Il sindaco di San Giorgio Albanese contro le allerta-meteo: «Inutili e fonti di allarmismo»
L’appello a Occhiuto: «Rivedere e rendere più utile e funzionale il sistema generale di Protezione Civile regionale, anzi tutto adeguato e corrispondente alla complessità orografica e geomorfologica di questa terra»
SAN GIORGIO ALBANESE – «Così come concepite, gestite, diffuse e interpretate oggi nella filiera istituzionale, le allerta-meteo della Protezione Civile non soltanto non servono rispetto agli obiettivi che dovrebbero sottenderne natura e funzione ma, molto spesso ormai, diventano esse stesse fonte primaria di equivoco, confusione, disinformazione e inutile allarme e disordine sociale nelle comunità locali».
È quanto dichiara e denuncia il Sindaco Gianni Gabriele definendo ormai una «ciclica e stagionale telenovela della irresponsabilità la prassi, priva di alcuna serietà o efficacia, dei continui messaggi di allerta-meteo tramessi ai sindaci, spesso rafforzati da analoghe raccomandazioni delle prefetture ma che in sostanza non fanno altro che scaricare platealmente e mediaticamente sui comuni tutte le responsabilità di ogni eventuale necessità di intervento preventivo o successivo in caso di rischi o peggio danni per la sicurezza pubblica».
«Partiamo – spiega - dall’estensione geografica di riferimento di queste allerte meteo. Ma come si può immaginare di attribuire e rilanciare lo stesso livello di allarme e attenzione, così come è capitato ad esempio nei giorni scorsi, su tutta la costa jonica calabrese che va da Rocca Imperiale a Reggio Calabria, includendo ovviamente anche tutto l’entroterra?».
«È stata evidente a tutti – aggiunge - l’enorme differenza di impatto dello stesso temporale stagionale sul Nord della Calabria (dalla Sibaritide al Crotonese) rispetto al Sud, dalla provincia di Reggio Calabria alla Sicilia orientale che ha subito, purtroppo, i danni più gravi. Eppure, per i primi due giorni di allerta meteo rossa, in ossequio ad un copione ormai noto e indiscutibile, la stragrande maggioranza dei comuni calabresi destinatari di quel messaggio della Protezione Civile hanno puntualmente chiuso tutte le scuole di ogni ordine e grado, anche se come è stato evidente a tutti nel nostro territorio non soltanto non vi è stato un temporale così catastrofico da giustificare tanta preoccupazione e tanti disagi alle comunità scolastiche e alle famiglie ma addirittura, in molte zone dell’area, c’è stato bel tempo».
«E sorge qui l’altro interrogativo - prosegue: ma se si è in presenza di allerta meteo rossa e la si ritiene tanto fondata da mettere a rischio la stessa edilizia scolastica generale per la quale però – attenzione – i comuni non hanno ricevuto in precedenza alcuna segnalazione di criticità da parte delle autorità scolastiche competenti, perché condizionare e indurre di fatto i sindaci a chiudere soltanto le scuole e non tutte le attività pubbliche e private? Che senso ha avuto tenere chiuse tutte le scuole del territorio e poi per tutta la giornata constatare strade principali e secondarie, in pianura e in collina, trafficate più del normale? A quale logica risponde questo clima di terrore psicologico preventivo scaricato solo sui sindaci e solo per la chiusura generalizzata delle scuole? A chi giova? Ed a che serve se il resto della città e del territorio continua poi a muoversi regolarmente, anzi più del solito, inclusi gli stessi studenti che avrebbero dovuto essere tra i banchi al mattino?».
«Senza contare che – aggiunge – nella sciagurata ipotesi di danni a cose e persone, risorse umane, finanziarie e materiali in capo ai sindaci, tanto più quelli dei piccoli comuni dell’entroterra, sono pari a zero. Ci auguriamo – conclude Gabriele – che il Presidente Roberto Occhiuto e la nuova Giunta Regionale possano avviare su questa emergenza sempre pronta a esplodere una riflessione franca e costruttiva con gli enti locali, per rivedere e rendere più utile e funzionale il sistema generale di Protezione Civile regionale, anzi tutto adeguato e corrispondente alla complessità orografica e geomorfologica di questa terra».