3 ore fa:Grande Cosenza, Antoniozzi prende fischi per fiaschi e butta la colpa su «Rossano Corigliano»
11 minuti fa:Benessere animale, Madeo di San Demetrio vince il Good Pig Award
40 minuti fa:Straface rassicura: «La Sila-Mare riaprirà all'inizio del nuovo anno»
1 ora fa:Giornata dell'Albero, i bimbi di Frascineto mettono a dimora diverse piantine
2 ore fa:La castrovillarese Katà finalista nazionale al Tour Music Fest
3 ore fa:L’istituto comprensivo di Mandatoriccio aderisce al progetto Airc
1 ora fa:Sicurezza stradale, il Senato approva il decreto e Rapani esulta: «Svolta per una mobilità più sicura ed equa»
4 ore fa:Elezioni Umbria, il cariatese Nilo Arcudi eletto nel consiglio regionale
4 ore fa:Confagricoltura porta le clementine nelle piazze italiane ricordando Fabiana Luzzi
2 ore fa:Legambiente Co-Ro celebra la Festa dell'Albero nelle scuole della città

Le avventure di Bava, fuga in città: l'ultima opera dell'autrice Manuela Mastrota

4 minuti di lettura

LAUROPOLI - Negli ultimi anni alla narrativa per l’infanzia è stato riservato maggiore spazio dagli editori e più attenzione da parte di autori specializzati alle opere destinate al vasto pubblico dei bambini e dei ragazzi. Gli obiettivo di tali opere mirano principalmente allo sviluppo affettivo, a quello psicomotorio, cognitivo e a quello della socializzazione all’interno e al di fuori della scuola. È questo anche l’obiettivo di Manuela Mastrota col suo Le avventure di Bava, fuga in città. All’autrice abbiamo rivolto alcune domande per approfondire le tematiche trattate.

Lei è pedagogista: in che senso? Sotto quale profilo? Come studiosa o come autrice di testi per l’infanzia? «Mi sono laureate in Scienze dell’educazione e poi specializzata, ho aperto per qualche anno uno studio di consulenza e in seguito ho sempre lavorato e continuato a formarmi sia per accrescere le mie competenze sia per seguire la mia passione quale scrivere storie per bambini, arrivando a pubblicare la mia prima fiaba per il gruppo Albatros  il Filo. Penso   che      nel mio caso le due strade oggi seguano un unico percorso».

Si interessa di genitorialità, della crescita   dei   bambini   e   del   loro mondo infantile: perché? «L’infanzia è ciò da cui tutto parte, rappresenta la speranza in termini di crescita e futuro. Curarsi dei bambini significa avere a cuore il domani. Spesso i genitori mi chiedono di parlare con i loro figli per intimorirli o sgridarli, non capendo che il vero lavoro va fatto proprio su di loro o meglio su di noi Genitori, quindi se dovesse mai esserci qualcuno da sgridare, quasi certamente non sarebbero i bambini! Sono gli adulti ad essere d’esempio per i propri figli, i bambini/ragazzi   in   generale, quindi sono le mamme e i papà che necessitano principalmente di supporto, confronto e una guida. Un bellissimo proverbio secondo la quale “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” mette a fuoco quanto serva la collaborazione per prendersi cura di un bambino».

Lei nutre trasporto e curiosità verso il mondo infantile: tali interessi e sentimenti in che modo li estrinseca? «Per avvicinarmi concretamente e con varie iniziative al mondo infantile e incantato dei  bambini, ho     creato            inizialmente un  personaggio: “Tata Mancina”. Tata appunto riferito alla cura e Mancina perché sono mancina. Grazie a lei, tra le altre cose, ho iniziato a leggere per i più piccoli e spesso indossando un abito un po' fatato che aiuta loro e me nel proiettarci maggiormente nel mondo magico delle fiabe».

