Si prega di non disturbare il conducente
Delle grandi questioni della Calabria del nord-est non ne parla più nessuno. Politici tutti zitti. Che fine hanno fatto i buoni propositi per tracciare la strategia di sviluppo del Porto di Corigliano-Rossano? Da Roma a Corigliano-Rossano passando per Catanzaro esiste una sola regola aurea: non bisogna dar fastidio a chi governa la cosa pubblica
Si prega di non disturbare il conducente. Non sia mai! È diventata, di fatto, la regola aurea della politica nostrana quella di lasciar fare. Alle latitudini del nord-est i problemi strategici del territorio sono diventati superflui e ad emergere sono solo le “quisquilie”.
È così che una buca su una strada diventa argomento più importante della strada stessa; che il taglio di un albero diventa argomento portante di un’azione politica senza che nessuno si preoccupi, invece, di capire come si può arginare la mannaia di un Piano idrogeologico che ha messo in ginocchio lo sviluppo del territorio; che la chiusura di un reparto ospedaliero diventi argomento più forte e scandaloso della ancora non avvenuta riorganizzazione dei presidi spoke e della stessa rete ospedaliera in preda ad un caos violento; che i numeri entusiastici di una piazza per un concerto, annichiliscano quella strategia per il turismo che in questo territorio dovrebbe esserci e, invece, non esiste.
L’importante, però, è non disturbare il conducente, chiunque esso sia: se sieda sulla sedia più alta dei nostri comuni o su di uno scranno a Catanzaro, Reggio Calabria o a Roma. Dovremmo stare tutti ziti, allineati e coperti. È questo che vogliono
Sono trascorsi quasi tre mesi dal Consiglio comunale Requiem a Corigliano-Rossano sulla storia tragicomica di Nuovo Pignone Baker Hughes. Tutti in quella sede, dal lato sinistro al lato destro dell’emiciclo consiliare, passando per il fulcro centrale e dagli spalti (ambientalisti o pseudo tali compresi), si diedero l’obiettivo – comunque finisse la storia con la multinazionale italo-americana – di sedersi ad un tavolo, a stretto giro, per tracciare gli obiettivi e le strategie affinché il porto di Corigliano-Rossano, la più grande e importante opera pubblica del territorio potesse avere uno sviluppo chiaro e concreto.
Ebbene, nonostante tutti i “nostri conducenti” continuino a dirsi interessati a tracciare il percorso per evitare che quell’immenso bacino resti il “Mar Morto” della Sibaritide, da quel giorno nessuno – nessuno – ha più parlato del porto. Sono rimasti (solo) i buoni propositi, mentre la gente continua ad andare via (anche il saldo demografico 2024 di Corigliano-Rossano e dell'intero territorio si è chiuso con il segno meno).
Silenzio, vuoto e zero prospettive.
Del porto di Corigliano-Rossano non se ne parla più; né a Roma, nonostante in quei giorni di fermento a calpestare il suo suolo arrivarono persino un Ministro e un Viceministro; né a Catanzaro nonostante la darsena jonica fosse diventa il “predellino” elettorale del Governo regionale; né a Gioia Tauro, dove nella sede dell’autorità portuale pare siano addirittura spariti i poster panoramici della Sibaritide; ma nemmeno a palazzo Bianchi dove a parte dire che nel porto andavano rispettate le regole (giustissimo) non è ancora stato fatto nulla per imporre una visione a quell’infrastruttura. Nulla!
Del porto di Corigliano-Rossano, quindi, se ne riparlerà semmai dovessero esserci in futuro nuovi interessi ma, anche allora – ne siamo certi – la classe politica e dirigente di questo territorio insieme alla élite gattopardesca che ha creato una cappa asfissiante su questo territorio, sarà capace solo di lamentarsi, di rivendicare cose inesistenti e di cospargersi il capo di cenere, ripetendo il solito ed esausto ritornello che «a noi non possono tracciarci come se fossimo una colonia». Questo mentre il resto del mondo corre, anzi viaggia. Mentre a noi non resterà altro che continuare a lamentarci di un conducente che non vuole essere disturbato e che nemmeno dice dove ci sta portando.