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Rossano: città a secco, è scaricabarile

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di SERAFINO CARUSO Come a ogni inizio estate, manca l’acqua in buona parte della città. Dal centro storico (parte bassa) finanche a diversi quartieri dello Scalo. Qualcuno, in campagna elettorale, lo aveva detto: i veri problemi della città sono la carenza di acqua ai rubinetti e la mancanza di rete fognante. In effetti, è così. Per diversi giorni, da Torre Pisani a Via Margherita fino ad alcune zone del quartiere Donnanna, sono state tante le abitazioni rimaste senz’acqua. Con tutti i disagi che ne conseguono. E abbiamo assistito al solito triste giochetto dello scaricabarile. La questione è di una gravità inaudita. Non è vero che manca l’acqua. Mancano le capacità e le competenze affinché l’acqua delle tante sorgenti della nostra montagna possa essere raccolta e tenuta in riserva. Non ci sarebbe bisogno neppure di ricorrere alla costruzione di nuovi pozzi, così come ha promesso di fare la nuova amministrazione comunale. Che sia chiaro: ben vengano nuovi pozzi, perché è sempre un bene averne. Ma si dovrebbe puntare soprattutto a preservare l’acqua che già abbiamo. Quella delle tante sorgenti di montagna che scorrono senza una chiave d’arresto. Giorno e notte. Continuamente. Tutta acqua che si perde mentre interi nuclei familiari del centro storico, dello Scalo e di diverse contrade devono fare i conti con la siccità dei rubinetti delle proprie case. Antoniotti ci ha tenuto a precisare, nei giorni scorsi, di aver avviato durante la sua amministrazione diversi progetti a tal proposito. Ma quasi cinque anni non sono bastati. Lo stesso Antoniotti ha addossato alcune responsabilità all’uscente commissario prefettizio, Aldo Lombardo. Ma il commissario, in sette mesi di amministrazione, cosa avrebbe potuto fare a fronte di anni e anni di immobilismo amministrativo e gestionale della politica nostrana? Che la si smetta di accusare chi non ha avuto le possibilità in termini di tempi e mezzi per affrontare una delicata faccenda come questa. Il problema acqua arriva da lontano. Da molto lontano. Inutile venire a dire che si poteva fare questo o quell’altro. Il tempo a disposizione lo si è avuto. Adesso tocca alla nuova amministrazione guidata dal primo cittadino Mascaro. Che potrebbe essere il sindaco che risolverà una volta per tutte l’emergenza. Ci sono interi quartieri del centro storico, come S. Antonio, Bancato e Pente, che da sempre lamentano questa situazione. Non è mai interessato a nessuno risolvere la cosa definitivamente. Gli strumenti a disposizione ci sono. Ci sono finanziamenti che arrivano finanche dall’Unione Europea. Ma in passato si è preferito intervenire a singhiozzo. Preferendo tamponare il disagio momentaneo senza guardare al domani. In singole occasioni, è stata rifatta completamente la condotta idrica. Come in qualche contrada. Per il resto, il nulla. Solo interventi tampone. È così che si vuole proporre la città di Rossano quale meta turistica di respiro internazionale? A cosa serve avere il Codex se poi non abbiamo l’acqua nei rubinetti delle case e dei ristoranti? Che si rifletta bene su tutto ciò. Intanto, Mascaro ha detto di essere già al lavoro «per fronteggiare le conseguenze di una mancata programmazione e di ritardi che, rispetto a una situazione che era chiarissima da tempo nella sua gravità, potevano e dovevano essere evitati e governati, soprattutto in vista della stagione estiva». Mascaro ha firmato un’ordinanza di pubblica utilità per la realizzazione urgente di ulteriori pozzi per l’approvvigionamento di acqua. Serve decisionismo e capacità di intervento. Senza se e senza ma. Non ci sono più scuse. Le case non possono rimanere senza acqua. Neppure d’estate. Lo spreco d’acqua c’è e va fermato. I tempi dello scaricabarile sono finiti. Per Mascaro, è una sfida. Un impegno che, se portato a termine, lo renderà indelebilmente caro a tutti i cittadini.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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