Progetto Baker Hughes al porto, Salimbeni (Azione) chiede di individuare soluzioni condivise
Il consigliere comunale di Co-Ro: «Non possiamo permetterci di perdere questo investimento. Certo, questo non vuol dire spalancare le porte della Città all'azienda e consentire che siano altri a decidere per il nostro territorio»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Ho già detto quanto ritenga fondamentale dare una scossa al nostro tessuto produttivo, favorendo la nascita di nuovi insediamenti industriali e investendo nel terziario avanzato. Lo ribadisco perché solo in questo modo potremo avere l'ambizione di fermare l'emorragia di giovani che scappa dalla nostra Città per assenza di lavoro. L'investimento della Baker Hughes si inserisce esattamente in questa cornice e non possiamo permetterci di perderlo. Certo, questo non vuol dire spalancare le porte della Città all'azienda e consentire che siano altri a decidere per il nostro territorio».
Lo afferma Mattia Salimbeni, consigliere comunale di Azione.
«Sul tema, - spiega - abbiamo il compito di far rientrare il dibattito nel perimetro di un'informazione corretta su quella che potrà essere l'opera e l'attività dell'azienda e soprattutto nel perimetro delle istituzioni: si tratta di una scelta delicata, che riguarda una delle infrastrutture più importanti della nostra Città, che noi non possiamo relegare alla partigianeria dei social, i quali, spesso, non servono ad altro se non a dividere i cittadini. In questo senso, il Consiglio comunale di ieri è stato utilissimo».
«Per noi - aggiunge - è fondamentale che la BH si confronti con la Città, proprio come ha già fatto con la Regione Calabria e l'Autorità di Sistema. Ecco perché abbiamo chiesto un'audizione in luogo di Commissione Attività Produttive. Dalla maggiorana non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta, ieri ho ribadito la richiesta considerando anche la possibilità di allargare l'audizione all'intero Consiglio comunale. Dobbiamo avere il coraggio di governare questa fase e non permettere a nessuno di decidere per la nostra Città».
«Alla Baker Hughes bisogna sostanzialmente chiedere due cose. La prima è una seria integrazione documentale: solo il progetto non basta, abbiamo bisogno delle valutazioni di impatto ambientale (già chieste dall'amministrazione) e del piano industriale, dal quale potremo coscere i termini e le reali ricadute occupazionali. La seconda è di rivalutare la sua presenza all'interno del Porto, per un motivo molto semplice: così come ad Avenza, Vibo e Pescara, la Baker Hughes opera a ridosso dei porti ma non al suo interno. Per intenderci, pare possa svolgere allo stesso modo la sua attività senza dover necessariamente occupare tre delle sette banchine del Porto. Dunque, perché non chiedere alla multinazionale di arretrare di qualche decina di metri e spostare l'investimento nell'adiacente zona industriale? L'azienda potrebbe comunque usufruire dei vantaggi della ZES ed avere un accesso diretto sul Porto».
«Questa potrebbe essere una buona soluzione di confine, perché ci consentirebbe di intercettare l'investimento e allo stesso tempo di lasciare libera quella parte di Porto ad altre eventuali e sperate tipologie di utilizzo. Sul tema è d'accordo anche il Sindaco, il quale ci auguriamo possa essere consequenziale proponendo questa idea nei tavoli di negoziazione, posto che ve ne sarà qualcuno. Siamo fiduciosi» conclude.