di FRANCO MAURELLA TREBISACCE - Il rischio che a Trebisacce nasca un secondo circolo cittadino del Partito Democratico è più che una supposizione. Il crisma della incertezza sulla possibilità che iscritti e simpatizzanti possano restare uniti e, soprattutto, agire in sinergia per promuovere la crescita del partito viene da un manifesto pubblico con il quale si contesta il segretario politico cittadino e nella replica a sostegno dello stesso da parte del direttivo del quale, però, i contestatori ignorano i nomi. Ma andiamo con ordine e cominciamo dal manifesto pubblico. Iscritti e simpatizzanti locali del Pd affidano a un manifesto pubblico le loro considerazioni in assenza di un luogo fisico in cui discutere con gli iscritti e il direttivo di cui «non si sa quando e cosa discute». Dunque, le prime righe del manifesto contengono due contestazioni: la mancanza di una sede del partito nella quale trattare i problemi politici cittadini; la presunta assenza di informazioni data agli iscritti sui lavori e le eventuali decisioni del direttivo. Emanuele Petrone, Piero Bruni, Ernesto Falbo, Attilio Bianchi, Luigi La Polla, Riccardo De Nardi, Giuseppe Lacanna e Francesco Catera, firmatari del manifesto, attribuiscono «lo sfacelo in cui versa il circolo di Trebisacce» al segretario politico cittadino Pierfrancesco De Marco «che si è assunto l’onere e l’onore della carica». Un manifesto durissimo nei confronti del segretario del Pd il quale «nonostante le continue sollecitazioni ricevute da tesserati e simpatizzanti del partito ad ampliare la base e creare un luogo di discussione e confronto, in quattro anni di segreteria ha solo presenziato in occasione delle visite di importanti politici locali e nazionali». E, ancora, De Marco viene accusato di avere assunto, «da segretario di partito di maggioranza, incarichi professionali conferiti dall’amministrazione comunale». Cosa, peraltro, che i firmatari del manifesto ritengono legittima «ma non da segretario di sezione senza ledere il rapporto fiduciario che lo lega a tutti i tesserati, senza inficiare l’autonomia decisionale, il ruolo e la funzione propria della carica che ricopre». «Agli occhi dei cittadini – si legge sul manifesto –, dei tesserati, dei simpatizzanti, questa circostanza, insieme al manifestato immobilismo, potrebbe persino giustificare il timore di una svendita del partito». Il j’accuse dei sottoscrittori del manifesto nei confronti del segretario del Pd si esauriscono con la richiesta di dimissioni di Pierfrancesco De Marco da segretario politico della sezione Pd di Trebisacce e la convocazione immediata dell’assemblea di partito. Più corretto prevedere la convocazione dell’assemblea di iscritti e simpatizzanti del Pd ai quali il segretario, con un atto di grande responsabilità, come ovviamente auspicano i contestatori, dovrebbe comunicare le proprie dimissioni e avviare la fase congressuale che, da scadenza ufficiale, è prevista a ottobre prossimo. Altra presunta responsabilità attribuita dai contestatori al segretario politico cittadino riguarda la costituzione del gruppo Pd all’interno della maggioranza consiliare. Pur potendo contare sul vicesindaco, un assessore e il presidente del consiglio comunale, rispettivamente Andrea Petta, Giampiero Regino e Saverio La Regina, del Pd in maggioranza non c’è traccia. Un accordo di coalizione ha, infatti, deciso che in maggioranza consiliare non venisse costituito alcun gruppo a favore di un’unità che fosse indipendente dalla estrazione politica di ciascun componente della maggioranza eletta. LA REPLICA DEL DIRETTIVO E DEI CONSIGLIERI COMUNALI IN QUOTA PD. «È apparso sui muri della città un manifesto sottoscritto da un piccolissimo numero di firmatari (otto, di cui uno non iscritto al Partito Democratico e quattro iscritti da soli 6 mesi), in cui, utilizzando abusivamente e illegittimamente il simbolo del Partito, si attacca inopinatamente la figura del Segretario cittadino». Comincia così la nota alla quale hanno apposto la firma i referenti del direttivo (dei quali disconosciamo i nomi) e i consiglieri comunali in quota Pd (Saverio La Regina, Giampiero Regino e Andrea Petta), i quali sostengono che avrebbero «preferito non rispondere a questo manifesto incoerente e privo di qualsivoglia contenuto politico, farcito solo da tanto capziose quanto ingiuste invettive di fatto rivolte, per il tramite del Segretario, anche all’intero circolo e ai suoi organismi dirigenti, espressi anche in ambito provinciale e regionale». Dunque, obtorto collo, arriva la replica, «richiamando i firmatari dello stesso ad assumere iniziative politiche legittime e nelle forme opportune». «Richiamiamo inoltre – è scritto nella replica –, e diffidiamo gli stessi a non utilizzare il simbolo del partito essendo lo stesso, notoriamente, nell’esclusiva disponibilità del Segretario quale rappresentante del circolo». In merito a ciò e a tutela del simbolo e nell’interesse di tutti gli iscritti al circolo, i firmatari del documento hanno già sentito la Segreteria Provinciale e avviato “le opportune azioni”. «Senza entrare nel merito del manifesto – si legge ancora –, politicamente insignificante, prendiamo atto della volontà dei firmatari di porsi automaticamente fuori dal Partito Democratico di Trebisacce». Inoltre, dopo la dura presa d’atto, ricordano che gli organismi dirigenti del circolo di Trebisacce «che esprime anche dirigenti a livello regionale e provinciale, resteranno fino alla scadenza naturale del mandato e che il direttivo in carica sta continuando il suo delicato percorso politico che si concluderà con la celebrazione del prossimo Congresso». A conclusione del documento, i firmatari dello stesso «esprimono solidarietà al segretario Pierfrancesco De Marco per l’ingiusto attacco personale subìto». LA CONTROREPLICA. Gli otto “dissidenti” non demordono e affidano, questa volta, a una nota stampa la controreplica, ribadendo la ferma convinzione che sia necessario convocare l’assemblea del partito al quale il Segretario dovrebbe presentarsi dimissionario «per tornare a parlare di politica».