di FABIO BUONOFIGLIO Le “covava” da giorni. Sì. Le dimissioni da consigliere comunale di
Cataldo Russo (monogruppo dell’
Unione di centro "Con Geraci sindaco") non sono state affatto un atto estemporaneo maturato a seguito d’una polemica aspra nel corso dell’ultima seduta del
Consiglio comunale, quella di mercoledì 7 ottobre scorso. Già, perché il sempiterno vulcanico ormai ex consigliere nella sala consiliare di Piazza Municipio s’è presentato con una lettera in tasca. «Chiederò al presidente
Pasquale Magno di potere intervenire e al termine dell’intervento gliela consegnerò», aveva sussurrato appena arrivato al cronista, davanti al portone della stessa sala consiliare, nel caldo pomeriggio d’ottobre. Dimissioni “programmate”, dunque. E poi ufficializzate. Ma un attento osservatore non si ferma mai all’apparenza dei convenevoli, alle garbate, eleganti, frasi di circostanza che accompagnano un “addio” che in questo caso non è affatto un addio. Solo qualcheduno tra i più stupidi degli ex colleghi consiglieri poteva farsi addirittura vedere con gli occhi “brillanti” e quell’accenno d’emozionale pianto rottosi davanti alle parole “affettuose” (?!) pronunciate da Cataldo Russo, rivolte in particolare al sindaco,
Giuseppe Geraci, e in generale all’istituzione consiliare nella sua interezza. L’atto di Cataldo Russo cela con ogni verosimile probabilità qualcosa d’“incoffesabile”, almeno in quella veste, secondo la “filosofia” dello stesso protagonista. Un atto che - ad un attento osservatore non può sfuggire e non sfugge – va ben al di là ed oltre le posizioni politiche espresse da parte di Russo, alle ultime amministrative del maggio 2013 candidato a sindaco della città con la lista dell’Udc. Il quale, attraverso la propria elegante quanto sbarazzina e spesso in questi anni “diabolica” loquela, ha sferrato l’ultimo attacco politico – durissimo - al sindaco Giuseppe Geraci, alla sua compagine amministrativa, alla sua maggioranza civica di centrodestra ed alle composite e variegate minoranze consiliari. Il sindaco “reo”, a suo dire, di non esercitare alcun necessario “controllo” su taluni “potentati” creatisi tra i settori della burocrazia comunale. Che eserciterebbero il loro ruolo con modalità “border line”, come aveva a più riprese pubblicamente dichiarato lo stesso Russo nelle ultime settimane, quelle che hanno preceduto le proprie maturate dimissioni. È più che probabile che Russo, proprio attraverso la sua recente “campagna stampa”, abbia inteso lanciare degl’impliciti messaggi tesi a spingere il sindaco Geraci a “denunciare” pubblicamente e formalmente delle “cose”. È più che probabile che Cataldo Russo sia a conoscenza di “qualcosa” in relazione a presunti fatti o misfatti di carattere amministrativo che potrebbero assumere finanche rilievo di carattere penale. Ed è più che probabile che adesso, da cittadino e non da consigliere comunale, sia eventualmente intenzionato a presentarsi presso la Procura della Repubblica di Castrovillari per portarli a conoscenza della magistratura. È un’ipotesi affatto peregrina stando a talune sibilline affermazioni pubbliche di Russo. Oppure l’ex consigliere è a conoscenza d’un ipotetico “interessamento” già in atto da parte della magistratura inquirente in relazione all’attività buorocratico-amministrativa del Comune di Corigliano Calabro? Sono ipotesi ed interrogativi che presto potrebbero avere sviluppi e risposte. L’ex consigliere negli ultimi mesi e in modo “stringente” nelle ultime settimane aveva incalzato il sindaco Geraci, cui s’era “avvicinato” circa un anno fa e cui offriva sostegno, su temi di politica istituzionale locale unanimemente – ma soltanto “a parole” - ritenuti importantissimi. Quelli che riguardano la “gestione” della burocrazia comunale, ma anche i rapporti di questa con l’utenza. A tal riguardo aveva pure inviato una lettera al prefetto di Cosenza,
Gianfranco Tomao, prefigurando persino l’esistenza di comportamenti assimilabili a «metodi mafiosi» posti in essere da determinati responsabili di settore del Comune di Corigliano Calabro, già sciolto per infiltrazioni mafiose, come noto a tutti. Ma a fronte di tali gravi denunce, dal Comune e in particolare dal sindaco “giungevano” solo e soltanto silenzi. Fino alla pubblica non-risposta di Geraci, proprio qualche giorno prima del Consiglio comunale di mercoledì scorso, il quale aveva liquidato Russo con un aggettivo sardonico: «esuberante»...