fine del secolo XVI. La mia guida non manca di raccontarmi aneddoti e fatti storici per farmi vivere appieno il posto. Mi spiega specialmente il significato delle figure intagliate nel legno del portone della chiesa: le facce mostruose rappresentano il male, e contrastano con le mani incrociate che rappresentano il bene. Mi racconta poi una tradizione del paese. Quando muore qualcuno, per far capire al popolo l’identità del defunto, uno deve contare i rintocchi del campanile: tre rintocchi, si tratta di un uomo; due rintocchi, si tratta di una donna.
Proseguendo attraverso il paese, facciamo incontri interessanti, tra i quali Angela, un’anziana che abita a fianco al monastero, orgogliosa di dirmi che il suo nipote vive a La Rochelle in Francia. Poi Carmine, un muratore che mi apre la porta della chiesa omonima, e zio Ottavio, che in una chiacchierata mi fa capire l’apertura e la gentilezza degli abitanti del borgo.
Tra le stele della poesia e i panorami osservabili alla fine di ogni vicolo, sento l’atmosfera speciale di questo paese. La visita si conclude con il castello Federiciano, in presenza dell’assessore e delle fondatrici di un’associazione locale. Si tratta del punto più alto e impressionante del paese, dove si organizzano ancora oggi vari eventi sociali e culturali.
Dopo aver salutato la mia giovane guida, ho ripreso la strada verso Nocara.
Martedì 20 Luglio 2021 - Tappa 2 - NOCARA, IL PAESE DEGLI EROI DI TROIA
Da Rocca Imperiale a Nocara, risalendo le valli che separano il Pollino dai calanchi lucani.
Nocara è un piccolo paesino di 400 anime ma dove si respira una grande aria di famiglia. I suoi abitanti, si dice, sono i discendenti diretti di uno degli eroi della guerra di Troia: Epeo. A lui si attribuisce la costruzione del Cavallo con il quale i Greci espugnarono la città di Ilo. La sindaca Maria Antonietta Pandolfi e i giovani assessori mi hanno accolta per una visita del centro storico.
Malgrado l’iniziale maltempo, ho potuto ammirare le viste panoramiche dai terrazzi naturali che circondano il centro. Nella Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari (patrono della comunità), e dove è custodita un’antica statua lignea di Sant’Antonio, mi hanno raccontato una storia sorprendente: durante un’invasione di cavallette nel 1956, gli abitanti di Nocara portarono la statua del loro protettore in giro per il paese, pregando; le cavallette se ne sono andate verso il mare, rafforzando la fede in questo santo.
Dopo una visita del parco archeologico di Presinace sotto i fulmini, siamo stati ospitati da Natalina e sua madre nel bellissimo convento con annessa la chiesa di Santa Maria degli Antropici. Lì, Maria Antonietta mi confidò con orgoglio che la prima donna sindaca d’Italia nacque a Nocara: Caterina Tufarelli Palunbo in Pisani, eletta a San Sosti nel 1946. Capisco meglio l’impegno e il simbolo del Consiglio comunale di Nocara che mi ha accolto, composto solamente di donne.
Successivamente, ho cenato divinamente con piatti della tradizione: trippa e fagioli, peperoni cruschi, pane imbottito con melanzane, zucchini e pomodori, e per finire deliziosi gnocchi fatti in casa con salsiccia e funghi. Fu la mia prima notte in un convento, isolato e senza linea telefonica; e posso dire ora che l’esperienza ne valse veramente la pena.
Mercoledì 21 Luglio 2021 - Tappa 3 - ORIOLO, IL BORGO FORTEREZZA
Oriolo è molto affascinante, la parte più moderna si estende sulla montagna, esponendo bellissimi colori pastello, mentre il centro storico si situa su uno sperone roccioso. Per prima, io e Luigi siamo capitati sugli scavi del Convento del Terzo Ordine Regolare di San Francesco d'Assisi del 1439. Scopriamo con meraviglia affreschi molto ben conservati e archi ancora quasi intatti. Trovo un ombrello lasciato qua e inizio una danza della pioggia. Purtroppo, durante la giornata non ci sarà una nuvola per proteggerci dal sole di piombo. Prima della visita del castello con i fantastici volontari della Pro Loco, bevo un caffè in piazza dove mi trovo a chiacchierare con tante persone curiose del mio progetto. Prendo allora coscienza dell’impatto che possa avere. Ma mi rendo anche conto dell’apertura e della spontaneità della gente del posto.
Il castello-fortezza dei Sanseverino si affaccia sul resto del centro storico e offre dei panorami bellissimi. Lo chiamo scherzando il “castello storto”, perché le tracce delle successive ricostruzioni e degli abbassamenti di livello, molto visibili, gli danno un fascino enorme. Nascosto dalla vista degli invasori arrivando dal mare, non fu mai preso malgrado le successive battaglie.
