di ROSSELLA MOLINARI Prende sempre più corpo il progetto politico di Aldo Algieri. Le liste crescono e si rafforza l’azione di coinvolgimento della società civile. Intanto, il Pd tenta di riorganizzarsi con prove tecniche di
unione e di autonomia. Tra le due parti sembra assai difficile che si riesca a trovare un punto di incontro. Alla base, pare vi siano divergenze in merito ai criteri di scelta del candidato a sindaco. Quindi ognuno andrà per la sua strada, mentre aumenta il fermento della politica. Il partito democratico di Corigliano cerca di inaugurare una stagione nuova basata su una ritrovata unità e
senza più lasciar prendere le decisioni ad altri. Considerato che la storia insegna e che finora le scelte calate dall’alto si sono rivelate fallimentari, d’ora in poi l’intenzione è quella di decidere da soli, in casa propria e senza più delegare. Ci si riuscirà? Dopo la fortissima
emorragia di iscritti, che ora sono rimasti
circa trecento, i Dem cittadini hanno deciso di riorganizzarsi. Parola d’ordine, adesso, è
“percorso condiviso e partecipato”, libero, almeno nelle intenzioni, da vincoli e condizionamenti di sorta. Tra i fautori di questo nuovo cammino in casa Pd vi è
Nello Iacucci, notoriamente vicino al governatore Mario Oliverio, che già diversi anni fa aveva tentato di riunire le varie anime Dem attraverso un’azione mirata condotta come associazione “Agorà”. All’epoca, tuttavia, l’impresa si rivelò assai ardua e il “colpo” non riuscì. Anzi. Sotto la consiliatura di Armando De Rosis, le divisioni interne si acuirono e vennero fuori le diverse correnti. Una
frammentazione che portò il partito ad arrancare a ogni appuntamento elettorale, con numerose difficoltà addirittura nel completare una lista. E pensare che a quei tempi gli iscritti erano almeno un migliaio. Oggi, ridotti di due terzi (di cui 180 nella sola Schiavonea) riparte la “scalata” all’unità. Non v’è dubbio che
la fuoriuscita di Aldo Algieri, già capogruppo Pd e già candidato a sindaco, abbia influito sulla scelta dei Dem di riprovare a stare insieme e a riorganizzare il partito tentando di superare le antiche divisioni. E, così, unico partito con tre sedi, tre punti di riferimento in cui poter discutere, ma poco inclini a dialogare tra loro, di recente il Pd ha eletto il
coordinatore cittadino nella persona di Carlo Caravetta. Anche nel coordinamento, composto da 25 persone, è il circolo di Schiavonea a farla da padrona con 13 rappresentanti contro i 9 dello Scalo e i 2 del centro storico. Tra i “magnifici 25”, si annoverano esponenti storici del Pd tra cui lo
stesso Iacucci, Giovanni Battista Genova, Pino Lefosse, Teresa Massimilla, Tonino Ida. Ma di figure storiche ne mancano ancora tante all’appello e, proprio in questi giorni, si sta tentando di far capire loro che stavolta il Pd vuol fare sul serio. Saranno capaci di superare tutte le divisioni e portare avanti davvero un percorso unitario?
L’area Genova e l’area Pacenza riusciranno a sedersi insieme per un progetto condiviso? La necessità che anima questo nuovo Pd è proprio questa. È finita, dicono i Dem che ancora ci credono, l’epoca delle contrapposizioni e delle correnti. Al tempo d’oggi, queste non hanno più senso, perché non farebbero che allontanare ulteriormente chi vuole avvicinarsi alla vita del partito. Certo, è da ammirare il coraggio ‒ con i tempi che corrono e vista la situazione diffusa a livello nazionale ‒ di credere ancora nei partiti, e nel Pd in particolare. Ma l’esperimento coriglianese è iniziato, con tanto di campagna ascolto già avviata. Non resta che attenderne l’evoluzione. Con una novità: «Siamo pronti ‒ dicono in casa Pd ‒ ad
affrontare il percorso da soli; le scelte dovranno essere nostre, né di Cosenza né dei vertici regionali che finora hanno prodotto solo decisioni fallimentari». C’è da crederci? Così come sul fronte della rappresentanza istituzionale, con una minoranza consiliare sulla via dell’appiattimento, i Dem annunciano un maggiore raccordo con i due consiglieri comunali in modo da dare una
“scossa” anche all’opposizione. Riusciranno negli intenti? Certo è che, con le manovre in atto nel Pd come altrove, si conferma e si anima sempre di più un fermento politico che, a due anni dall’appuntamento con le urne, appare in larghissimo anticipo. E se tra i Dem è ancora in via di definizione il profilo di quello che sarà il candidato a sindaco (mentre sembra essere pronto, tolto fuori dal cilindro, il nome di
Gino Promenzio), l’attuale primo cittadino
Giuseppe Geraci, desideroso di una ricandidatura, è alla ricerca di sostegno. Con l’ex parlamentare
Giovanni Dima pronto a scendere in campo, Geraci dovrà guardare altrove e non si esclude che possa stringere alleanze anche con chi, notoriamente, è sempre stato eletto tra le fila della sua minoranza. Ci sono poi la sinistra radicale pronta a correre con
Vincenzo Casciaro e il movimento “Liberi per cambiare” di
Aldo Algieri che già a suo tempo aveva dato avvio a un percorso innovativo e trasversale improntato al civismo. Ma, come già evidenziato, mancano ancora due anni alla fine della consiliatura Geraci. Perché tutto questo fermento? E, considerato il malessere diffuso, si sta approfittando di tutto questo tempo solo perché non si è pronti come si dovrebbe?