La legge prevede la nuova formula di impiego per i “progetti utili alla collettività” ma il Comune non fa i progetti. Eppure per il municipio sarebbe tutto lavoro "a gratis"
di Marco Lefosse Strade da rattoppare, anziani da assistere, giardini da custodire, verde pubblico da accomodare, uffici e servizi da riorganizzare per
rendere efficiente la macchina comunale. Sono solo
alcune delle carenze (per non dire emergenze) palesi e lampanti che la grande
Corigliano-Rossano continua a vivere nell’immobilismo – purtroppo cronico –
della politica e della burocrazia. La risposta che viene data, spesso e sovente dal municipio, ai cittadini che chiedono i servizi di una citta normale è che
“c’è poco personale per affrontare i diversi problemi” oppure che
“non ci sono soldi”. E questo per una città che si estende sue due grandi centri urbani e su periferie popolose è una questione non di poco conto. Ma
se sulla questione economica e sulla capacità di intercettare risorse extrabilancio si potrebbe aprire una discussione infinita (ci sono, ad esempio, tante possibilità per la nuova città nata per fusione che potrebbe addirittura attingere direttamente - senza il bypass della Regione - al fondo di convergenza dell’EU) a causa delle procedure burocratiche che comunque richiedono tempo e non danno soluzioni immediate,
il problema della forza lavoro, invece, potrebbe essere presto affrontato e risolto: ancor prima di vedere concluse e definite le nuove procedure concorsuali varate dal Comune.
Il "popolo" del Reddito di Cittadinanza
Corigliano-Rossano vanta una “popolazione” di percettori di Reddito di Cittadinanza pari a 2.350 persone: tutta gente che sta percependo un reddito dallo Stato, in attesa di trovare un impiego. Immaginate, solo per un attimo,
se il municipio potesse disporre di questa forza lavoro, ognuna con mansioni e professionalità differenti, da impiegare nel proprio organico. Tra l’altro
la legge questo lo consente. Il problema, però, come evidenziava Repubblica sull’edizione di ieri (domenica 9 febbraio) il giornalista
Rosario Amato è che i comuni non sono ancora pronti.
Ricordate i Lavori socialmente utili istituiti ad inizio degli anni ’90? Oggi è cambiata la formula (si chiamano progetti utili alla collettività) ma la sostanza resta quella. Solo che
nessun ente locale si è attrezzato, ancora, per “utilizzare” nei propri organici, come forza lavoro, tutti o parte di quei cittadini che mensilmente incassano il RdC. Ovviamente se si impiega questa gente, che vive in condizioni svantaggiate, giusto per fargli fare un “lavoretto” non si risolve il problema (quello dell’inefficienza dei servizi). Ma se, invece,
si partisse da progetti di utilità pubblica, appunto, chi riceve oggi il reddito di cittadinanza si ritroverebbe ad essere un soggetto praticamente indispensabile per il buon funzionamento dell’apparato pubblico. Soprattutto in Calabria e a Corigliano-Rossano, che negli anni ha avuto anche il numero maggiore di lavoratori lsu/lpu.
I Comuni non fanno i progetti
Succede però, che sui cosiddetti Puc (progetti utili alla collettività), di cui avremmo bisogno come il pane, i Comuni sembrerebbero – come dicevamo – fermi al palo.
Nessuno programma, nessuno progetta. E tra queste realtà locali ci sarebbe anche
Corigliano-Rossano. O almeno, ad oggi,
non si hanno notizie su iniziative dell’Amministrazione comunale per iniziare la fase di arruolamento dei percettori di RdC. È vero,
la Corte dei Conti ancora non ha stabilito a quanto dovrebbe ammontare il premio assicurativo Inail da riconoscere ai futuri (si spera) lavoratori, però è altrettanto vero che
di progetti per l’utilizzo di nuovo personale (da impiegare nella manutenzione piuttosto che nell’ambito dei servizi sociali o ancora negli uffici), ancora non se ne vedono.
E pensare che tutto questo lavoro per i comuni sarebbe “a gratis”.