Stasi sui palchi di Vibo Valentia parla da leader di una nuova politica calabrese
Il rieletto primo cittadino di Co-Ro invitato ad intervenire al comizio di Enzo Romeo, candidato sindaco del “campo largo”, rilancia l'autorevolezza della città jonica ma di fatto lancia un messaggio all'intera sinistra: Stasi c'è
CORIGLIANO-ROSSANO - «Se sarò eletto farò il sindaco per tutta la durata del mandato». Lo ha ribadito più volte Flavio Stasi dai palchi dell'ultima campagna elettorale di Corigliano-Rossano che lo ha incoronato sindaco con il 65% dei voti. Lo ha detto quasi a voler tranquillizzare una voce, sempre in crescendo durante le ultime settimane, su una sua possibile candidatura alle prossime regionali del2026 o, più in là, alle politiche del 2027. Voci puntualmente smentite dall'interessato e, ad oggi, non ci sarebbe ragione per non credergli. Sicuramente non sarà Stasi a fare un passo avanti per chiedere spazio. Ma cosa potrebbe accadere se a Corigliano-Rossano, fra qualche mese, arrivasse la delegazione trattante del campo largo di sinistra per chiedere al Sindaco di candidarsi alla Presidenza della Regione Calabria?
È innegabile che Corigliano-Rossano, essendo ormai la terza città della Calabria ma anche la città baricentro dei grandi disagi e dei paradossi della regione, giochi – differentemente dal passato - un ruolo chiave anche nelle dinamiche politiche calabresi. Questo è un dato di fatto. Tant'è vero che ieri, il rieletto sindaco jonico, forte della sua strabordante vittoria, è salito sui palchi di un'altra campagna elettorale “strategica”, quella che si sta giocando a Vibo Valentia, dove proprio il candidato sindaco dello stesso “campo largo” di sinistra, Enzo Romeo, partito senza il favore dei pronostici, è riuscito a portare al ballottaggio il più quotato avversario del centro destra. Stasi da quel palchetto elettorale, ieri pomeriggio, ha parlato da leader di una nuova politica calabrese.
Le sue parole sono state pungenti, stilettate dirette al cuore del sistema politico regionale, che indubbiamente prendono di mira l'attuale establishment della cittadella di Catanzaro, e quindi Occhiuto (duri gli attacchi sulla «gestione clientelare» della Sanità), ma lette in un quadro generale, più ampio, si riferiscono a tutto quello che è il blocco sistemico che da oltre 50 anni, a fasi alterne, regge in mano le sorti della Calabria. E non a caso, il liete-motiv di Stasi nel suo intervento in terra vibonese è stato quello del cambiamento. «C'è un'altra Calabria – ha detto Stasi – quella dei territori, quella che vuole emergere e che si oppone alle strutture di potere, che si oppone a una politica che sta continuando a barattare gli interessi della comunità in cambio di posti nei listini, in cambio delle poltrone e di poste nelle strutture politiche». Questa Calabria anti-sistema e che «vuole cambiare, oggi esiste – ha sottolineato – e ha dimostrato di poter vincere contro tutto e tutti. Perché i cittadini hanno capito che è arrivato il momento di cambiare pagina, ha capito che è il momento di ribellarsi e di avere nei comuni rappresentanti che rispondo solo ed esclusivamente alla propria comunità e non gli ordini che arrivano dall'alto». E poi una chiusa finale che dice tantissime cose: «Non fermate questo cambiamento – ha scandito Stasi facendo il suo endorsement a Romeo – perché domani i territori, insieme e uniti, potranno far riscattare la nostra Calabria e cambiare il sistema che regge la nostra Regione».
Parole chiare e inequivocabili che ringalluzziscono una sinistra di sistema smarrita e alla ricerca – dicevamo – di una nuova identità e che mirano a risvegliare l'entusiasmo nella popolazione. Lo stesso entusiasmo che ha trascinato Stasi alla vittoria delle Amministrative di Corigliano-Rossano. Ora, se la sinistra è costretta ad una rigenerazione di idee e di uomini, proprio questo territorio, quello del nord-est, potrebbe rappresentare il laboratorio elettorale più innovativo di sempre, che non solo romperebbe le dinamiche del regionalismo calabro tout court ma potrebbe restituire un'area di rinnovamento e progressismo ad un'area politica democratica da decenni ripiegata su se stessa, consumata e che ormai ha pochissima credibilità tra i cittadini. Servono nomi, volti, idee e una grinta nuova. E se l'identikit, l'immagine ideale di questa nuova sinistra movimentista e rivoluzionaria, e che vuol essere anche un po' giacobina, fosse proprio quella di Stasi? C'è da scommetterci che per lui si aprirà davanti la nuova sfida di essere leader non più tra il Crati e il Trionto, ma dal Pollino allo Stretto. A star is born, è nata una stella?