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Fondaco rossanese: fulcro dell'economia

2 minuti di lettura
di SAMANTHA TARANTINO Rossano è stata un centro strategico, fulcro di un’economia marittima. Una storia che va oltre il centro storico, cuore politico durante la dominazione bizantina. Per questo motivo viene dotato del fondaco di Sant’Angelo posto in riva al mare, che custodiva i beni primari della città. Il professor Francesco Joele Pace si è occupato a lungo della funzione strategica del fondaco rossanese con numerose pubblicazioni. «Rossano non ha una vera e propria storia marittima – ci racconta – come non si può parlare di un porto. Ma più di attracchi temporanei. Per questo motivo è preferibile raccontare di un’economia marittima. Ed il periodo di cui abbiamo il maggior numero di documenti soprattutto notarili è tra il 1500 e 1600, secolo fondamentale per l’intera economia di Rossano. Soprattutto grazie all’influenza delle famiglie Bona Sforza e Aldobrandini. Certo i Normanni, il popolo che venne dal nord, capirono bene il ruolo della città bizantina, strategicamente nevralgica tra fortificazioni e presidii militari, necessari per il controllo del mare dal quale provenivano gli Arabi, acerrimi nemici». I confini territoriali fisici e politici di pertinenza rossanese si estendevano fino all’attuale Roseto Capo Spulico, dal fiume Neto, passando dal golfo di Rossano, conosciuto nel tempo con il nome di Satanasso, oggi golfo di Corigliano e dal promontorio della Sila Regia. Dunque un comprensorio piuttosto esteso che non solo occorreva difendere, ma anche dotare di funzioni doganali. E su questo il professore Joele Pace non ha alcun dubbio. «I Normanni istituirono i dazi (tasse) sulle merci in entrata ed in uscita, infra ed extra regium. E questo si estese anche nelle epoche successive. E parlando di confini territoriali tra il XVI e XVII secolo, Rossano faceva parte del florido Regno di Napoli che ampliò ancor di più le funzioni amministrative del Fondaco. Un andirivieni di navi mercantili che attraccavano alla banchina per poco, giusto il tempo che serviva per scaricare e caricare le merci. E tutto ciò che veniva esportato fuori dal Regno di Napoli, era sottoposto a sanzioni». Il pagamento veniva effettuato ad un Vice Secreto o vice Portolano, mentre le mercanzie venivano misurate da un Misuratore delle vettovaglie. Ecco perché il fondaco diventò un organismo politico erariale. Ma ciò che non ti aspetti in questa affascinante storia della Rossano commerciale è che una delle merci più preziose fosse il legname da costruzione, doghe di botti, il cui massimo acquirente era la Puglia. Per non parlare dell’olio non commestibile, necessario per l’illuminazione e per il sapone. Continua il professore Pace. «Il prezioso olio veniva conservato in grossi orci (anfore) in magazzini che oggi corrispondono ai locali commerciali, sulla destra della torre. Dell’olio, i cui proprietari si affidavano alle mura dei depositi rossanesi, non veniva sprecata neanche una goccia. E l’attracco nel mare rossanese era frequentato da molti mercanti veneziani da sempre per la loro esperienza. Il commercio rossanese cambiò rotta a seconda delle dominazioni che si avvicendarono». Insomma, se Rossano è legata al mare, lo è anche per la storia – sconosciuta ai più – del fondaco. Sulla quale non c’è stata una reale attenzione istituizionale o di altro tipo. Eppure, pensando ad una adeguata riqualificazione del fondaco, basterebbe partire, intanto, da una buona segnaletica turistico culturale.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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