San Morello, un abitato morente e isolato: l’unica strada d’accesso al paese è (ufficialmente) chiusa dal 2018
Breve viaggio in una comunità resiliente dove vivono un centinaio di persone senza negozi, senza un medico, senza una farmacia, senza servizi e da 5 anni senza nemmeno una strada che li colleghi al resto del mondo. Cittadini prigionieri in casa loro
SCALA COELI – Cos’è San Morello? A vederlo dall’alto è un serpentone di case adagiate sulle colline, che fanno da confine naturale tra la Sila greca e l’ampia area del marchesato, sovrastato dal campanile. Un piccolo paesino dove vivono poco meno di un centinaio d’anime. Ufficialmente è una frazione del comune di Scala Coeli ma che da sempre vive e ragione come una comunità a se stante. San Morello, infatti, è molto di più, è una scelta di vita per una popolazione resiliente aggrappata profondamente alle proprie radici.
Non si può descrivere diversamente la gente di quel posto dove nonostante manchino servizi, manchino negozi per beni di prima necessità, manchi una farmacia, un medico, scuole e persino un bar, continuano a vivere di stenti e a rimanere lì con testardaggine. Con loro solo il parroco, don Rocco Grillo, che si occupa delle loro anime. E basta.
Vivono nel loro mondo dal quale non potrebbero uscire e nel quale nessuno potrebbe entrare. Le istituzioni, infatti, hanno relegato la gente di San Morello in un esilio formale nel lontano 2018. Quando, il Comune chiuse l’unica via d’accesso al mondo per quella frasione, causa pericolo frane e smottamenti e da allora in poi non ci mise più mano. Sostanzialmente sono 5 anni che i cittadini di San Morello sono relegati nel loro paesello nel territorio del comune di Scala Coeli.
Quanto fa strano, in un mondo che ormai parla di super-infrastrutture, raccontare di una comunità nel cuore di un paese civile ed evoluto dover fare i conti con lo sgorbio dell’insipienza delle istituzioni. Anche perché i sanmorellesi si muovono, per forza di cose, non fosse altro per sopravvivere. E lo fanno a loro rischio e pericolo, su una strada che è una mulattiera, priva dei minimi canoni di sicurezza. Possibile che nessuno ascolta? Possibile che non si riescano a trovare i soldi per ripristinare democrazia e civiltà?
Allora, facciamo nostro l’appello che da anni ormai arriva da quel centinaio d’anime e lo rilanciamo per restituire dignità a gente, cittadini, elettori e anche contribuenti che fanno parte del sistema Paese, dell’Italia, della Calabria ma – a quanto pare – per lo Stato sono veri e propri alieni sulla terra.