Ha ancora senso parlare dell’
ospedale di Cariati? Certamente no, dal punto di vista strettamente formale, perché tale qualifica gli è stata strappata da una politica regionale, che ha viaggiato sui binari dei risentimenti personali, piuttosto che sulle reali esigenze di politica sanitaria del territorio. Oggi nell’ospedale di Cariati esiste una casa salute medicalizzata, che svolge con grande professionalità il suo compito, un Capt, che non si sa bene cosa sia, a parte che smistare i pazienti all’
ospedale di Rossano o ad altri ospedali; il Cup, oltre a vari ambulatori che svolgono egregiamente il loro compito, e al laboratorio di analisi che viene spogliato ogni giorno di più di mezzi e personale. La gente continua a chiamarlo Ospedale e vi si reca in cerca di cure e risposte, che non vengono e non possono venire. In questi giorni d’estate, poi, per la presenza numerosa di turisti che affollano il nostro territorio, quello che una volta era il
Pronto Soccorso dell’Ospedale, viene letteralmente preso d’assalto da gente che non può ricevere le cure richieste, perché non abilitato: da qui le incomprensioni, spesso violente, tra chi ha bisogno di una prestazione sanitaria, e chi si affanna a spiegare che non può erogarla: ma i livelli elementari di assistenza non sono garantiti dalla costituzione? E perché qui non vengono serviti? Siamo alle solite : in questa parte di Calabria, al cittadino vengono negati, non solo i livelli minimi di assistenza sanitaria, ma anche il diritto alla mobilità, per mancanza di strade e ferrovie, il diritto al lavoro e innumerevoli altri, mentre vengono richiesti tutti i doveri. Un solo diritto è quello che non può essere tolto, quello della dignità. Fino a quando i cittadini di questo territorio sapranno mantenerlo e difenderlo? Non è semplice la risposta a questo quesito. La domanda che vorremmo porre e porci è: siamo tutti cittadini dello stesso Stato? Ai lettori la risposta.
d.m.