Scifoni conquista Corigliano-Rossano con il suo "Frà - San Francesco, la star del Medioevo"
L'artista dipinge il "poverello d'Assisi" in una rappresentazione che rapisce, mai piatta, mai banale. Uno spettacolo coinvolgente che porta sul palco il presente e il passato, il sacro e il profano, la risata e la riflessione
CORIGLIANO-ROSSANO - Il pubblico del Quadrato Compagna si alza ad applaudire e dimentica l'afa di quella che è stata una splendida domenica sera di luglio.
È una delle magie di Giovanni Scifoni, che sale sul palcoscenico portando il presente e il passato, il sacro e il profano, la risata e la riflessione. Nell'ambito del CoRo Summer Fest, il terzo appuntamento del Festival "EXIT: Deviazioni in Arte e Musica", realizzato da Piano B nella città di Corigliano-Rossano, ha visto come protagonista il poliedrico artista che si è esibito interpretando il monologo, da lui scritto, sul «Santo più amato di sempre», dal titolo "FRA' - San Francesco, la star del Medioevo". Lo spettacolo, che vede la regia Francesco Ferdinando Brandi, ha già guadagnato grandi ovazioni in molti teatri italiani e, ieri sera, ha entusiasmato anche la terza città della Calabria.
Una rappresentazione che rapisce, mai piatta, mai banale, come le onde dello Jonio, che ti scuotono in un sali e scendi di emozioni... e se ci sono stati dei momenti di quiete è stato solo per riprendere fiato e portare il pubblico ancora più in alto. Così, con leggerezza e studio, Scifoni ci mostra un Francesco uomo e Santo, tanto attuale quanto figlio del suo tempo, tanto fragile quanto dirompente e carismatico.
Sulla scelta di portare sul palco questo personaggio Scifoni, in una sua recente intervista rilasciata a Simone Corami e pubblicata sul Quotidiano del Sud, rivela: «Ho iniziato a leggere fonti francescane e sono rimasto folgorato. Perché ti sequestra, cioè proprio Francesco ti sequestra». E per quanto riguarda il tema spiega: «Ognuno di noi ha un proprio pezzettino di mondo che gli è stato donato in eredità e che cerca di restituire. La religiosità è il pezzettino che è stato dato a me». E questo "pezzettino" Scifoni lo dona mescolando con sapienza «le miserie con la santità» finendo per illustrare al meglio il «paradosso dell'assurdità dei santi».
Così dipinge un Francesco quasi inedito (qualora fosse ancora possibile mostrare lati poco noti di quello che è "una vera e propria star del Medioevo") simpatico, ironico, schietto, un vero e proprio "jullare di Dio".
Sul palco l'attore non è solo. Accanto a lui i musicisti, Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, che non solo accompagnano la narrazione, ma ne prendono parte e, così facendo, il monologo si trasforma in un "coro perfetto" che, mescolato allo studio delle luci e alla scenografia "plasmata" man mano da Scifoni, crea, trascina, mostra. E se è vero che «quando c'è chi è disposto ad ascoltare, la parola si fa carne», a Corigliano-Rossano la storia del poverello di Assisi prende corpo, grazie a un artista poliedrico che si fa cantante, attore, pittore, scrittore e narratore.
Se potessi racchiudere in un'unica frase lo spirito di questo spettacolo, sceglierei quella pronunciata a pochi minuti dall'inizio, carica di speranza: «A volte... siamo molto di più dei nostri sogni». Osiamo.