Si può volare davvero molto in alto, senza correre il rischio di bruciarsi le ali al sole e precipitare giù. Perché se c’è una cosa che alla nostra terra può fare davvero bene e senza creare martiri è la fame di ambizione. Non quella che brucia mortalmente, e lo sa bene il povero Icaro, ma quella che mette al “talento” delle ali ignifughe e gli fa ottenere tutto ciò che vuole. Se poi succede che nord e sud smettono, a suon di urlacci, di farsi la guerra, come hanno fatto il calabrese Rocco Arcaro e il varesino Rosario Benedetto, si può scrivere proprio una bella storia che parla di valori aggiunti e di buona volontà. Parla di rose, soprattutto, che solo a raccontarla, se ne sente già il profumo. «L'idea di proporre un nuovo modello di agricoltura, l’agricoltura biodinamica – spiega a “L’Eco dello Jonio” il tecnico agronomo Rocco Arcaro – si è sposata perfettamente con l’iniziativa imprenditoriale di un ragazzo del profondo nord, Rosario Benedetto, stabilitosi a Roseto Capo Spulico con l’obiettivo di ricreare la rosa locale. Ha colto sin da subito e fatto proprie le potenzialità di un modello agricolo votato alle tradizioni e che mira al recupero di un tipo di produzione per cui gli antichi contadini si richiamavano ai ritmi stagionali e che facevano con anima, cuore e passione. Non si tratta ovviamente solo di coltivare rose, ma anche di creare oli, essenze, profumi e, perché no, dare valore aggiunto ai piatti tipici calabresi, renderli unici col sapore di rosa. Rosetum, l'azienda pensata e resa possibile da Rosario Benedetto, nascerà a breve – continua Arcaro – anche grazie ai Pisl regionali, finanziamenti che permetteranno di dar vita non solo a prodotti, ma anche a “servizi” attraverso la proposta di cure verdi, percorsi terapeutici e del benessere a cui un vivaio in cui sono già state prodotte oltre mille rose, farà da contorno. Dopotutto, se la coltivazione è ancora oggi considerata da molti un classico impianto produttivo, ciò di cui vogliamo farci promotori è anche la consapevolezza che la produzione di qualità è quella che ha una ricaduta sociale, quella che dà vita non solo ad articoli agroalimentari, ma anche a servizi immateriali». Un’idea fortunata, uguale solo a sé stessa. Una “visione”, come la definiscono gli stessi Arcaro e Benedetto che, chissà, potrebbe forse stuzzicare la fantasia di qualcuno disposto a investirci su. «Ci definirei quasi una nave senza nocchiere. Se anche le politiche agricole e comunitarie ci fossero favorevoli, se anche in Regione si decidesse di puntare di più su questo territorio partendo dal basso, rimarrebbe il problema delle aziende agricole, sorde al nostro spirito imprenditoriale e poco informate su una realtà, la nostra, che non è votata solo alla produzione ed al fatturato, ma all’offerta di un buon servizio». m. f.