Ritiene che i suoi interessi letterari per i più piccoli possano coincidere con le esigenze   cognitive  dell’universo   infantile?  In   che   modo, in  quale   misura e perché? «Penso proprio di sì e   soprattutto me   lo auguro. Quando vogliamo comunicare con qualcuno, chiunque esso sia, dobbiamo necessariamente parlare la stessa lingua, usare lo stesso codice comunicativo. Usare un linguaggio “fiabesco” introdurre fate, mostri, ambienti fantastici, colorati ecc... ci permette di proporre argomenti, esempi e mi sia permesso il termine, importanti lezioni da trasmettere. Soprattutto per relazionarci con i più piccoli dobbiamo imparare a prenderci meno sul serio».

Secondo lei l’incrocio tra il mondo incantato dell’infanzia e lo studio delle scienze pedagogiche possa aiutare i piccoli nel loro sviluppo psichico, fisico ed umano? Perché? Ne ha avuto conferma sperimentale? «Assolutamente sì; attraverso le fiabe il bambino si identifica con i personaggi, si cala nelle varie situazioni, conosce il male e il bene che si   incarnano   nei   più svariati personaggi. Lo psicoanalista Bruno Battelheim analizza il significato psicologico della fiaba raccomandandone proprio l’uso a genitori ed educatori».

Ai fini dei suoi interessi culturali e professionali ritiene di essere più brava come docente, autrice di fiabe per l’infanzia o per qualche altra specificità? «Come maestra penso di avere   ancora   molta   strada   e   spero   di   poter crescere ogni giorno apprendendo dai miei colleghi e traendo da ogni esperienza il più possibile. Un’esperienza lavorativa che mi ha davvero formata e cambiata umanamente, è stato lavorare in una struttura per minori abusati e maltrattati; mettersi alla   prova quotidianamente con certe dinamiche ti dà la possibilità di dare la giusta importanza a molte cose che purtroppo diamo per scontate. Come autrice lascio che la passione e l’ispirazione   facciano   il   loro   corso, la   cosa   migliore per riuscire in qualcosa è ascoltarsi e seguire le proprie tendenze in modo pulito e sincero. Poi mi auguro che il campo in cui io possa riuscire al meglio sia quello di mamma».

Al termine di Le avventure di Bava, qual è l’obiettivo didascalico per i suoi giovanissimi lettori? «Vorrei che   come   Bava, ogni   lettore   possa “vedersi” realmente   e   accorgersi di possedere già tutto il necessario per essere sereni, di   avere   una   dote speciale una caratteristica unica e irripetibile e puntare su quella. Siamo costantemente alla ricerca della felicità finendo proprio per perderci in viaggi interminabili e spesso vuoti. Alcune volte è sufficiente fermarsi e sviluppare semplicemente ciò di cui già siamo in possesso».

La Tata Mancina. Come è stata accolta dai piccoli lettori? «Tata Mancina è sempre accolta con molto entusiasmo, mi piace osservare lo stupore sul volto dei piccoli».

Dopo aver somministrato ai “piccoli lettori” le sue pubblicazioni ne verifica la “comprensione” del messaggio educativo? In che modo? Con quali risultati? «In realtà il   libro è uscito a maggio, attendo   ancora   un   po’ per   osservare le loro reazioni. Certamente saranno quelle che mi aiuteranno a capire molti aspetti da dover poi approfondire o modificare».

Auguri a Manuela Mastrota per il futuro di autrice e ai suoi giovanissimi lettori e/o destinatari delle fiabe

 

Luigia Marra
Autore: Luigia Marra

Mi sono diplomata al Liceo Classico San Nilo di Rossano, conseguo la laurea in Lettere e Beni Culturali e successivamente la magistrale in Filologia Moderna presso Università della Calabria. Amo ascoltare ed osservare attentamente la realtà di tutti i giorni. Molto caotica e confusionaria, ma ricca di storie, avvenimenti e notizie che meritano di essere raccontate.