Nessun posto Covid in Calabria, paziente della Sibaritide trasferito a Taranto. La vergogna delle promesse non mantenute
Sono terminate le degenze per i malati coronavirus negli ospedali regionali. Per riattivare gli ospedali chiusi si prospettano tempi lunghi. L'emergenza è ora. E ci si chiede perché, allora, non riaprire le tende militari di Cosenza per i ricoveri?
CORIGLIANO-ROSSANO - Ancora ambulanze in fila, ancora una notte di emergenza a Corigliano-Rossano e principalmente nel presidio "Giannettasio", da qualche mese Polo Covid e ospedale di riferimento per il primo soccorso di tutto il territorio della Sibaritide. I malati con sintomi da Sars-Cov-2, alcuni con importanti complicazioni respiratorie, continuano a chiedere accesso nei nosocomi, ma il dramma vero delle ultime è che non ci sono più posti.
Da Reggio Calabria a Catanzaro, da Cosenza a Corigliano-Rossano tutte le degenze per i malati coronovirus sono praticamente esaurite. E questo nel silenzio assordante delle istituzioni nazionali e regionali, di commissari e manager sanitari, che ancora una volta si sono fatti trovare impreparati a far fronte all'emergenza Covid.
Lo avevamo detto nei mesi scorsi che il coronavirus si sarebbe potuto tramutare in uno tsunami per la Calabria se non si fosse corso ai ripari. Purtroppo sono stati bravi a riempire solo pagine di giornali e palinsesti televisivi con promesse che, poi, sono risultate fumo. Fumo e nulla più. Gli ospedali periferici come Cariati, Lungro e Mormanno, che avrebbe potuto garantire un supporto importantissimo al piano di emergenza Covid, rimangono chiusi. Così come - nonostante le promesse e le "sfilate" - rimane ancora chiuso il "Chidichimo" di Trebisacce.
Il bisogno è ora ed era ora che bisognava essere pronti. E nessuno ci venga a dire "non ce lo aspettavamo". Anche perché tutti i medici, ospedalieri e non, che stanno in trincea ormai da un anno, ancora oggi ci dicono che l'emergenza Covid da agosto ad oggi non ha mai dato cenni di attenuazione. Quindi, si sapeva, era scontato che prima o poi l'onda alta del coronavirus sarebbe arrivata e avrebbe provocato quello che stiamo registrando in questi giorni mentre il sistema sanitario regionale che ha cambiato direttori d'orchestra a iosa in questi mesi suona sempre la stessa, solita, scialba e stonata musica.
Ora che si fa? Appena ieri sera al pronto soccorso di Corigliano-Rossano un paziente covid che aveva necessità di essere ricoverato è stato trasferito in Puglia, a Taranto. E questo perché in nessun ospedale calabrese c'era la possibilità di degenze subito disponibili.
L'imminenza quindi è creare posti letto, proprio come se fossimo sotto i bombardamenti aerei di una grande guerra. E allora, probabilmente, è giusto fare di necessità virtù. L'Esercito potrebbe essere l'unica possibilità. A Cosenza nei mesi scorsi è stato allestito un ospedale da campo, ora riconverito in drive though per sostenere la campagna di vaccinazione di massa. Perché, quindi, non lasciare quelle tende per le degenze Covid, con il supporto dei bravi medici militari, e trasferire il centro vaccinale da un'altra parte?
Perché le cose semplici in Calabria sono sempre così difficili?