Corrado (M5S): «Sottrarre la nomina dei direttori di musei alla discrezionalità assoluta del Mibact»
La senatrice: «La fedeltà è certamente un sentimento encomiabile, ma non è e non può essere un criterio di selezione, ingresso e incardinamento nella Pubblica Amministrazione»
ROMA - «È indispensabile sottrarre la disciplina della procedura di nomina dei direttori di musei e altri istituti e luoghi della cultura statali alla discrezionalità assoluta dell’Amministrazione centrale, finora invariabilmente condizionata dagli interessi della maggioranza politica del momento. La mia proposta di legge in tal senso che, rubricata “Disciplina del concorso per il conferimento dell’incarico dirigenziale di direttore museale”, sta per essere deposita, è oggi di stretta attualità».
È quanto afferma la senatrice Margherita Corrado (M5S) che così continua: «Il polverone suscitato dalle dimissioni di due componenti su quattro del Consiglio Scientifico del Parco Archeologico di Pompei (i prof.ri Irene Bragantini e Stefano De Caro) e dalle pesanti critiche di altre autorevoli voci dell’archeologia italiana per la nomina, ampiamente prevista, di Gabriel Zuchtriegel alla direzione del Parco suddetto, hanno infatti almeno un merito: rendono lampante anche a chi finora ha sonnecchiato che, se sul piano morale la fedeltà è certamente un sentimento encomiabile, non è e non può essere un criterio di selezione, ingresso e incardinamento nella Pubblica Amministrazione».
«Per questo – aggiunge - è inaccettabile la ‘difesa’ che Massimo Osanna fa del suo successore alla guida del Parco Archeologico di Pompei asserendo, in sostanza, non senza una punta di autoreferenzialità, che sarà un altro se stesso e dunque garantirà continuità all’azione intrapresa per il Grande Progetto Pompei. Come dire che avere lasciato il parco vesuviano per l’incarico prestigiosissimo di Direttore generale Musei (uno dei vertici amministrativi del MiBACT) non gli basta: vuole continuare a gestire anche Pompei, e se non proprio direttamente, quanto meno mediante una sua emanazione diretta».
«Non gli ha insegnato nulla, - incalza - evidentemente, come non ha insegnato nulla ai Responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza del MiBACT, di allora (Antonia Recchia) e di oggi (Salvatore Nastasi), cui fu trasmessa dall’ANAC, la delibera n. 241 del 13.04.2016, firmata da Raffaele Cantone, che riconosceva la sussistenza di un conflitto di interessi tra il ruolo di Osanna quale Presidente della Commissione di Concorso che ha chiamato alcuni archeologi nella famigerata Segreteria tecnica del Grande Progetto Pompei e il fatto che il 2° classificato, Zuchtriegel, avesse svolto “attività di studio e relativa pubblicazione di tesi e articoli con il Sopraintendente”, cioè con lo stesso Osanna».
«In molti – continua - scoprono solo oggi che i decantati concorsi e le celebrate commissioni con membri di caratura internazionale mediante i quali il MiBACT assegna la direzione dei musei e istituti autonomi (incarichi di livello dirigenziale generale e non) sono fumo negli occhi. Come il TAR ha attestato, infatti, si tratta di procedure non aventi carattere concorsuale, cioè di incarichi fiduciari conferiti dall’eterno Ministro scegliendo ad libitum nella terna formata, si badi, non sommando i risultati delle diverse prove sostenute ma in base all’esito dell’ultima: un semplice colloquio, e ad alto rischio di addomesticazione».
«Non basta - aggiunge: la normativa vuole che incarichi siffatti, della durata di 4 anni, possano essere rinnovati una sola volta: totale massimo 8 anni. Che succede, però, se un rinnovato come Zuchtriegel (alla guida del Parco Archeologico di Paestum e Velia) riceve un nuovo incarico mentre è in corso la proroga del precedente? Lo vedremo dirigere Pompei per il tempo che residua dei 4 anni del secondo incarico, e pace, o con Pompei inizia per lui un altro giro di giostra di 4+4 anni e così all’infinito?»
«Se dovesse concretizzarsi la seconda ipotesi, illegittima ma gettonatissima, avremmo un incardinamento nella PA che non è passato per alcun concorso, con buona pace di chi ancora ricorda e crede sia in vigore l’ultimo comma dell’art. 97 della Costituzione» conclude.