di LENIN MONTESANTO Nell’estate del 1998 prendevano forma due eventi gemelli. Animati dalla stessa visione strategica, strutturati secondo lo stesso modello organizzativo, ispirati dagli stessi obiettivi di marketing territoriale, sostenuti più o meno dalle stesse risorse umane e finanziarie. Godevano, infine, dello stesso appeal popolare, della stessa capacità di fare rete territoriale e vantavano lo stesso tasso di convincimento nelle classi politiche dell’epoca che ne consentirono, per queste ragioni, la nascita, il rafforzamento e l’esplosione. Qualcosa, tuttavia, li differenziava: un’ipoteca genetica o se si preferisce geografica, destinata fatalmente a distruggere uno dei due. 1
7 anni fa sul Lungomare Colombo di Cariati, il 6 agosto, su iniziativa della locale amministrazione e diversi partner privati, partiva il Festival Internazionale di Musiche e Culture Mediterranee “Otto Torri sullo Jonio”. Obiettivo dichiarato dell’iniziativa, allora unica nella Sibaritide, era concentrare in tre serate ogni anno una decina fra le migliori espressioni della musica popolare euromediterranea. Più o meno nello stesso periodo,
il 24 agosto dello stesso anno, in piazza San Giorgio a Melpignano nel Salento, su iniziativa dell’Unione dei
Comuni della Grecìa Salentina e dell’Istituto Carpitella veniva organizzata la
prima edizione di un concerto notturno destinato a diventare negli anni il più grande festival d'Italia e una delle più significative manifestazioni sulla cultura popolare in Europa. Stiamo parlando de “
La Notte della Taranta”,
itinerante in tutto il Salento e dedicata alla riscoperta e alla valorizzazione della musica tradizionale salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali. Fino al 2000 le due manifestazioni procedettero parallele e
riscossero nei rispettivi territori ampi consensi, con migliaia di partecipanti ogni sera. Dopo di che, l’esplosione di quella ipoteca geografica, il vizio d’origine. A Cariati cambia anzi tempo il governo civico e, così come avviene nella stragrande maggioranza dei comuni calabresi, nella successiva programmazione (2001) del nuovo esecutivo scompare quel festival e s’azzera l’esperienza, il nome, i successi e le attese consolidatesi attorno ad un evento che aveva già tre importanti edizioni alle spalle.
E la Calabria delle perenni prime edizioni si rimangia tutto. A Melpignano invece si va avanti e l’evento non solo cresce ma diventa l’unico riferimento in tutto il Sud. Nel 2008, su iniziativa della Regione Puglia, nasce addirittura la Fondazione "La Notte della Taranta". Il senso della continuità amministrativa,soprattutto sui grandi eventi e sulle iniziative di marketing territoriale, per lo più latitante in Calabria ed invece considerato valore aggiunto in Puglia, non soltanto ha salvato ma ha consentito l’affermazione indiscussa de “La Notte della Taranta”. Che non è – diciamolo subito – né uno dei soliti costosi concerti di musica leggera che si ripetono attorno a Ferragosto nei nostri comuni con la stessa funzione della cocaina nel Carnevale di Rio de Janeiro; né soprattutto una delle tante i
nutili notti e piazze bianche, rosse o verdi, primaverili o estive, della musica o dell’arte o di qualsiasi altra ovvietà, scimmiottate a catena,
senza identità, senza anima né alcuna efficace strategia da quasi tutte le amministrazioni comunali calabresi, soprattutto da queste parti. Il concertone di Melpignano è diventato, al contrario, due cose ben precise:
il principale attrattore turistico estivo in Puglia e – attenzione –
uno dei motori economici dell’economia salentina, con un indotto dai numeri esponenziali. Un vero e proprio caso di studio, illustrato in diverse pubblicazioni e raccontato in giro per l’Italia, tra gli altri, da
Sergio Blasi, sindaco di Melpignano fino al 2010. Lo stesso Primo Cittadino che, per una curiosa variante della legge dantesca del contrappasso, il 4 luglio 2008 è stato insignito proprio a Cariati del Premio Herakles per il management dell’identità ed il marketing territoriale. Sic! In questo paradigma storico, nell’evoluzione e nell’involuzione dei questi due esempi sta tutta la differenza tra quello che oggi è considerato il modello pugliese da una parte e, dall’altra, i
l fallimento di tutte le politiche per i turismi in Calabria; in particolare nella Sibaritide dimostratasi per lo più
incapace in tutti questi anni di pensare e
proporre un evento distintivo, degno di essere continuato e quindi ad esempio sostenuto finanziariamente dalla Regione Calabria (nessun evento del territorio figura nell’elenco pubblicato nei giorni scorsi dei 23 storicizzati e finanziati, come il
Peperoncino Jazz Festival o la
Primavera dei Teatri di Castrovillari). Escludendo Corigliano Calabro Fotografia giunto quest’anno alla sua 13esima edizione, per il resto siamo soltanto di fronte a centinaia di
migliaia di euro letteralmente
buttati ogni estate (quest’anno si stimano oltre
500.000 euro, con picchi di circa 200 mila a Rossano) per una baraonda di manifestazioni anonime, senza storia e – ciò che più è grave – ontologicamente incapaci di attrarre visitatori da altre provincie e regioni italiane e, quindi, di produrre pernottamenti in hotel e b&b, esattamente come avviene nel Salento. Perché è il pernottamento il vero misuratore del successo di un evento. Non certo una piazza del proprio centro storico affollata per due/tre ore, in un giorno che è festivo in tutto il mondo come Ferragosto, da residenti o emigrati di ritorno ad un qualsiasi concerto di musica pop!