Calabria, "L’acqua di San Giovanni" e “E cummari du mazzettu”
Pronti a raccogliere i fiori e le erbe aromatiche per realizzare il benefico intruglio? Leggende, tradizioni e riti propiziatori che arricchiscono la storia di molte regioni italiane. Qui ne leggiamo alcuni particolari
CORIGLIANO-ROSSANO - La notte fra il 23 e il 24 giugno è da sempre considerata una notte magica, e non è un caso che proprio durante questa notte si celebrino riti propiziatori e purificatori. La magia è legata al solstizio d’estate, che segna l’inizio della nuova bella stagione e cade nel giorno più lungo dell’anno. In questo periodo la natura giunge al massimo del suo splendore e, tradizione vuole, che proprio durante questa magica notte si prepari "l’acqua di San Giovanni" che, sempre secondo le leggende, avrebbe incredibili proprietà curative e benefiche.
Dal tramonto del 23 giugno si raccolgono diversi tipi di fiori, ma anche diverse varietà di erbe aromatiche, che andranno a comporre l’acqua benefica, nota in molte regioni italiane, tra le quali la Calabria, come "l'acqua di San Giovanni" (qui la ricetta completa). Una volta raccolti, dopo il tramonto, erbe e fiori devono essere messi in una bacinella con dell’acqua, e si devono lasciare all’esterno della casa per tutta la notte, così che possano assorbire la rugiada del mattino, capace di donare loro le proprietà curative. Si crede infatti che durante la notte di San Giovanni cada "la rugiada degli Dei".
L’indomani mattina l’acqua profumata viene utilizza per lavare mani e viso, in una sorta di rituale propiziatorio e di purificazione in grado di portare amore, fortuna e salute.
Per quanto riguarda la nostra Regione, la Calabria, c'è anche particolare ricorrenza legata a questo rituale: “E cummari du mazzettu”. Lo scopriamo leggendo il blog di Mirella, una mamma e nonna calabrese appassionata di cucina, che così scrive: «Era in uso tra bambine che si volevano bene, per diventare ancora più amiche si diventava “cummari du mazzettu”. Adesso vi spiego, si raccoglievano dei fiori, si sceglievano i più belli tra cui l’erba di San Giovanni, si faceva un bel mazzolino sistemandolo a festa con un nastro, si preparava un regalino che poteva essere un fazzolettino ricamato, un piccolo profumo, o altro, regali di nessuna pretesa, doveva essere una piccola cosa che veniva dal cuore. Si sistemava il mazzolino di fiori e il regalino e si portava all’amichetta del cuore. L’altra bambina, se accettava, dopo qualche giorno, precisamente il 29 giugno, il giorno dei Santi Pietro e Paolo ricambiava alla stessa maniera. Da quel momento, si faceva “u sangiuanni”, oltre che amiche si diventava “cummari” In questo modo l’amicizia, l’affetto e il rispetto si rafforzava e durava tutta la vita».
Storie d'altri tempi che ci ricordano quanto sia ricca di leggende, tradizioni e riti propiziatori la nostra bella terra.
(fonti: La storia dell'Arte, tra miti e leggende; In cucina con Mire)