È iniziato il sit-in di protesta al Porto: «Un'aggressione senza precedenti»
Da Stamattina una decina di attivisti del comitato "Giù le mani dal Porto" si sono dati appuntamento davanti ai cancelli dello scalo per ribadire un concetto: «No all'industria pesante». Inviata una lettera a Occhiuto
CORIGLIANO-ROSSANO - «No all'industria pesante nel nostro porto». Questo lo striscione che da stamani campeggia all'ingresso del grande scalo portuale di Corigliano-Rossano, issato dal comitato civico Giù le mani dal porto. Una decina di attivisti si sono dati appuntamento lungo viale Salerno per poi accedere all'area pubblica della darsena. Qui dopo aver appeso lo striscione hanno montato delle tende a simboleggiare la mission della protesta che, di fatto, sarà un vero e proprio presidio fino a quando le loro richieste non saranno ascoltate.
A capeggiare la protesta l'ex senatrice Silvana Abate, oggi alla guida del comitato e sempre più lanciata verso una candidatura a sindaco autonoma in viste delle prossime elezioni amministrative di primavera. Con lei quanti, in questi mesi, sono sempre stati fedeli alla linea della contrarietà all'investimento industriale all'interno della darsena. «Stiamo subendo un'aggressione senza precedenti» dicono i manifestanti.
Intanto cresce l'attesa per l'incontro previsto il prossimo venerdì 19 gennaio nella sede dell'Autorità portuale di Corigliano-Rossano, quando il presidente del Sistema dei Porti Calabresi, l'ammiraglio Andrea Agostinelli, insieme al management di Nuovo Pignone Baker Hughes, presenteranno il piano industriale previsto all'interno del grande scalo sibarita.
Non solo. Per rendere ancora più concreta questa istanza i manifestanti hanno scritto al presidente della Regione, Roberto Occhiuto. Nella missiva ,gli attivisti hanno espresso tutte le ragioni della loro protesta chiedendo, ancora una volta, chiarezza: «Ma che disegno c'è dietro a tutto questo?» - chiedono i 19 firmatari, con a capo l'ex senatrice Abate, in una sospettosa domanda rivolta al governatore. E poi sottolineano: «Avvertiamo - scrivono tra le righe di un'accorata missiva - tanta amarezza per l’indifferenza con cui è stata trattata e continua a esserlo tutta la vicenda. Ma lei lo sa che il porto è inserito dentro la città, precisamente a Schiavonea? Lo sa quanti bambini abitano a Rivabella, quartiere di Schiavonea, attaccato al porto? Anche lei ha famiglia, sinceramente vivrebbe lì? Manderebbe i suoi figli a lavorare lì nella BH? E il porto l’ha mai visto quando accoglieva i migranti e mentre i cittadini accorrevano con coperte e aiuti? E il porto l’ha mai visto quando accoglie i nostri pescatori che si riparano dalle tempeste in mare? Forse prima di scegliere il futuro di una città, sarebbe necessario e opportuno fare un giro, parlare con gli abitanti, cogliere il valore della realtà, che nella fattispecie si vuole donare impunemente. Ma i governanti credono di sapere tutto, di poter gestire i territori e la vita altrui, ignorando i luoghi, la vita sociale, economica, culturale e umana che satellita intorno a realtà come Schiavonea».
Da qui, una richiesta affinché «nell’immediatezza, preferibilmente non oltre il 15 gennaio 2024, si tenga un incontro pubblico con Lei, presso il Mercato Ittico del porto di Corigliano Rossano, per discutere con la marineria e la cittadinanza, com’è giusto e doveroso che sia, circa l’inopportuna scelta di concedere il nostro porto all’industria pesante, che gravi e irreparabili danni potrebbe (di certo) arrecare al nostro mare, alla gente che abita vicino, al nostro territorio e alle nostre vite. In attesa di un suo gentile e immediato riscontro, le auguriamo buon anno nuovo, presidente, alzando i calici in nome del nostro porto che spera di non essere ceduto ad alcuno».