Percorrendo il centro storico medievale, in alto sorge la maestosa Chiesa Madre in pietre apparente, che prima della sua ristrutturazione due anni fa, era interamente dipinta di un giallo particolare.
Inoltre, ho visitato il Palazzo Giannattasio, imponente costruzione risalente al 1700, che conserva ancora oggi intatto il salone delle feste con soffittatura decorata e un affresco di San Giorgio che uccide il drago. Prende il nome Giannattasio dal medico Nicola che lo abitava e che diede anche il nome all’Ospedale di Rossano. Le mie guide mi confidano con nostalgia che ormai tutte le botteghe del centro storico sono chiuse, mentre fino a dieci anni fa, questi posti erano pieni di vita ed era il cuore della vita notturna. Infatti, la popolazione del centro storico passò da 5000 a una trentina in poche generazioni, mentre la parte moderna si è sviluppata. Parlando con Stefano Diego e l’assessore Francesco Pucci, scopro comunque le numerose iniziative che portano avanti il comune e la Pro Loco, come la costruzione di un balcone panoramico, camminate notturne o la programmazione di spettacoli teatrali nel bellissimo anfiteatro La Portella circondato dalla natura.
Anche a Oriolo ho mangiato divinamente nell'agriturismo "Nonna Maria", circondato dalle colline, dove Stefano insieme a sua moglie e figlio hanno lavorato insieme per farmi assaggiare gustosissimi antipasti: frittelle, salumi, formaggi di ottima qualità, seguiti da maccheroni fatti in casa. Ogni ingrediente è prodotto da loro, dalle verdure alla carne. La loro generosità e amore per i prodotti del territorio mi hanno toccata. Una bella famiglia!
Oriolo, un paese ricco di cultura, archeologia e storia. Davvero uno dei borghi più belli d’Italia.
Giovedì 22 Luglio 2021 - Tappa 4 - ALESSANDRIA DEL CARRETTO, IL PAESE DELLA PITA E DELLE DONNE CENTENARIE
È una strada lunghissima quella che da Oriolo conduce ad Alessandria del Carretto, la tappa più alta di questo affascinante tour a passo lento nella Calabria del nord est, a mille metri sul livello del mare. Lungo il percorso ho incontrato uno dei due ultimi pastori del paese che mi ha raccontato la sua giornata di lavoro tra i monti, Luca. Avendo iniziato la scuola per diventare maestro elementare, la vita e la malattia di un parente gli hanno fatto comunque prendere una strada diversa.
Entrando nel piccolo borgo di Alessandria del Carretto, ero ancora inconsapevole che ne sarei rimasta affascinata e del tutto innamorata. I suoi ritmi lenti; le sue case costruite con la pietra; le sue donne che sono una vera leggenda di longevità. Una volta in paese, abbiamo trovato un’ospitalità degna del popolo calabrese: il sindaco Vuodo e l'assessore Arvia ci hanno accolti offrendoci un caffè insieme ad altri due turisti del nord Italia che come me erano venuti alla scoperta di questo angolo di mondo.
Ho conosciuto tante persone, tra queste Paolo Napoli, uno degli organizzatori del festival Radicazioni, che prima del Covid si teneva ogni anno ad Alessandria, e durante il quale vengono dipinti tanti murales che fanno il fascino del borgo. Paolo mi ha anche confidato che due musicisti francesi vivono qua, oltre a un’artista pittore, Jacques Levavasseur, purtroppo scomparso qualche mese fa. Paolo ha lui stesso legami con il mio Paese, suonando in un festival nel sud della Francia, “La paix déménage”. Sono stupita di queste coincidenze, anche del fatto che lui abbia incontrato Alan Stivell, un musicista emblematico della mia regione, la Bretagna.
Sulla stessa piazza, due uomini mi raccontano la festa della Pita, questo albero che ogni anno viene trascinato dai boschi fino alla piazza centrale da un centinaio di uomini.
Dopo una passeggiata nei piccoli viottoli ho visitato la chiesa Madre dedicata a Sant’Alessandro Papa Martire, il cui volto nel ‘600 venne trovato impresso su un abete. Altri “due passi” e ci troviamo nell’orto botanico ricco di piante autoctone del Pollino. Poi di nuovo nel centro storico dove ho visitato il museo Guido Chidichimo, dedicato al famoso chirurgo originario del posto.
