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Una fiamma che non si è mai spenta: 90 anni di storia del Forno Levante

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CORIGLIANO-ROSSANO - Corigliano-Rossano, la SIbaritide-Pollino, la Calabria tutta è un fiorire di storie e vissuti personali e collettivi che hanno contribuito negli anni a caratterizzare l’identità dei tanti popoli che vivono questo lembo di terra.

Sono storie di donne e di uomini che attraverso il lavoro hanno costruito una vita fatta di sacrifici, personali soddisfazioni e riconosciute gratificazioni. Con un solo e unico obiettivo: mantenere salde e ferme le radici della tradizione che, risalendole, in ogni momento si può ritornare al principio in cui tutto ha avuto origine.

Di queste storie ce ne sono tante. Una di queste è racchiusa tra le pietre di uno degli oltre 200 pazzi gentilizi che costellano l’antico centro storico di Rossano. Chiuso, quasi nascosto ma vivissimo da sempre. È il forno Levante. Una storia, la loro, che va avanti ininterrottamente da 90 anni. Dal lontano 1930 fino ad oggi. Non si è mai fermata. Prima nonno Vincenzo, poi Mario, poi i figli di Mario: Giovanni e Paolo.

La fiamma di quel forno a legna bianco, posato in un angolo di Palazzo De Russis, arde da sempre. Da quella lontana estate del 1930. Non si è fermato durante la guerra, non è stato sostituito durante il boom economico italiano. È lì, fulvido emblema di un passato che non deve e non può andare via.

Entrando in quei locali, poco più grandi di 80 metri quadrati ma che per chi li conosce bene sono un tempio sacro della produttività, del lavoro e dell’abnegazione, il primo sguardo cade su un volantino ingiallito appeso alla volta centrale del magazzino: “Rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio”. Un ammonimento sulla sacralità di quel posto a confine tra realtà, storia e magia.

E non è l’unico rito che si perpetua in via San Giovanni di Dio, dove ha sede legale e dove resiste (ed è il termine più adatto) l’attività produttiva del Forno Levante. In quel panificio che emana profumo perpetuo da 180 lustri tra le vie pregne, come una spugna, di storia e cultura (a due passi dall’oratorio della Panaghia, dal primordiale ospedale rossanese fondato dall’ordine dei Fatebenefratelli di San Giovanni di Dio e dalla sede del liceo ginnasio “San Nilo”) ci sono tante ancore identitarie che proiettano il vissuto di quasi un secolo fa. Il forno, dicevamo, ma anche una pala per infornare le celebri e rinomate “fresine” e poi l’elemento cardine: il lievito madre.

Poche realtà panificatrici in Italia possono vantare un primato assoluto come quello della famiglia Levante. Che con metodica e perseveranza novantennale rinnova - ogni giorno - quei fermenti, messi insieme nel 1930 da nonno Vincenzo, e li rende il plasma di vita per ogni prodotto panificato che esce fuori ogni mattina da quel piccolo panificio che dura nel tempo.

Ma Levante a Corigliano-Rossano non è solo sinonimo di prodotti d’eccellenza e di tradizione, mostrine sul petto conquistate con sacrifici, sudore e tanto lavoro. Molti rossanesi della diaspora, emigrati in Argentina, in Germania, in Australia, negli Stati Uniti, in Francia, all’indomani della seconda guerra mondiale, nelle loro valigie hanno portato indumenti, ricordi, ed un sacchetto di pane e freselle uscite da quella bocca bianca.

Non solo. Levante continua a rimanere ancora oggi un punto di riferimento costante per gli studenti del Liceo “San Nilo”. Chiunque si sia formato nello storico istituto scolastico si è imbattuto negli odori e nei sapori di quella piccola realtà produttiva. Nessuno escluso. Ed è così che il brand Levante ha travalicato tutti i confini.

Ma se c’è un’ancora quella è legata salda ad una nave che cerca, ogni giorno, di esplorare nuovi mondi. È così che l’ultima generazione dei Levante, insigniti del prestigioso riconoscimento di Cavalieri del Pane, pur lasciando volutamente intatta la sede storica, la produzione, le tradizioni, le origini e la possibilità di risalire subito alla propria genesi, hanno scelto di andare avanti con un loro nuovo store, a Rossano scalo in via Michelangelo. Con l’intento, ovvio, di piantare nuove radici.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.