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Riapertura del cantiere del nuovo ospedale: «È stata posata la "decima" prima pietra!»

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CORIGLIANO-ROSSANO – Ieri è stata annunciata la riapertura del grande cantiere di Insiti dove sorgerà – si spera – il nuovo ospedale della Sibaritide. Un’opera che il territorio e i cittadini attendono da vent’anni e che, nel frattempo, è stata oggetto di un’importante variante tecnico-sanitaria. Il vecchio progetto, infatti, risultava ormai superato e non in linea con le direttive dettate dalla normativa post-Covid.

Dopo mesi di fermo a causa dal caro prezzi e della variazione dei costi dei materiali, con il decreto commissariale 80/2024 che consentirà di mettere in campo le risorse necessarie al completamento dell’opera, si è assistito ad una improvvisa accelerazione degli interessi che orbitano attorno al cantiere. Ad impressionare – e a far riflettere - sono anche i tempi dettati dal cronogramma: 911 giorni, che coincidono con la data di fine mandato del Presidente Roberto Occhiuto.

Ma, al netto delle promesse e degli annunci, ci si chiede se sia realmente possibile rispettare i tempi imposti e, di conseguenza, mettere a terra il budget (circa 250 mln di euro!). Un'impresa titanica ma assolutamente necessaria per ripristinare e riequilibrare il diritto alla salute nella Calabria del nord-est.

Una provocazione che non è sfuggita al sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, che ai nostri microfoni ha dichiarato: «Ieri è stata posata per la decima volta la prima pietra dell’Ospedale della Sibaritide. Un’iniziativa sicuramente apprezzabile sotto il profilo comunicativo ma che non cambia nulla rispetto ai 14 mesi di fermo cantiere di cui è totalmente responsabile il commissario Occhiuto».  

«Sotto il profilo politico, invece, - ha aggiunto Stasi - trovo sia stato imbarazzante perché fa pensare che se non ci fosse stata la campagna elettorale i lavori non sarebbero ripartiti. Sono sinceramente dispiaciuto per chi è costretto a fare politica in questo modo. Si tratta di una sequela di annunci senza alcuna rilevanza, i nostri ospedali anziché aprirli li stanno smantellando e nel frattempo si divertono a fare promesse, magari costringendo un direttore dei lavori a rilasciare dichiarazioni in tal senso».

E sui tempi di consegna osserva: «I lavori sono in ritardo perché dovevano terminare nel 2024, ora si parla del 2026. Non è chiaro se verrà consegnata solo la struttura o se ci saranno anche le attrezzature interne. Insomma una trovata elettorale di cattivo gusto che, credo, gli si ritorcerà contro come del resto sta accadendo con tutti gli annunci vuoti fatti in queste settimane».

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.