Michela, tra le più giovani laureate d’Italia con il peso di un disturbo della personalità
Ventuno anni, di Crosia Mirto ha conseguito la laurea in Scienze e tecniche Psicologiche a Chieti. La diagnosi di disturbo borderline di personalità non l'hanno fermata e dalla disperazione è rinata come una Fenice
CROSIA MIRTO – Una giovane calabrese di 22 anni non ancora compiuti, è tra le più giovani laureate d'Italia che ha conseguito il titolo accademico triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università di Chieti. Un traguardo che vale doppio perché Michela Blefari di Crosia Mirto è una brillante ragazza che da tempo combatte con una sindrome silente.
Michela nell’ultimo anno ha scoperto di essere affetta da un disturbo borderline di personalità (DBP), caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sè e dell’umore e da una marcata impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri.
Contattiamo la giovane neo-laureata a cui chiediamo se è disposta a parlare della sua esperienza: «Si volentieri, potrebbe essere un input per altre persone che vivono il mio stesso disagio. Vorrei anche puntualizzare che diagnosi di questo tipo non sono definitive e che se accompagnate da una adeguata terapia farmacologica e psicologica, possono originare notevoli miglioramenti dello stato di salute».
Michela è una ragazza solare, allegra e anche molto determinata e ci racconta senza filtri la sua storia, dove lo sport, precisamente il karate ha fatto la differenza. Dall’età di 5 anni frequenta i corsi di arti marziali, fino a diventare cintura nera secondo dan: «Il karate e lo studio mi hanno aiutata tantissimo a gestire i sintomi del disturbo di cui soffro, tanto da non essermene mai preoccupata seriamente. La malattia è, se così si può dire, “esplosa” completamente meno di un anno fa. Il lockdown dovuto al covid ha amplificato i sintomi al punto che l’enorme rabbia che sentivo, la difficoltà di socializzare, la depressione ed i forti cambiamenti d’umore, mi hanno portato a rivolgermi ad un terapista».
Da lì in poi è iniziato il periodo nero per Michela che l’ha spinta al ricovero presso il reparto di psichiatria dell’ospedale di Chieti: «È li che mi hanno diagnosticato il disturbo ed è proprio in quei giorni che è iniziata la mia rinascita. Ho ripreso gli studi e sono riuscita a laurearmi addirittura in anticipo. La voglia di vivere è stata più forte e più grande della stessa malattia».
Un exploit di cui anche i medici sono rimasti impressionati. Il sostegno della famiglia e del suo fidanzato, giovane medico pugliese, sono stati fondamentale per la grintosa calabrese che già guarda al futuro con la voglia di realizzare progetti importanti: «A settembre inizierò l’anno accademico per conseguire la laurea magistrale in Psicologia clinica e con il mio fidanzato stiamo progettando di andare a vivere insieme. La verità che oggi sono una donna felice».
Michela ha tutte le carte in regola per esserlo sempre di più, dotata di una forte grinta che trasmette in ogni parola e in ogni risata. Continuerà la terapia ma, i grandi passi avanti fatti in poco tempo, denotano come una grande forza di volontà unità ad una cura adeguata possano portare la luce lì dove il buio ha dominato per troppo tempo.