Traversari ci parla del suo libro "Abbazia Calybita – Storia di un monastero studita"
Alcune precisazioni dell'autore sull'opera presentata nei giorni scorsi in un evento a Corigliano-Rossano promosso dall'Università Popolare Rossanese
CORIGLIANO-ROSSANO - Pubblichiamo di seguito l'articolo di Maurizio Traversari, autore del libro: "Abbazia Calybita – Storia di un monastero studita" presentato nei giorni scorsi a Corigliano-Rossano in una serata culturale promossa dall’Università Popolare Rossanese.
«Ringrazio Franco Emilio Carlino per il suo articolo, che riporta fedelmente le posizioni esposte dai relatori durante la presentazione, presso Palazzo S. Bernardino, del saggio Abbazia Calybita, storia di un monastero studita. Devo però precisare quanto segue: nel saggio, anche se si cita qualche fonte, non si parla della vita di San Giovanni Calybita ma il santo, vissuto nel V Sec., si inquadra nel contesto dell’ordine acemeta.
Le notizie riportate sono suffragate da documenti, codici, fonti e testimonianze. Nel saggio di fatti si pone l’accento sul ruolo di primo piano avuto dal monastero Calybita, poi Abbazia Calybita (1237 – 1856), all’interno e all’esterno dell’Impero bizantino, questo in considerazione del fatto che apparteneva a una confederazione di monasteri studiti che, su impulso soprattutto di Teodoro studita (VIII secolo), facevano capo al famoso Stoudion di Costantinopoli: il cui typikon (ordinamento e regola dell’ordine acemeta), per quanto unico e particolare, farà da modello per lo stesso monastero Calybita. Questo monastero, oggi palazzo Fontana, oltre ad essere abitato da Egumeni ed abati per più di settecento anni (ultimo Abate Vincenzo de Jesse, 1856: anche se, soprattutto fra sette e ottocento, la struttura sarà condivisa con le nobili famiglie del paese), non solo è posto a strapiombo sull’altura (Orito), secondo il modello e lo schema bizantino (Agion Oros, vedi foto di copertina), ma è poco distante dalle grotte abitate dai monaci acemeti ed è collocata a pochi metri dalla chiesa (oggi casa delle suore) descritta con dovizia di particolari, nella sua visita apostolica del 1587, da padre Bruno Carretta che la colloca vicino al monastero, attuale palazzo Fontana (descrizione consultabile in appendice nello stesso libro).
Il Bios di san Bartolomeo (Cod grec Vat 1989), attribuito al discepolo Luca, e poi l’Encomio di S. Barolomeo Juniore di Giovanni rossanese attestano non solo l’arrivo del giovane Basilio (987, futuro san Bartolomeo) ma l’esistenza dello stesso monastero Calybita, all’interno del quale venivano educati giovani rampolli dell’aristocrazia rossanese come Bartolomeo da Rossano, formato all’innografia e melurgia - nel solco della tradizione studita di Giuseppe innografo, Giovanni Damasceno, Cosma di Maiuma, Andrea Cretese e dello stesso Teodoro studita, - proprio in questo monastero. Bartolomeo sarà non a caso cofondatore (1004-1024) dell’abbazia di Grottaferrata, centro melurgico - innografico d’eccellenza; sarà proprio lui a dargli una regola (Typikon) e a farne un centro di altissimo spessore culturale. Nel monastero Calybita venivano inoltre prodotti oggetti di raffinatissima fattura (come dimostra la carta Caloveto del 1167 e la visita apostolica di Atanasio Kalkeopoulos del 1457), riceveva importantissime commissioni imperiali: di fatto, custodiva al suo interno il Menologio imperiale (Ambr. B1 inf. 834) di Michele IV Paflagone (1010-1041) copiato poi, in duplice copia (oggi conservate rispettivamente a Baltimora e Mosca) dal monaco Lorenzo di Calamizzi (1239-40)» conclude.