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Filagato da Cerami, dal Patire di Rossano alla Corte Normanna in Sicilia

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L’improvvisa e rovinosa cadu­ta dell’Impero Romano favorì l’affermarsi della civiltà bizantina che così non tardò ad avvicendarsi a quella latina, periodo nel corso del quale a Rossano fu riconosciu­ta una più solida posizione come centro di maggiore prestigio e autorità. Si trattò di una stagione storica contrassegnata da devasta­zioni e usurpazioni, accompagnate da sanguinosi assoggettamenti dei territori.

Ciò nonostante, nello stesso lasso di tempo è stato pos­sibile assistere ad una forte espan­sione della religiosità nelle sue diverse forme di contemplazio­ne e dei valori del Cristianesimo, sebbene influenzati dal modello orientale. Tale profondo cambiamento fu maggiormente rappresentato dall’azione del monachesimo, baluardo di conservazione e tutela del retag­gio culturale classico, che anche a Rossano favorì e facilitò con l’affermarsi di importanti figure tra cui non possiamo fare a meno di ricordare S. Nilo da Rossano e Filagato da Cerami.

Quale sia stato realmente il legame di Filagato (Kerameus), nato a Cera­mi in provincia di Enna verosimilmente alla fine dell’XI secolo e battezzato con il nome di Filippo, con la Città di Rossano è l’argomento che cercherò di sviluppare maggiormente delineandone un breve profilo.

Questo monaco basiliano, figura dalla straordinaria cultura greca, dopo la sua ordinazione religiosa, si trasferì nel monastero di Santa Maria (Nuova Odigitria) del Patire nella montagna di Rossano, dove completò il suo ampio corredo di cognizioni e informazioni relative ai diversi campi del sapere. Qui fu allievo di Bartolomeo da Simeri, del quale più tardi officiò la ricorrenza della scomparsa, accaduta nel corso dell’anno 1130. Il noto bizantinista Fi­lippo Burgarella così scriveva: «Nell’anniversario della morte, forse nel primo, fu commemorato con un’omelia da uno dei suoi più colti discepoli, Filagato da Cerami per l’appunto: un’omelia destinata a influenzare, per molti versi, lo schema e i motivi accolti dal posteriore e anonimo agiografo nell’apposito Bios (3)»1.

Ed è sempre Burgarella che nello stesso scritto sosteneva: «Rimane tuttora anonimo l’agiografo di san Bartolomeo da Simeri, benché una vec­chia e suggestiva ipotesi proponesse d’identificarlo con Filagato da Cerami (1)»2, mentre, altra storiografia non manca di evidenziare che una biografia di S. Bartolomeo da Simeri, tuttora inedita e verosimilmente riconducibile a Filagato sarebbe presente presso la Biblioteca universitaria di Messina, mss. Messan. Graeci 29 e 30.

La presenza a Rossano portò Filagato a predicare in lingua greca nella cattedrale della città e ciò gli permise come oratore di procurarsi grande popolarità. La sua acquisita fama lo accompagnò, così, nell’evangelizzazione del territorio calabrese e siciliano, e a proclamare nella cappella Palatina, con il tono di grande predicatore, dotto ed elo­quente, cui il Cappelli fa riferimento nella sua monografia3, le sue accura­te omelie, di fronte ai regnanti normanni.

Come riferito, inoltre, da Luca Amelotti, ebbe modo di «inserirsi nel­la corrente di rinnovamento religioso e culturale voluta dal sovrano di Sicilia Ruggero II. Predicò quindi spesso in vari centri […] a Reggio, a Messina e, probabilmente su invito di Ruggero II, nella stessa cappella Pa­latina di Palermo, di cui descrisse minuziosamente i mosaici in un’omelia. In seguito le testimonianze sulla sua vita si fanno più vaghe: certamente continuò la sua opera di predicatore sotto il regno di Guglielmo I ed ebbe almeno un discepolo, Saba da Misilmeri»4

Le informazioni sulle sue origini, la sua famiglia e la sua condizione sociale e finanziaria, come pure quelle relative alla data della sua scompar­sa che in ogni modo ebbe luogo, certamente, dopo il 1150, sono alquanto carenti. Sappiamo, però, che Filippo ottenne i rudimentali insegnamenti nel cenobio di S. Andrea, dove in occasione della sua consacrazione reli­giosa come monaco basiliano prese il nome di Filagato.

Forse precedentemente trascurata, recentemente, la figura del gran­de monaco Filagato ha ritrovato il giusto interesse attraverso la sua opera principale. Si tratta, secondo quanto riportato, dalla nota di presentazione al volume di G. Rossi Taibbi, articolato in tre capitoli: 1. “Teofane Cerameo” a stampa, 2. I manoscritti della recensione bizantina, 3. La tradizione italo-gre­ca e fornito di Premessa, Bibliografia e Conclusione, di «un Omiliario, molto noto e diffuso, che contiene anche le sole indicazioni biografiche disponibili sul suo autore. Tale raccolta, contenente settantasette omelie e altri undici frammenti, è un’opera di grande interesse letterario e religioso che ebbe una vasta diffusione manoscritta; se ne conoscono infatti oltre un centinaio di copie comprese tra il XII e il XVIII secolo e diffuse su un’area geografica comprendente non solo la Sicilia e il Meridione d’Italia, ma anche i maggiori centri dell’Oriente bizantino»5 come i monasteri del monte Athos, men­zionati da Luca Amelotti che aggiunge, inoltre, il modo in cui «Per molto tempo, a partire dalla sua prima edizione, questa silloge fu attribuita ad un Teofane Cerameo, che sarebbe stato arcivescovo di Taormina ai tempi di Basilio I e Leone VI.

