Cassano, Giovazzino ordinato diacono. Il Vescovo: «Ringraziamo Dio per il dono delle vocazioni»
Monsignor Savino: «Mi piace pensare che nel diaconato si diventa partecipi del cuore del Vescovo e che, da questa mattina, il mio cuore caritativo si dilata e potrà contare su un volto e due mani in più»
CASSANO JONIO - Due mani e un cuore in più, per il Vescovo e la Chiesa di Dio. Monsignor Francesco Savino, ha ordinato Diacono, in una giornata di gioia e di grazia per l'intera Diocesi di Cassano Jonio, e per la Chiesa Madonna della Pietà di Trebisacce, Gennaro Giovazzino. La cerimonia religiosa, ha avuto luogo nella Basilica Pontificia Minore "Santa Maria del Lauro" in Cassano Jonio, dove con l'imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, Sua Eccellenza Monsignor Francesco Savino, ha ordinato Gennaro.
«Ringraziamo Dio per il dono delle vocazioni, e preghiamolo perché continui a chiamare giovani alla sua sequela», ha detto il Vescovo fatto Popolo. Nella seconda Domenica di Pasqua, della Divina Misericordia, le letture presentano la comunità cristiana, generata dalla fede in Cristo Risorto. Nel Vangelo di Giovanni, il verbo vedere equivale a conoscere Gesù, come Figlio mandato dal Padre a salvare il mondo, a manifestare la sua gloria, la luminosa Verità.
Il vedere, è riferito alla fede che coglie nei fatti concreti, la luce della illuminazione e li trascende. In questa prima manifestazione di Gesù Risorto manca Tommaso, che non crede come gli altri. I suoi dubbi esprimono la difficoltà della comunità degli Apostoli, a credere nella Resurrezione. Ecco perché Tommaso, nell'esercizio della sua ragione, vuole toccare i fori delle mani e del costato di Gesù. Ma quando Gesù, otto giorni dopo, si manifesta ancora e Tommaso lo vede, vede le sue mani e il suo petto, non lo sfiora nemmeno per verificare, si inginocchia e crede: «Mio Signore e mio Dio».
E ancora il Vescovo rivolgendosi a Gennaro: «A te, caro Gennaro, che riceverai l'Ordine Sacro del Diaconato, mi rivolgo con tanta gioia per il traguardo che oggi raggiungi prima di diventare, se Dio vorrà, presbitero. Il carattere ricevuto nel Sacramento del Diaconato, viene mantenuto intatto ed anzi esaltato nell'Ordinazione presbiterale ed episcopale».
«Miei cari seminaristi - ha detto don Ciccio- non dimenticate mai, che il Signore vede il cuore, ed è nel cuore che accogliamo la chiamata di Cristo e che decidiamo la nostra risposta, frutto del discernimento sapienziale. In questo discernimento siete accompagnati dall'intera comunità del Seminario, dagli educatori, dal padre spirituale e dal rettore don Rocco Scaturchio che ringrazio, e anche dalla comunità di appartenenza. Mi piace pensare- ha proseguito l'alto prelato pugliese- che nel diaconato si diventa partecipi del cuore del Vescovo e che, da questa mattina, il mio cuore caritativo si dilata, e potrà contare su un volto e due mani in più».
«Auguri, caro Gennaro, - ha aggiunto - a te, alla chiesa locale, alla tua parrocchia, alla comunità del Seminario e alla tua famiglia. Innamorati sempre di più di Gesù e del Vangelo. Ringrazio anche la tua famiglia in cui sei stato generato alla vita e alla fede cristiana e che ha contribuito alla tua scelta vocazionale. Abbi sempre cura del tuo cuore, vigila su di esso con la preghiera e le buone letture. Poiché sappiamo bene che l'uomo vede l'apparenza ma il Signore vede il cuore, caro Gennaro, lasciati guardare il cuore da Gesù e dalla sua Parola. Ripeti come Salomone: "Donami un cuore che ascolta, un cuore che sia sapiente" (1Re 3,9; Sap 9, 4). Se il cuore non è libero, può tradire, se stesso, Dio e gli altri. Ricorda le parole di Gesù: "Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13). L'amicizia di cui parla Gesù, è definita dal termine greco filía che si distingue dall'éros, attrazione, affascinamento, che trascina e stordisce».
L'amore di cui parla l'apostolo Paolo nell'Inno alla Carità è agàpe. La Carità caratterizza il ministero del Diaconato. La Carità la apprendiamo dai genitori, dai nonni, dalle persone che ci vogliono bene. La Carità genera e permea le relazioni.
Nel rito dell'Ordinazione diaconale è solamente il Vescovo che impone le mani sul capo del diacono, mentre nell'Ordinazione dei sacerdoti e dei vescovi, tutti i confratelli sacerdoti e vescovi presenti impongono le mani. Perché? Dice don Savino, che dà una risposta ad alta voce: «Mi piace pensare che nel diaconato si diventa partecipi del cuore del Vescovo e che, da questa mattina, il mio cuore caritativo si dilata e potrà contare su un volto e due mani in più».
Nella Basilica cassanese ad accompagnare il neo Diacono, il suo parroco don Massimo Romano, don Vincenzo Calvosa, e la sua famiglia, ad iniziare da papa Lorenzo, mamma Mimma Gentile, la sorella Maria Francesca sorella, il cognato Egidio Mannato e la zia Benedetta Gentile, da sempre al fianco del loro Gennaro, che con indosso il camice, la stola diaconale e la dalmatica, con un inchino ha ringraziato il Vescovo Savino, i confratelli presenti, il suo padre spirituale e parroco Emerito Monsignor Gaetano Santagada, il Diacono don Sebastiano Indraccolo e Saruzza.