La chiarezza di Fratelli d'Italia: se la pezza è peggiore del buco
Una precisazione scomposta che spara accuse a zonzo. Ad un partito autorevole chiediamo che circoscriva le insinuazioni: quali interessi ci sarebbero in ballo e chi li starebbe difendendo?
CORIGLIANO-ROSSANO - Una denuncia ha un valore se circoscrive e dettaglia fatti e circostanze, diversamente sono illazioni; è puro pettegolezzo da marciapiede. Che ci sta nella vulgata, nel chiacchiericcio popolare ma non è ammesso in politica, dove chiunque difende un proprio ruolo deve essere consapevole di quello che dice e del credo che difende. Era questo quello che, un tempo, insegnavano - i “grandi” ai più piccoli - quando nella nostra città c’erano le sezioni politiche, quando a destra si faceva militanza. Oggi, invece, continua la rincorsa inesorabile ad una comunicazione senza regole e senza alcun criterio. Valanghe di comunicati stampa per non dire nulla, se non per sventolare illazioni appunto, e cambiare bersagli di volta in volta.
L’ultima sortita comunicativa, poi, di Fratelli d’Italia è una magistrale lezione di cosa non è la comunicazione politica. A chi si rivolge il coordinamento cittadino quando accusa un non meglio definito soggetto di fare «diffesa d’ufficio o servilismo»? Impostazione politica, innanzitutto, pretende chiarezza. Senza paura di smentita. A chi si riferisce Fratelli d’Italia? Lo dica apertamente e con indomito coraggio, se non vuole rinnegare la sua storia. Perché di ricostruzioni incomplete e parziali, fino ad ora, ne sono state lette solo da una parte.
Qualora, però, quella replica scialba di un partito fosse stata riferita all’Eco dello Jonio, almeno nella parte relativa alla «questione dell’errata corrige» non possiamo fare a meno di evidenziare che la pezza, cari componenti del coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia di Corigliano-Rossano, è peggiore del buco.
Il perché lo dice non solo il lessico e la spiegazione letterale del termine ma anche i fatti e le circostanze. Ribadiamo, quella errata corrige non è un’errata corrige ma la consapevolezza di un imbarazzo palese per un precedente comunicato inviato – nientemeno – che una settimana prima. E sapete perché? Perché in quella nota di “rettifica” non si chiede solo la rimozione (non la correzione) di un termine e, nel caso specifico, di un’accusa di truffa riferita al segretario comunale Lo Moro (che cambia il senso a tutto); ma si fa un clamoroso passo indietro. Dal momento che la stessa errata corrige viene inoltrata alla stampa solo dopo precisazione fatta dallo stesso Lo Moro, che evidenziava proprio il “falso giudiziario” che emergeva dalla nota di FdI. Quindi, l’errore è concettuale (non «materiale») e vanno bene (e sono doverose) le scuse che, però, cristallizzano il dato – politico – di un partito che evidentemente è poco attendibile nella diffusione dei propri contenuti.
Non vogliamo perderci nell’analisi del comunicato stampa anche perché, per quanto ne possa dire Fratelli d’Italia, di difendere Paolo Lo Moro ci interessa poco, anzi nulla e – come tutti – aspettiamo l’esito delle indagini giudiziarie che lo coinvolgono per poter, solo allora, fare delle considerazioni. Una cosa, un’altra cosa, però, sarebbe opportuno che il coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia la chiarisca e bene, anzi, pretendiamo che lo faccia dettagliatamente dal momento che si è avventurato in un’altra accusa dal tono giustizialista e – per dirla alla Diego Abbatantuono - “mazzulatore”: a chi e a cosa si riferisce FdI quando testualmente scrive: «Comprendiamo che vi possano essere interessi da tutelare, soprattutto quando in gioco vi sono interessi». Quali sarebbero questi interessi in gioco? E soprattutto chi sarebbe questa entità che dovrebbe tutelare tali interessi e che con pavidità la si mantiene volutamente astratta? Lo si dica candidamente, con nomi, cognomi, circostanze e dettagli.
Non c’è nessun «terreno emotivo» da calcare e da quanto ne sappiamo sulla figura di Lo Moro, che è un funzionario dello Stato, ad oggi e fino a sentenza definitiva, non ci può essere nemmeno un giudizio sommario sulla sua condotta. Al contrario, però, si potrebbe fare obiezione sull’opportunità di caricare tante deleghe su un unico funzionario. E questa sarebbe una polemica – sacrosanta – che colpirebbe il cuore della politica comunale. È li che bisognerebbe indirizzare eventuali accuse a meno che non ci siano interessi di natura politica più grandi che, come ricordavamo ieri, riguardano le sfere regionali. E quello è un altro discorso.
Una chiusa finale, brevissima: in un mondo di mercenari a buon mercato, il servilismo è un rischio da mettere in conto. È vero. Ma un vecchio saggio rossanese recita più o meno così: “U’ can ‘e Renz, com’è si pensa…”