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Bronzi di Riace, potrebbe esistere un terzo guerriero: il mistero della statua trafugata

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CATANZARO - Si è svolta lo scorso 3 aprile nel Salone del Museo dello Sport "Gennaro Portanova" la conferenza organizzata dalle associazioni "Mille donne per l'Italia" e "Istituto del Nastro Azzurro" per discutere delle recenti scoperte del Prof. Riccardo Partinico riguardo la "fisicità" dei Bronzi di Riace, le armi di cui erano dotati e l'ipotesi sulla loro identità.

Dopo i saluti dei tre presidenti delle associazioni, Professore Giuseppe Pellicone, Dottoressa Rosaria Surace e Professore Alberto Cafarelli, il Relatore Riccardo Partinico ha esposto l'argomento con dovizia di particolari supportandolo con documenti scientifici, storici e fotografici, riportando fonti testimoniali di assoluto valore probante e rispondendo alle domande dei numerosi giornalisti.

Nell'introduzione Riccardo Partinico ha trattato il ritrovamento ed il recupero dei due reperti  «i carabinieri del nucleo sommozzatori, Beniamino La Greca, Tindaro Segreto ed Antonio Aprile, recuperarono le due statue cinque giorni dopo il ritrovamento perché i tre militari erano impegnati ad Ognina, provincia di  Siracusa, a prestare assistenza al sub Enzo Maiorca che il 18 agosto realizzò il record del mondo di immersione in apnea. In quei giorni qualcuno che conosceva bene lo stato dei luoghi ha potuto sottrarre una statua che, dalla descrizione rappresentata sul documento pubblicato negli anni scorsi dal Professore Giuseppe Braghò, che ha acceso i riflettori sulla vicenda,  risultava essere distesa su un fianco e con uno scudo sul braccio sinistro. Considerato anche che nel verbale redatto dai carabinieri era stato accertato che una statua era completamente sommersa dalla sabbia e, quindi, non poteva essere descritta dallo scopritore e l'altra era in posizione supina appoggiata sul fondale è agevole dedurre che manca una statua. Un altro enigma è il fatto che le due statue pur trovandosi una accanto all'altra  presentavano  incrostazioni diverse, la statua A molto incrostata, la statua B perfettamente pulita ed addirittura neanche nei riccioli della barba erano presenti alghe, incrostazioni o terra. Infine, in America sarebbe stata messa in vendita una statua molto simile per dimensioni, postura e fattezze alle statue di Riace, potrebbe essere una fake, ma potrebbe anche essere un'azione finalizzata a legittimare l'acquisto di un reperto archeologico che sarà messo in esposizione in tempi più tranquilli. Sul mistero sulla terza statua e sul trafugamento di alcune componenti (elmo, lancia, scudo) vi sono state indagini della DDA di Reggio Calabria, nell'anno 2020, che al momento non hanno permesso di risalire ai responsabili».

Un altro argomento "nuovo" trattato dal Professore Partinico è stato quello relativo ad alcune strutture di piombo che servivano a mantenere le due statue sui basamenti. Quattro tenoni della statua B ed un tenone della statua A che, da quanto risulta sui documenti a disposizione, sono stati analizzati e provengono dalle miniere di Laurion. Purtroppo, il Museo di Reggio Calabria, nonostante due richieste avanzate dal Professore Partinico in questi ultimi mesi, ancora non intende esporre i tenoni che chiarirebbero almeno in quale area erano esposte le due statue, infatti la teoria che i Bronzi di Riace erano esposti ad Argo crollerebbe perché le miniere di Laurion si trovano a 200 km da questa cittadina e sono, invece, vicinissime ad Atene.

Anche la datazione 460 a.C. per la statua A e 430 a.C. per la statua B smentisce l'ipotesi "Eteocle e Polinice" oscurata nel 2022 dal sito del Museo Archeologico. Tale datazione  è stata rilevata con gli esami al radiocarbonio dal Cedad di Unisalento. Il Direttore dell'Istituto, Professore Calcagnile, ha confermato telefonicamente al Professore Partinico che le due statue sono state realizzate a metà del V sec. a.C. e che gli stili artistici differenti, i materiali diversi, le tecniche si assemblaggio delle piastrelle di argilla interna, dimostrano che le due statue sono state realizzate in tempi diversi. Si desume quindi che i Bronzi di Riace non possono far parte della stessa scena artistica, anche perché, aggiunge Partinico, non presentano alcuna comunicazione nella gestualità, nella mimica facciale e nella postura.

La novità che riguarda l'armamento militare delle due statue è il rinvenimento da parte di Partinico di alcuni segni visibili sulla gamba sinistra della "Statua A " che proverebbero la presenza degli schinieri, si tratta di paratibie utilizzati dai soldati per proteggere le gambe che  assieme a lance, scudi ed elmi, si può osservare nelle raffigurazioni dipinte sui vasi del V sec. a.C..

Trattando le armi dei Bronzi di Riace, il Professore Partinico ha dimostrato, avvalendosi di una lancia, l'applicazione tecnica della particolare impugnatura utilizzata dagli Opliti, identica a quella visibile nelle due statue, con la quale è possibile affondare l'arma sul piano sagittale con più profondità rimanendo protetti dallo scudo.

Partinico ha concluso il suo intervento presentando gli studi anatomici sulle due statue e le alterazioni scheletriche visibili ad "occhio nudo": la scoliosi dorso lombare, il V dito del piede varo, l'appiattimento ed allargamento della volta plantare nella statua B ed il suo cranio dolicocefalo caratteristico di un personaggio unico nella storia greca, Pericle, soprannominato dai commediografi "Schinocefalo" e "Testa di cipolla marina", caratteristica anatomica che coincide con il capo della "Statua B", con il periodo storico "Età di Pericle" e con il luogo di realizzazione.

Al termine della conferenza la Dottoressa Rosaria Surace ha offerto a tutti i presenti, tra i quali il Dott. Vittorio Caminiti, Presidente di Federalberghi, i dolci di sua realizzazione "Dito Bronzo di Riace" e "Occhio Bronzo di Riace", utilizzando prodotti tipici della fascia ionica calabrese: miele, mandorle e bergamotto, molto graditi dagli ospiti.
 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.