Referendum, nell'alto e basso Jonio è un trionfo del No
di SERAFINO CARUSO
Un voto netto e inequivocabile, quello sul referendum costituzionale di ieri, anche in Calabria. Dove, seppur con la più bassa percentuale di votanti (54,43 %), il "No" alla proposta di riforma costituzionale avanzata dal Governo Renzi ha vinto con il 67 % contro il 33 % del "Si". Una sconfitta, quindi, non solo per Renzi, ma anche per il Governatore della Regione, Mario Oliverio. Che sulla riforma ha investito tanto. Riuscendo a trovare persino il tempo di riaffacciarsi tra Rossano e Corigliano dopo mesi e mesi di "vacatio". Gli errori, nella vita così come in politica, prima o poi si pagano. A nulla è valso l'annuncio del progetto definitivo, a Corigliano, del nuovo ospedale della Sibaritide. A nulla è valso venire a Rossano a parlare di agricoltura con il Ministro Martina. Dov'è stato, Oliverio, nell'ultimo anno in cui gli agricoltori di Rossano e Corigliano hanno chiesto a più riprese aiuti concreti per il post-alluvione del 12 agosto 2015? Mai visto, da queste parti. Se non in quelle tragiche ore. I cittadini queste cose non le hanno dimenticate. Perché i cittadini di Corigliano e soprattutto di Rossano hanno risposto in maniera netta e decisa. La risposta, così come in tutta Italia del resto, è stata data oltre che nel merito della proposta di riforma costituzionale, anche sulle politiche (sbagliate) di un Governo nazionale e di un Governo regionale che non sono stati in grado di dare soluzioni concrete ai problemi dei cittadini. Nel caso della Calabria, cittadini che vivono da sempre precarietà e difficoltà. Che questo voto serva, almeno, a far riflettere chi di dovere. Ché i cittadini sono arrivati al limite estremo delle forze. Chi resta. Perché una buona percentuale è già andata via. Ma l'emigrazione non stenta a diminuire.
IL VOTO NELLA SIBARITIDE Se in Calabria il "No" ha vinto con il 67 %, nella Sibaritide la tendenza è in linea con il resto della Regione. Con Corigliano (maggiore centro provinciale dopo il capoluogo Cosenza) che vede il "No" vincere con il 68 % contro il 32 % del "Si". Anche a Crosia Il NO vince con 2.487 preferenze, pari al 67,52% dei voti validi, mentre il SI ha ottenuto 1.196 preferenze (32,48% dei voti validi). L’affluenza alle urne si è assestata al 51,12% pari a 3.716 votanti dei 7.212 aventi diritto. Dato ancora più netto a Cassano e Rossano. Nella cittadina del Sindaco Papasso il "No" ha vinto con il 71 %. In quella amministrata dal collega Mascaro, dove si registra uno dei dati più bassi per quanto riguarda l'affluenza (49 % a dispetto del 54 della Regione e del 68 nazionale), vittoria del "No" con il 70 %. Percentuali altissime, quindi. Che lasciano spazio a poche analisi: i cittadini di questa parte della Calabria (troviamo un dato sul 70 % solo a Crotone, tra tutti gli altri capoluoghi di Provincia, dove comunque ha vinto il "No") non hanno approvato la riforma. Bocciando, soprattutto, un modo di governare che per questo territorio ha fatto solo danni. In sanità, con il diritto alla salute ormai un lontano ricordo. Per la giustizia, che ha visto la chiusura del Tribunale di Rossano (unico in Calabria) e le tante vane promesse dei vari Orlando, Oliverio e compagnia bella nelle campagne elettorali per le politiche del 2013 e le regionali del 2014. Per i trasporti, con una linea ferrata ormai inesistente e treni soppressi a vantaggio del trasporto su gomma. Per una statale 106 da sempre cavallo di battaglia in ogni competizione elettorale, ma mai veramente presa in considerazione. Un turismo che non decolla. Un'economia crollata ai minimi termini. Aspetti che, tutti insieme, hanno portato al tracollo dell'attuale classe dirigente. I calabresi e i sibariti hanno espresso, con il voto di ieri, un voto contro l'arroganza e la supponenza. Contro la sfacciataggine. Contro chi è senza vergogna. Contro chi ha affossato, con politiche sbagliate, questo territorio. Ma, soprattutto, i calabresi e i sibariti hanno votato "per". Per un cambiamento vero, reale, necessario. Un cambiamento che parta da solidi presupposti. A iniziare da una vera riforma della Pubblica Amministrazione, della burocrazia. Vero ostacolo al decollo di questa terra bellissima, ma relegata in un angolo da tutte le classi dirigenti e politiche. Per una Calabria che si rimetta al passo con il resto del Paese. Per vere politiche del lavoro e contro la disoccupazione. Per un taglio reali degli sprechi e degli sperperi, tanto in politica quanto nella Pubblica Amministrazione. Un appello, infine, anche ai responsabili locali del partito di maggioranza del Paese, il Partito Democratico: si rifletta su questo dato elettorale. Ma si rifletta bene. Con analisi e rispetto. Per i cittadini che hanno espresso un dissenso sul merito della riforma e su chi l'ha proposta.