Sanità, scoppia il caso dei farmaci immunosoppressori in Calabria
Schierarsi Corigliano-Rossano denuncia: «Farmaci originali sostituiti con equivalenti anche per trapiantati e fragili». Chiesto un chiarimento al Commissario Occhiuto
CORIGLIANO-ROSSANO – Esplode un nuovo fronte di tensione nella sanità calabrese. Il movimento civico La Piazza di Schierarsi Corigliano-Rossano denuncia una pratica che, se confermata, aprirebbe uno squarcio sulla gestione dei farmaci per i pazienti più fragili: la presunta sostituzione forzata, in diverse farmacie aderenti alla DPC (Distribuzione per Conto), dei farmaci immunosoppressori originali con equivalenti scelti sulla base delle gare d’appalto regionali.
Una procedura – sostengono dall’associazione – che metterebbe a rischio l’appropriatezza terapeutica di persone trapiantate o con fragilità cliniche, per le quali la sostituzione del farmaco non sarebbe un’opzione ma un potenziale pericolo.
A denunciare pubblicamente la situazione è anche il trapiantato di rene Premio Iaquinta, che racconta di aver avuto «malori diffusi» dopo l'assunzione dell’equivalente dell’immunosoppressore prescritto, con un’indicazione chiara arrivata dal proprio Centro Trapianti: assumere solo il farmaco originale (CellCept).
Una testimonianza rilanciata anche da M.R., trapiantato di fegato residente a Schiavonea, che confermerebbe la difficoltà crescente nel reperimento dei medicinali originali, nonostante l’indicazione clinica.
Domanda secca e polemica sollevata dal movimento: «Come si può parlare di appropriatezza terapeutica se il paziente non può accedere al farmaco indicato dal medico?»
Secondo Schierarsi, le scelte operate a livello regionale punterebbero più a contenere la spesa che a garantire le cure adeguate, riducendo la sicurezza clinica dei trapiantati a variabile economica. Nel mirino anche la rinuncia alla tracciabilità produttiva completa del farmaco originale, ritenuta dall’associazione elemento essenziale per chi vive una condizione di fragilità immunologica.
Il movimento parla apertamente di una «visione econometrica e affaristica che sopravanza l’efficacia terapeutica», arrivando a denunciare come alcune terapie – fino a ieri completamente gratuite – oggi comportino differenze di prezzo anche da 100 a 200 euro per chi sceglie, su indicazione medica, il farmaco originale: costi proibitivi per molte famiglie calabresi.
Il movimento chiama in causa direttamente il Commissario al disavanzo sanitario e Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, chiedendo una presa di posizione chiara: Come intende la Regione garantire la continuità terapeutica ai pazienti trapiantati? Quali tutele verranno messe in campo per i cittadini che non possono permettersi i farmaci originali? Quali controlli sono stati predisposti nei centri che applicano la DPC?
Domande che, secondo Schierarsi, esigono risposte immediate poiché «non si può continuare a scaricare sui pazienti fragili il peso delle politiche di contenimento della spesa».
La nota diffusa dal movimento assume i toni di una vera e propria denuncia pubblica, con l’annuncio di iniziative formali qualora la Regione non intervenga rapidamente a ristabilire criteri di appropriatezza e tutela dei pazienti fragili.
Una vicenda destinata a infiammare il dibattito politico e istituzionale, in un momento già critico per la sanità calabrese tra carenza di personale, liste d’attesa esplose e ritardi cronici sui servizi territoriali.
Schierarsi promette battaglia: «Porteremo questa criticità nelle sedi competenti se non arriveranno soluzioni immediate». Una pressione politica che, nelle prossime ore, potrebbe costringere il governo regionale a chiarire la propria posizione su un tema estremamente sensibile, che coinvolge il diritto alla cura e la fiducia stessa dei cittadini nelle istituzioni sanitarie.