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Dalla fondazione nel 1865 alle proteste per la soppressione nel 2012: la storia del Tribunale di Rossano, tra promesse e prospettive

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La storia non lascia dubbi circa l’importanza strategica e militare che l'allora città di Rossano ha sempre rivestito. Senza andare troppo indietro nel tempo, il De Rosis ci ricorda che nel 1865 in Città venne inaugurato il tribunale e nel 1875 venne inaugurata anche la sede di Corte d’Assise e Distretto Militare.

La sede era di tutto rispetto: Piazza Santi Anargiri, attuale co-sede del Comune di Corigliano-Rossano.

Dopo centocinquanta anni circa qualcuno ha pensato bene che la giustizia in Italia veniva gestita male e con un decreto legislativo, il 155 del sette settembre 2012, cancellava di colpo ben 57 tribunali dallo scacchiere del Paese, tra questi Rossano. Solo che la cura è stata peggio della malattia con la conseguenza di rendere il paziente (la giustizia) ancora più gravemente malato.

Unitamente al tribunale di Rossano vennero cancellati quelli di Alba, Ariano Irpino, Avezzano, Bassano del Grappa, Camerino, Casale Monferrato, Chiavari, Crema, Lanciano, Lucera, Melfi, Mistretta, Modica, Mondovì, Montepulciano, Nicosia, Orvieto, Pinerolo, Sala Consilina, Saluzzo, Sanremo, Sant'Angelo dei Lombardi, Sulmona, Tolmezzo, Tortona, Vasto, Vigevano e Voghera.

In Calabria rimasero attivi, oltre ai tribunali delle sedi provinciali, i presidi di Paola (16mila abitanti), Castrovillari (20mila abitanti), Palmi (18mila abitanti) e Locri (12mila abitanti), mentre il tribunale di Rossano (oltre 38mila abitanti all’epoca, circa 80mila oggi dopo la fusione con Corigliano) venne cancellato accorpandolo a quello di Castrovillari.

Normalmente, quando si verificano operazioni di razionalizzazione, è sempre il presidio più piccolo che viene accorpato a quello più grande; questa volta è successo il contrario e probabilmente anche questo è un caso più unico che raro.

Per portare avanti questo sciagurato progetto di redistribuzione dei tribunali non si è tenuto conto neppure delle distanze tra i vari centri. Rossano dista circa settanta chilometri da Castrovillari mentre Paola solo quaranta da Cosenza. Chi viene chiamato anche solo a testimoniare nei vari gradi di giudizio subisce ripercussioni pesanti sulla propria pelle. Immaginiamo i disagi di chi si recava prima a Rossano da Bocchigliero, Campana o Mandatoriccio ed oggi questi disagi sono moltiplicati per recarsi a Castrovillari.

Il territorio della Sibaritide è stato scippato del presidio che rappresenta la massima espressione della legalità e poco è importato, a chi ha perpetrato il tutto, se ci sono state tante spese da sostenere ed un edificio non certo idoneo ad ospitare i due tribunali, quello di Castrovillari e quello di Rossano.

Riorganizzare il tutto con personale rossanese da trasferire nella città del Pollino e detenuti che vanno avanti e indietro dal grande carcere di Rossano per i vari gradi di giudizio, sono stati la norma nei dieci anni successivi allo scippo.

A ben poco sono servite le lotte per evitare che il disegno incomprensibile della soppressione si evitasse. Su questo aspetto ci sarebbe da capire quale ruolo hanno avuto la politica, classe imprenditoriale e culturale della città. Agli occhi, forse distratti ma non troppo, di chi osserva è saltato in evidenza che a protestare siano stati in primis gli avvocati e gli impiegati del presidio, ma poi poco o niente.

Probabilmente il bizantinismo resta sempre nel DNA di ogni rossanese. Quando c’è stato da lottare per la sanità hanno protestato vibratamente medici ed infermieri, quando c’è stato da protestare per la Centrale Enel hanno protestato i dipendenti e le ditte appaltatrici, quando c’è stato da protestare per la sede Inps è successa la stessa cosa.

Nella sola Rossano, senza contare Corigliano ormai unificata, si contano centinaia di avvocati e la mancanza di un presidio legale ha reso più problematica la loro professione.

Tanti i politici interessati dalla vicenda rossanese e tutti, nessuno escluso, a prendere impegni che lo scippo andava sanato con la restituzione del tribunale alla città di Rossano. Uno per tutti, ma ce ne sono di tutte le appartenenze politiche, l’ex ministro della giustizia Andrea Orlando che nella redazione del programma elettorale 2013 del PD, s’impegnava circa la “necessità di correggere le macroscopiche storture conseguenti alla revisione della geografia giudiziaria, al fine di riaprire il Tribunale di Rossano”.

Ora sembra di capire che finalmente si voglia mettere mano seriamente alla questione, ma ancor prima di risolvere davvero il problema, si assiste già a prese di posizioni di cui sinceramente non se ne sente bisogno; tutti pronti a prendersi meriti se il progetto di restituzione andrà in porto.

Dopo la querelle dell’immobile da rendere disponibile, sanato nelle ultime ore con una delibera consigliare, sarebbe proprio il caso che ognuno continui a remare nella giusta direzione per sanare un torto subito dal territorio.

I cittadini sapranno valutare chi ha preso questa assurda decisione, chi ha preso impegni per sanarla, senza mantenerli e chi ha lavorato per riportare tutto alla normalità.

foto in copertina di Paolo De Benedetto

Gino Campana
Autore: Gino Campana

Ex sindacalista, giornalista, saggista e patrocinatore culturale. Nel 2006 viene eletto segretario generale regionale del Sindacato UIL che rappresenta i lavoratori Elettrici, della chimica, i gasisti, acquedottisti e tessili ed ha fatto parte dell’esecutivo nazionale. È stato presidente dell’ARCA territoriale, l’Associazione Culturale e sportiva dei lavoratori elettrici, vice presidente di quella regionale e membro dell’esecutivo nazionale. La sua carriera giornalistica inizia sin da ragazzo, dal giornalino parrocchiale: successivamente ha scritto per la Provincia Cosentina e per il periodico locale La Voce. Ha curato, inoltre, servizi di approfondimento e di carattere sociale per l’emittente locale Tele A 57 e ad oggi fa parte del Circolo della Stampa Pollino Sibaritide