Monsignor Savino ai giovani: «Siate folli! Aprite la vostra vita alla felicità. Siate l’adesso di Dio»
Il Vescovo di Cassano scrive una lettera indirizzata ai giovani in occasione della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù: «Io non vi trovo infelici ma "simili alle ombre e al sogno"»
CASSANO JONIO – Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera indirizzata ai giovani e scritta dal vescovo di Cassano, monsignor Francesco Savino, in occasione della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù che ha come titolo: “Simili alle ombre e al sogno”.
«Cari e amatissimi giovani, siate folli!
Vi indirizzo questa provocazione affinché prepariate il cuore ad accogliere quanto sto per dirvi, nella speranza possa diventare il vostro CA (curriculum animae). Lo invierete non ad altri, ma alla sola vostra attenzione, lo custodirete come un messaggio di amore, di cui ogni parola si scolpisca nella vostra coscienza con tenerezza e bellezza. Questo mi riprometto: non un augurio fanatico, ma un auspicio mosso da desiderio e preghiera. Aprite la vostra vita alla felicità! Sì, perché siamo davvero fatti per la felicità, per la pienezza, per la Vita!
In occasione di questa XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che oggi viviamo a livello diocesano, voglio parafrasare, dandogli un tono di speranza, "L'elogio della Follia" del teologo e filosofo olandese Erasmo da Rotterdam, cercando così di stuzzicare la vostra vocazione alla vita e augurandovi di usare un po' di sana follia nel dare una direzione alle vostre scelte.
Lo faccio perché sono deluso dal sentire parlare di voi giovani sempre all'ombra della sfiducia. Le definizioni si sprecano – i millennial, gli snowflake, la generazione Corona (o generazione Covid), generazione Z – e tutta una serie di categorie in cui vi si vorrebbe isolare per avervi mansueti, per farvi credere che nel mondo non siete i soli a perdersi, che tanti vostri coetanei vivono i vostri stessi drammi, che quindi "è così e basta".
Se mi accontentassi di rinchiudere in una categoria i vostri sogni, i vostri desideri, le vostre speranze e le vostre aspettative, avrei fallito due volte: la prima per aver tarpato a voi le ali della fantasia e la seconda per averle spezzate anche a quell'eterno ragazzo che vive dentro di me e che vi somiglia moltissimo.
Vi somiglia nel vostro essere rivoluzione e resistenza, esplosione di vita e anche esploratori di insuccessi. Non voglio dare ragione in tutto a Pier Paolo Pasolini, che pure ho amato moltissimo: nelle sue "Lettere luterane", lo scritto "I giovani infelici" (1975), descrive quei giovani che scontano le colpe di padri che non hanno assimilato il cambiamento per rincorrere solo un miraggio di potere (che potere non era già, non era più).
Io non vi trovo infelici ma "simili alle ombre e al sogno". Questa è una frase dell'Odissea che mi ha sempre emozionato e che Ulisse ripete quando incontra sua madre nella dimora dei defunti: vorrebbe abbracciarla ma la sua figura è inconsistente, simile appunto ad un'ombra e ad un sogno ma gli basta solo guardarla per essere trascinato nell'emozione dell'amore. Forse appare così, anche a voi, il tempo che stiamo vivendo: all'apparenza imprendibile, privo di consistenza, ma che oltre la prima impressione cela la verità ultima della vita.
L'amore ci salva e ci custodisce e voi, attraverso la fantasia del vostro impegno e la purezza delle vostre azioni, ogni giorno mandate noi adulti a lezione di onestà e di verità. Lezioni di autenticità. Non a caso Papa Francesco in occasione di questa giornata vi invia un messaggio imperativo, riprendendo le parole di Gesù: «Alzati!». Perché, continua, il Papa: "non c'è possibilità di ricominciare senza di voi, cari giovani. Per rialzarsi il mondo ha bisogno della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione." Gesù, il più grande giovane rivoluzionario della storia lo dice a Paolo: "Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto" (At 26,16).
Potrebbe sembrare un impegno gravoso, quello che Francesco vi chiede di onorare: si tratta però di essere testimoni di ciò che avete visto. Non è difficile per voi, che siete fatti della sostanza vergine del mondo: la speranza. È impegnativo, ma non difficile. La semplicità, la fedeltà a voi stessi, chiede solo molto coraggio. Quanto vi rendono gli occhi belli, però, quello sperare fiducioso, quella volontà di credere al cambiamento e quell'audacia nell'esplorare il mondo... voi non potete neanche immaginarlo!
Siete "l'adesso di Dio".