Tale attribuzione fu pero a lungo discussa e diversi nomi, riportati da alcuni manoscritti, furono avanzati. In seguito l’Omiliario fu ritenuto opera di collaborazione tra un Teofane Cerameo, arcivescovo di Rossano, e un Giovanni Filagato, nomi questi desunti dai più importanti manoscritti dell’opera: Matritensis Graeci 4554 e 4570 (e diviso in due parti) della Biblioteca Nacional di Madrid e Vat. Graeci 2006 e 2009 della Biblio­teca Apostolica Vaticana; ma un attento esame dell’unità stilistica dell’opera e dei riferimenti biografici in essa contenuti permise finalmente l’attuale attribuzione dell’Omiliario a Filagato»6

Sulle diverse e molte omelie che Filagato da Cerami ci ha lasciato, espo­ste in occasione delle domeniche e delle feste liturgiche del calendario greco bizantino, nonché sulla sua stessa figura di intellettuale greco del periodo normanno, interessanti annotazioni ci pervengono dagli scritti di Angelo Amato che in relazione commenta: «Tra i regni di Ruggero II (1130-1154) e Guglielmo I (1154-1166) fiorì alla corte normanna un prestigioso monaco rossanese che ebbe l’incarico di predicare il Vangelo a corte: Filagato da Cerami. Non fu solo omileta di straordinario valore, ma un uomo che pro­mosse la cultura greca in Calabria e Sicilia e seppe colorire di note personali l’interpretazione di testi pagani.

L’approccio di Filagato alla realtà politica contemporanea risulta dalle omelie non tutte accessibili in edizione moder­na. Il monaco, che, come è stato dimostrato, aveva la carica di didascalos, di maestro evangelico a corte, nell’omelia pronunciata il giorno delle Palme a Palermo alla presenza di Ruggero II, esaltava «‘lo splendido re per le sue giuste azioni’ e lo definiva ‘potente per la fede in Dio che gli consentì di compiere straordinarie imprese’»7.

Filagato oltre a lasciare numerose omelie è stato autore anche di una Ekphrasis8 sulla cappella Palatina di Palermo e, come da più parti sostenuto con convincimento anche di una interpretazione anagogica9, in senso cri­stiano delle Etiopiche di Eliodoro. Ma la sua operosità non si ridusse unica­mente alla sfera ecclesiale, perché anche considerevole fu la sua azione nel campo della formazione, infatti, rilevante fu la spinta offerta al recupero degli studi nel campo letterario greco profano al quale si rifanno alcuni li­bretti di natura scolastica.

Sul Filagato da Cerami, infine, interessante risulta la bibliografia. Tra i te­sti, oltre a quelli riportati nelle note, si vogliono ricordare: Nunzio Bianchi, Il codice del romanzo: tradizione manoscritta e ricezione dei romanzi greci, Edizioni Dedalo, 2006; Gaia Zaccagni, Dieci omelie di Filagato da Cerami (per il periodo prequaresimale e per l’inizio della Quaresima): testo critico, traduzione e commento, Università di Torino, 1999; Fulvio Delle Donne, Il potere e la sua legittima­zione: letteratura encomiastica in onore di Federico II di Svevia, Nuovi segnali, 2005; Raffaele Licinio, Raffaele Violante, I caratteri originari della conquista normanna: diversità e identità nel Mezzogiorno (1030-1130). Atti del Convegno (Bari, 5-8 ottobre 2004), Dedalo, 2006; Maria Pia Di Dario Guida, La cultu­ra artistica in Calabria: Dall’alto Medioevo all’età Aragonese, Gangemi Editore, 1999; Augusta Acconcia Longo, La “Questione” Filippo il filosofo, Pdf.

 

BIBLIOGRAFIA

1 F. Burgarella, Aspetti storici del Bios di san Bartolomeo da Simeri in Eukosmia: studi miscellanei per il 75 di Vincenzo Poggi S.J., p. 119, V. Ruggieri, L. Pieralli, Rubbettino Editore, 2003 - 664 pagine. [(3) Fila­gato da Cerami, Omelie per i vangeli domenicali e le feste di tutto l’anno, a c. di G. Rossi Taibbi, Omelie per le feste fisse, Palermo, 1969, (Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici: Testi 11) LV, 232-238].

2 Ibidem, Aspetti storici…, [(1) G. Zaccagni, Il Bios di san Bartolomeo da Simeri, (BHG235), Rivista di Studi Bizantini e Neoellenici. n. s., 33 (1996) 193-274: 201 Cfr. la recensione di S. Caruso, Byzantinistica. Rivista di Studi Bizantini e Slavi, s. II, 1 (1999) 305-349: 315].

3 B. Cappelli, Da Rossano alla Cappella palatina di Palermo.

4 L. Amelotti, Filagato da Cerami in Dizionario Biografico Treccani, http://www.treccani.it/en­ciclopedia/filagato-da-cerami.

5 G. Rossi Taibbi, Sulla tradizione manoscritta dell’Omiliario di Filagato da Cerami, Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici, Quaderni, Pubblicati da B. Lavagnini sotto gli auspici dell’Assessora­to alla Istruzione della Regione Siciliana, Palermo, 1965.

6 L. Amelotti, Filagato da Cerami

7 A. Amato, Testi mariani del secondo millennio, p. 160, Volume I, Città Nuova, 1996.

8 Ekphrasis: (ecfrasi = descrizione). Termine di derivazione greca che indica la descrizione verbale di un’opera d’arte visiva, come ad esempio un quadro, una scultura o un’opera architettonica. Nel nostro caso la Cappella Palatina.

9 Anagogico: Scoprire il significato spirituale, in senso anagogico, ossia interpretare il senso di qualcosa posto sotto figurazione allegorica.

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica