Troppi pavoni nel centro sinistra autoctono, ecco perché si perde sempre. Anche a tavolino. Come rischia di accadere anche questa volta. I rossanesi lo sanno benissimo. Soltanto le primarie, da organizzare e fissare però da subito, potranno forse salvare, da sè stesso, il Pd bizantino! E, neppure tanto paradossalmente, soltanto i vertici cosentini del Partito di Renzi in Calabria, da Magorno ad Adamo, da Bevacqua alla Bruno Bossio potranno riuscire nell’impresa altrimenti impossibile: far trovare la quadra nel cerchio immobile dell’indigena
gauche plurielle. Che ormai, bandiere e utopie ammainate, ha soltanto bisogno di ritrovarsi e sentirsi rappresentata da una personalità credibile ed autorevole. Certo.
Ma anche e soprattutto decisionista ed efficace. Una personalità capace. Sia, in prima battuta, di acquetare animi, frustrazioni e velleità. Sia, con la vittoria elettorale in mano, di far capire ai suoi una cosa semplicissima: non si governa una città grande, importante e complessa come Rossano, rinchiudendosi in una torre d’avorio e lasciando che i propri principi-assessori, in guerra tra loro, possano mettere le mani su tutto. Un film già visto!
Oggi più che mai, tutto ruota sulla scelta del nome. Né potrebbe essere altrimenti; così come del resto impongono sia l’elezione diretta del sindaco (tra le più riuscite riforme legislative nella direzione del decisionismo di governo locale, nonostante non lo si riconosca mai abbastanza); sia, soprattutto, l’ormai chiaro clima presidenzialista post berlusconiano nel quale l’ex sindaco di Firenze sta di fatto spingendo perfino la parte più riottosa del suo partito e, in generale, il dibattito politico nazionale.
Alle anime, bianche e nere, del Pd locale serve allora una vera faccia tosta. Non un cosiddetto primus inter pares! Anche perché, se nel centro destra è tutto più chiaro, a sinistra c’è troppa babele e ci sono troppi teatranti dietro le quinte. Con il primo tra pari si farebbe, purtroppo, la fine dell’ultima esperienza amministrativa rossanese. Né serve un Ulisse in tour nel Mediterraneo con i proci ad Itaca ad insediare Penelope! Piaccia o meno la traduzione italiana del
dux latino, al centrosinistra rossanese, più chiassoso di un asilo a ricreazione, serve disciplina. Ed un condottiero. Con tanta esperienza. Con gli attributi. Senza peli sulla lingua. Incapace di buonismi. Deciso sulle opzioni da condividere. Trasparente sulle visioni ma fermo sulle scelte.
Che sia intollerante al dibattito fine a sè stesso (perché non può essere un valore assoluto discutere di tutto, sempre e comunque). Che si dimostri inattaccabile, certo, dal punto di vista personale e senza doppia morale (Seneca con gli avversari e nelle piazze; Richelieu per gli affari privati!). Ma – attenzione – serve che sia anche un primo cittadino capace di dialogare e seriamente (senza insofferenze e frustrazioni) con tutto il territorio, piccoli e grandi; superando una volta per tutte le antipatie storiche che la classe dirigente locale, di destra e di sinistra, ha purtroppo generato ed incancrenito a sud del Trionto ed a nord del Cino. Insomma, un sindaco che riconosca pubblicamente, senza temere di essere arso in Piazza Lefosse, come Giordano Bruno, dall’Inquisizione della defunta autarchia bizantina, che anche Rossano fa parte di un sistema nel quale sono i pianeti a girare attorno al Sole e non viceversa. Dedicando, magari, come suo primo atto simbolico, una piazza cittadina a Niccolò Copernico.
Pourquoi pas? Fin qui la diagnosi e l’ironia. Il problema vera resta la terapia.
Nella pentola di sinistra, dei nomi buoni a giocarsi la sfida amministrativa, c’è di tutto e di più. Vecchi e nuovi. Partiamo da questi ultimi. Nella frittata delle indiscrezioni trovano spazio due giovani avvocati:
Aldo Zagarese e
Rosellina Madeo. Figlio d’arte il primo, oggettiva novità femminile la seconda. Su entrambi poche obiezioni dalla piazza. Ma servirebbe più capacità di lobbying. Cosa che invece non manca affatto ad
Antonello Graziano, già assessore al bilancio del presidente della provincia di Cosenza Oliverio, oggi governatore regionale ed a
Nicola Candiano, noto ed affermato avvocato con l’hobby della strategia politica. Potrebbe anche esservi un’altra donna nel paniere,
Antonella Converso, già dinamica assessore al turismo con
Filareto sindaco. Senza contare, infine, l’opzione Tonino Caracciolo. Sintetizzando sicuramente esperienza amministrativa (già sindaco negli anni ’80-’90), un certo decisionismo, notoria competenza regionale su più fronti, spiccata capacità di relazioni su larga scala ed un
approccio comparativo europeo che gli deriva anche dal saper salire e scendere da un aereo (dettaglio per nulla irrilevante se si ambisce a governare nel 2015!), proprio Caracciolo potrebbe rappresentare una utile soluzione di superamento. E chissà anche vincente. Allineando Rossano con Roma e Catanzaro. Ma il dado non è ancora tratto.
Dixit dux!