Voi, ha detto Papa Francesco nel lanciare il progetto internazionale "Programmando per la pace", non siete il futuro ma il presente, l'oggi, l'adesso di Dio. Non fatevi ingannare da chi parla di voi al futuro ma non inizia a costruire l'adesso. E poiché il futuro non è ancora, recuperiamo questa verità agostiniana: voi siete l'assoluto del presente.
Mi è sembrato, negli ultimi anni, che si sia rivolta ben poca attenzione alle esigenze dei giovani. Questo ha allargato la forbice tra il mondo reale e quello virtuale, per cui la bilancia sembra pendere sempre più a favore di una socialità tecnologica e social. Essa, a discapito di una circoscritta utilità, è diventata il grande inganno del secolo. I nostri avatar in un futuro non troppo lontano, saranno sicuramente in grado di farci presenziare a una riunione dall'altra parte del mondo ma non saranno mai un "amico ritrovato" per come Fred Uhlman ce lo ha raccontato nelle sue pagine, quell'amico che ama e ama nella verità e per questa verità sacrifica la sua stessa vita.
Non esiste un amico ritrovato nel mondo 4.0, esiste la dimensione relazionale dell'usa e getta. Quando sento dire: "Tizio mi ha aggiunto agli amici" sorrido al pensiero che l'amicizia sia una aggiunta, qualcosa in più che insaporisce la vita, ma mi intristisce toccare il vuoto che talvolta si nasconde dietro al virtuale, quando diviene solo un libro di facce, senza che si passi mai alla consistenza dei corpi. Ditemi: quale algoritmo può colmare la felicità di un bacio? Si può videochiamare l'amore, senza passare per la via lunga dell'intimità?
Quando penso a Erasmo da Rotterdam penso ad un intellettuale che si è fatto contaminare dal mondo e che a sua volta ha contagiato: per questo l'European Region Action Scheme for the Mobility of University Students (ERASMUS), rimanda nell'acronimo proprio a lui, alla sua vita incline alla sete di conoscenza, all'amore per la scoperta. Quando oggi molti di voi raccontate delle vostre esperienze di studio o di lavoro all'estero, per alcuni versi soffro al pensiero che i talenti siano spendibili altrove e non dove sono cresciute le vostre radici. Questo è un disvalore per la nostra società. Ma se pensiamo alla possibilità di una comunione intellettuale, al processo di trasformazione della diversità in arricchimento, allora vi dico: andate a impollinare il mondo col vostro valore e la vostra competenza!
Mentre andate come api operaie nel mondo, non dimenticate però di portare con voi il Vangelo. Siate i portavoce della Sua Parola e fatele riacquisire fascino, avendo cura di non sgualcire l'intimità sorgiva dell'incontro con Gesù, che è il motivo per cui mai vi sentirete soli o abbandonati. Siete infatti – lo dice ancora Papa Francesco nel suo messaggio – "quel cieco che ha incontrato la luce, ha visto il bene e la bellezza di Dio in sé stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine".
Siate Santi nuovi, perché ognuno di voi custodisce una santità che non è solo spirituale ma cammina sulle gambe dei progetti che mettete in atto e che portate avanti con il più sincero, indispensabile romanticismo! Dico a voi giovani, voi del "Youth4Climate", dei "Fridays for future", che avete avuto il coraggio di dire ai potenti della storia "BLA-BLA-BLA": diventate la guancia di Cristo, quella che accoglie carezze e baci, sopporta le lacrime e porge l'altra quando subisce un'umiliazione.
Da tutti voi noi adulti verremo a lezione di Santità e Verità, chiedendovi perdono per aver disatteso i vostri sogni, le vostre ambizioni ed essere stati marinai delle promesse.
Siate esigenti con noi, non rinunciate a chiedere e a cercarci nonostante i nostri limiti: cresceremo ancora, insieme.
Voglio salutarvi con le parole di una canzone di Niccolò Fabi dal titolo "Costruire":
Ah si vivesse solo di inizi
Di eccitazioni da prima volta
Quando tutto ti sorprende e
Nulla ti appartiene ancora
Penseresti all'odore di un libro nuovo
A quello di vernice fresca
A un regalo da scartare
Al giorno prima della festa
Al 21 marzo al primo abbraccio
A una matita intera la primavera
Alla paura del debutto
Al tremore dell'esordio
Ma tra la partenza e il traguardo
Nel mezzo c'è tutto il resto
E tutto il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno è
Silenziosamente costruire
E costruire è sapere
è potere rinunciare alla perfezione.
Ricordate sempre che tra la partenza ed il traguardo, in mezzo c'è tutto il resto.
Adesso alzatevi e testimoniate ancora che ... Cristo Vive».