Parlando con il sindaco Vuodo e l’assessore Arvia, sono stupita delle numerose iniziative intraprese per Alessandria da questa giovane amministrazione: anche prima dal Covid, si è fatto sentire un dinamismo di ritorno al paese da parte dei giovani andati a vivere fuori. Due convenzioni di coworking e smartworking sono state firmate, e il borgo lavora a privilegiare le energie green. Dopo una dura lotta, sono riusciti a far riaprire la scuola elementare, e quattro bambini dovrebbe andare a scuola ad Alessandria a settembre: ultimo passo per rendere il borgo completamente vivibile dai giovani. Tanti hanno ripreso la vita tranquilla di paese; tra questi il proprietario di un’azienda agricola che ha deciso di lasciare Genova e tornare qui.
Infine la cena a base di “Ragone”, il piatto tipico del posto: un cosciotto d’agnello cotto con maestria per 5 ore e di una bontà infinita. Lascio Alessandria del Carretto con un po’ di nostalgia. È un posto speciale, un piccolo borgo ma immensamente affascinante dalle sue iniziative e tradizioni. Ho potuto apprezzare la genuina ospitalità degli alessandrini che ci hanno dedicato tempo, testimoniando il loro impegno e il loro amore per il proprio paese. La lascio con in testa una frase di Jacques Levavasseur: “Alessandria del Carretto non è il paradiso, ma è molto lontano dall’inferno”.
Ringrazio per l’ospitalità tutto il paese che ci ha accolto in festa, il sindaco Vuodo, l'assessore Arvia che ci hanno fatto visitare il paese, il suo team e tutti i ragazzi che resistono per non far morire questo angolo di Calabria
Venerdì 23 Luglio 2021 - TAPPA 5 - CERCHIARA DI CALABRIA, UNA NINFA AFFACCIATA SULLO JONIO
Da Alessandria del Carretto abbiamo proseguito lungo la strada per Cerchiara, un paese ricco di risorse storiche e naturalistiche di pregevole bellezza, conosciuto anche come la “Città del pane” per la tradizionale panificazione mantenuta nei secoli fino ad oggi. Qui, i pani sono enormi.
Lo sperone su cui il paese sorge è uno spettacolo naturale che prelude alle meraviglie delle vette circostanti: la serra di Paola, i monti Sellaro, Sparviero e Panno Bianco. E ancora le cime di serra Dolcedorme e serra delle Ciavole, cuore del Parco Nazionale del Pollino. Il monte Sellaro soprattutto consente di avere una vista a 360 gradi sulla piana di Sibari, il golfo, e la catena del Pollino. Un vero spettacolo a 1439 metri di altitudine.
In basso, si può visitare il bellissimo Santuario di Santa Maria delle Armi, “aggrappato” alle rocce bianche del Pollino. Anche qui si consumano leggende antichissime e affascinanti legate a una pietra su cui è rimasta impressa miracolosamente l’immagine della vergine Odigitria. Una storia simile a quella dell’Achiropita di Rossano.
Arrivati in paese sono stata accolta da Maria Pistocchi, assessore alla cultura di Cerchiara di Calabria: un’altra brava e competente donna lungo il mio percorso. Mi ha aperto le stanze di casa sua per farci assaggiare il celebre pane di Cerchiara imbottito con peperoni e patate e i cavatelli con il sugo, fatti da sua madre: una vera delizia. Niente è paragonabile alla pasta fatta a mano. Non abbiamo lasciato niente nel piatto.
Maria mi ha portato a visitare il caratteristico centro storico, i ruderi del castello Svevo raccontandomi una leggenda, quella dell’uccisione del Barone del paese con la quale si mise fine alla pratica dello Ius Primae Noctis che era in vigore al tempo. Con Maria, inoltre, ho avuto la possibilità di visitare la Chiesa madre di San Pietro e anche la celebre grotta delle Ninfe, un meraviglioso complesso termale conosciuto sin dai tempi della colonizzazione Greca. Oggi l’area è chiusa al pubblico per un problema strutturale che si sta cercando di risolvere ma resta un luogo incantevole.
Ringrazio il Comune di Cerchiara di Calabria, il sindaco Antonio Carlomagno e l’assessore alla Cultura Maria Pistocchi che ci ha “spalancato” le porte di questo bellissimo borgo e di casa sua. Posso sentire che questa donna ha una vera e propria passione per il luogo che l’ha vista crescere. Questo amore si riflette poi nelle sue azioni e il suo impegno per il proprio paese, ed è quello che ho percepito con tutti i giovani impegnati nell’amministrazione e per la valorizzazione dei paesini che ho visitato. È impossibile non condividere il loro entusiasmo e speranza. Dobbiamo meravigliarci davanti alla bellezza, e proteggerla. Tutto è possibile.
Au revoir, seguitemi e continuate ad ascoltare l’eco di questa avventura!