Autonimia differenziata, la regionalizzazione della scuola «provocherebbe effetti negativi»
Lo denunciano i sindacati che chiedono ai senatori e alle senatrici della Calabria «che la parte del disegno di legge riguardante l'istruzione, sia stralciata»
CATANZARO - «Le scriventi Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del comparto istruzione della regione Calabria, pur in un contesto articolato e plurale di considerazioni e valutazioni che ciascuna sigla, in autonomia, intende in questa fase porre all'attenzione del Legislatore e ferme restando le iniziative che singolarmente o congiuntamente sono state nel tempo assunte anche in merito ai progetti di autonomia differenziata su cui si è sviluppato un intenso dibattito politico già prima dell'emanazione del DDL oggi in discussione, intendono rivolgere, a tutte le Senatrici e Senatori eletti nella nostra regione, una richiesta al fine di voler prendere in considerazione, nell'esaminare il DDL n.615 contenente "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'art.116, terzo comma della Costituzione" quanto di seguito esposto».
Inizia così la nota stampa congiunta di Domenico Denaro (Flc Cgil Calabria), Raffaele Vitale (Cisl Scuola), Aldo Romagnino (Snals Confsal) e Antonino Tindiglia (Gilda).
«Siamo fortemente preoccupati per gli effetti che il Disegno di Legge, qualora giungesse a compimento, produrrebbe nei settori da noi rappresentati, incidendo, così, profondamente sul diritto all'istruzione, alla libertà di insegnamento e mutando certamente in peggio la realtà e il quadro del Paese e, in particolar modo, della nostra regione e della nostra comunità. Il progetto riformatore espone la scuola al rischio di un'autentica regionalizzazione differenziando le norme generali sull'istruzione, che dovrebbero invece, così come sono definite negli articoli 33 e 34 della costituzione, essere garantite a applicate sull'intero paese in maniera uniforme».
«Gli ordinamenti scolastici, le funzioni e l'organizzazione del sistema educativo, la disciplina dell'organizzazione e del rapporto di lavoro del personale della scuola, risulterebbero, per queste ragioni, incompatibili con il valore universale e unitario della scuola. Per noi, tutta la comunità educante e democratica e il contratto collettivo nazionale di lavoro non possono che avere carattere nazionale e indivisibile. La regionalizzazione della scuola provocherebbe, in relazione al proprio territorio di appartenenza, effetti negativi sulla quantità e la qualità del lavoro svolto nonché sugli aspetti legati al ruolo giuridico ed economico del personale. In modo particolare in una regione come la nostra dove tutto ciò aumenterebbe il divario che, sotto molti aspetti, la separa dal resto del paese».
«Tale ottica condanna coloro che vivono in contesti difficili e deprivati ad uno stato permanente di povertà e smentisce la strategia del PNRR di riduzione dei divari territoriali e di contrasto alle povertà educative accentuando disuguaglianze di fatto già oggi evidenti e che in modo esplicito lo stesso PNRR si prefigge di ricomporre. È indubbio che il trasferimento alle Regioni di pieni poteri riguardanti materie quali il reclutamento, la valutazione, la formazione, la mobilità del personale della scuola, ivi compresi i dirigenti, potrebbe favorire dinamiche di condizionamento processi più accentuate di quanto non avvenga in un sistema di dimensione più ampia e garantito da uno status di autonomia delle scuole costituzionalmente riconosciuto. Il richiamo forte resta l'art.3 della Costituzione, con particolare riferimento al comma secondo, laddove si dice: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Per i motivi finora discussi, chiediamo al Senato che la parte del disegno di legge riguardante l'istruzione, sia stralciata».