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L'industria non farebbe decollare il turismo nella Sibaritide? Una bufala colossale | VIDEO

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CORIGLIANO-ROSSANO – In una terra che cerca di emergere dalle acque torbide in cui è stata relegata per decenni immaginando nuovi scenari e modelli di sviluppo sostenibili, continua riverberarsi l’eco di un eterno dilemma: può un territorio a vocazione turistica ammettere la presenza di uno sviluppo su base industriale?

Secondo molti, insistere su questa strada significa svendere il territorio, sacrificarlo sull’altare dell’ambiente, deturparlo e piegarlo agli interessi di imprese che non hanno a cuore le sorti delle popolazioni e dei territori che le ospitano, tradendo di fatto una vocazione. Sulla scia di questa visione, l’intero Mediterraneo continua a configurarsi come un’area prettamente turistica, avendo progressivamente abdicato a qualsiasi forma di ragionamento politico e collettivo circa la produzione manifatturiera e tecnologica.

Nei luoghi, però, in cui l’industria turistica si è sviluppata in maniera esponenziale - dando vita al violento turismo di massa – la stessa è risultata nociva per l’ambiente tanto quanto l’industria fossile. Potrà sembrare forzato ma è proprio a causa di questa sequela di errori di valutazione e pianificazione che il nostro territorio ha tradito sé stesso e le sue innumerevoli potenzialità. Insistere su una possibilità – tra l’altro ancora inespressa – rischia di mettere in stand by tutto il resto.

Innovazione e ricerca restano strade necessarie da percorrere per lo sviluppo di quest’area. Pensare ad un sistema integrato e multisettoriale potrebbe essere una delle soluzioni percorribili per il futuro. Il punto è infatti dare spazio a tutte le possibili vocazioni per non lasciare spazi esclusivi a nessun settore specifico.

Di questo è convinto anche Giorgio Graditi, Direttore Generale ENEA, che in occasione dell’iniziativa sui “Percorsi di sviluppo del territorio tra cultura e innovazione” al Museo Nazionale della Sibaritide ha dichiarato: «È importante insistere su innovazione e ricerca perché il trinomio di base è cultura, innovazione e territorio. Per far sì che questo trinomio possa tradursi in opportunità, fertilizzazione del territorio e nuova occupazione, oltre che in condivisione di conoscenza, di bellezza e di opere d’arte, le tecnologie devono svolgere un ruolo importante».

«Le tecnologie poi – ha rimarcato - sono un supporto importante perché accrescono la fruibilità dei nostri beni, la possibilità di renderli più vicini ai cittadini, ma anche l’opportunità di poterli conservare e tutelare in modo efficiente ed efficace. L’elemento centrale e fondante rimane ovviamente la cultura, la nostra capacità di vivere la cultura, di comunicarla e di far comprendere a tutti che è un bene primario e come tale, se si distribuisce, è un grado di generare ulteriore cultura e sviluppo».

E sulla possibilità di una convivenza tra sviluppo industriale e turistico non lascia spazio a dubbi: «È assolutamente possibile. Dobbiamo sfatare il principio basato su una finta e inesistente criticità o contrapposizione tra ciò che è cultura, turismo e produzione. La cultura, ripeto, è un bene primario e rappresenta un sistema di produzione straordinario, in grado di intercettare tanti altri settori di sviluppo. Lo stesso vale per il turismo, pertanto credo sia fondamentale per questo territorio costruire dei percorsi e condividerli con i cittadini, cosicché si faccia loro comprendere quanto è importante far convivere questi elementi che, se sviluppati in modo integrato e multidisciplinare, genereranno benefici di natura collettiva».

Pensare, infatti, a modelli integrati aiuterebbe i territori a tenersi al riparo da possibili monopoli di sviluppo, e il turismo – attenzione – potrebbe rientrare fra questi!

 

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.